Ceglie Messapica, piccolo centro in provincia di Brindisi, è famosa per le sue mandorle e per i prodotti che con questo tipo di frutta secca si producono sul territorio.
Le mandorle hanno nomi strani: Sepp d’amic, Spappacarnale, Sciacallo, Zia Pasqua, Gianfreda, Mingunna sono alcune delle varietà di mandorle ancora presenti sul territorio di Ceglie Messapica: pare ne esistano ancora 40, ridotte però a pochi esemplari.
Ma la mandorla californiana anche qui come in Sicilia e in Medio Oriente, ha fatto piazza pulita: coltivata con metodi industriali, potentemente irrorata di antiparassitari e antimuffa, morbida e facile da lavorare, arriva sui mercati mondiali a prezzi insostenibili per le varietà autoctone.
Eppure il Brindisino era terra vocata, vocatissima: basta rileggere le note scritte da Vincenzo Corrado nel 1792 sulle produzioni del Regno di Napoli, per scoprire come già due secoli or sono queste terre fossero segnalate per l’eccellenza dei mandorleti. Non a caso a Ceglie Messapica, piccola capitale gastronomica dell’area, da centinaia d’anni si produce un biscotto a base di pasta di mandorle, il “piscquett”, che per i cegliesi rappresenta una sorta di simbolo cittadino.
Si tratta di un dolcetto di forma irregolarmente cubica, preparato a partire da mandorle in parte scottate in acqua in parte tostate e quindi finemente macinate, ma non tanto da perdere la grana del frutto. Impastate con zucchero, miele, scorzetta di limone, bagnate con rosolio di agrumi e quindi rassodate con uova (circa 4 uova per un chilo di pasta di mandorle).
Quando l’impasto è sodo e resistente si ritagliano striscioline di 12-14 centimetri per 35-40 di lunghezza, che vengono condite su di un lato con confettura di ciliegie o di uva e quindi chiuse ripiegando l’altro lato su se stesso. Si procede poi tagliando tanti quadratini: ecco i “piscquett’l”, che andranno poi cotti in forno per una ventina di minuti ed eventualmente glassati con zucchero, a volte addizionato di cacao.
I dolcetti nelle loro infinite varianti, sono una componente fondamentale del bagaglio gastronomico delle donne del paese: nelle case di Ceglie non mancano mai, soprattutto nelle ricorrenze festive, ed erano immancabilmente presenti nelle bomboniere di nozze. Ceglie quindi conferma la sua vocazione alla buona cucina, soprattutto ai buoni dolci. Segno che la tradizione culinaria è ancora viva e che le nuove generazioni non ne faranno a meno, almeno per un po’.