Se ad un appassionato di turismo religioso gli si chiede dov’è la scala santa, la sua risposta immediata sarà: a Roma, presso San Giovanni in Laterano!
Giusto, ma non è l’unica scala santa presente in Italia e degna di nota.
Un’ altra, poco conosciuta, ma altrettanto importante per storia e culto, è quella che si trova a Campli, la città dei Farnese in provincia di Teramo a una trentina di KM da Tortoreto.
Campli è un tranquillo borgo pedemontano dei Monti Gemelli, prime alture della Laga, ma secoli fa era uno dei più importanti centri della terra di confine tra Teramo e Ascoli Piceno, fra Regno Borbonico e Stato Pontificio.
Città benestante e prospera, sede di ricche confraternite di artigiani e commercianti, detentrice, grazie alla sua posizione, di privilegi ecclesiali come il Vescovado, Campli vanta un passato che ha lasciato forti testimonianze dei suoi splendori, come appunto la Scala Santa.
Fu Papa Clemente XIV nel 1772 a sancire la Scala Santa di Campli come lugo di culto e di indulgenza per i fedeli. Con un suo editto simile alla “bolla”, papa Clemente XIV attribuì ufficialmente il privilegio della Scala Santa alla città di Campii.
Non fu un dono inatteso per la cittadina abruzzese, bensì il frutto di un lungo e paziente lavoro diplomatico dell’avvocato Gianpalma Palma, già Camerlengo del Comune, che ottenne per la sua città l’ambito privilegio papale e fece costruire la Scala Santa.
Alla Confraternita delle Sante Stimmate di San Francesco, di cui era priore, venne attribuito il ruolo di custodia del sacro edificio.
La Scala Santa si trova al margine della piazza principale, dietro Palazzo Farnese, presso la chiesa di San Paolo.
Il suo cuore sono i 28 gradini in legno di quercia da salire in ginocchio – le donne a capo coperto – pregando e chiedendo perdono dei propri peccati.
La ricompensa per i fedeli è l’assoluzione, e in alcuni giorni dell’anno, l’Indulgenza Plenaria, che ha lo stesso valore di quella ottenibile pregando sulla più famosa Scala Santa di Roma, nella basilica di San Giovanni in Laterano.
Il monumento è molto ricco di simbologie che ne motivano ogni singolo elemento.
Il dover salire in ginocchio, osservati dai personaggi di sei eccezionali dipinti – tre a destra e tre a sinistra della Scala, che raccontano altrettanti momenti salienti della Passione di Cristo — porta il fedele a ripercorrere le tappe di Gesù verso la croce e riviverne, simbolicamente, la sofferenza.
L’ultimo gradino conduce al Sancta Sanctorum dov’è l’altare del Salvatore, il Cristo Salvator Mundi, in grado di liberare il peccatore dal suo fardello di peccati.
Dopo aver reso il simbolico omaggio a papa Clemente e a Sant’Elena, quasi reali negli splendidi colorì dei loro ritratti a grandezza naturale, il credente purificato nell’anima scende verso la luce del giorno, stavolta in piedi, accompagnato dalle scene gioiose della Resurrezione e osservato da angioletti sorridenti affacciati dal tetto.
Considerata l’importanza religiosa del luogo il 14 gennaio 2002 il Pontefice Beato Giovanni Paolo II concesse una nuova Bolla Papale, promulgando e estendo l’Indulgenza per tutti i fedeli che visiteranno la Scala in tutti i venerdì di Quaresima.
La Scala Santa di Campli è una delle meglio conservate tra quelle esistenti in Italia, ma anche una delle meno note. E stando a quanto abbiamo raccontato, non se ne comprende il perchè.
Maggiori informazioni su http://www.scalasantacampli.it/it/santuario-della-scala-santa.php