II Comasco, che nel IX secolo a.C. era la zona più popolata della Lombardia, ha lasciato una ricca documentazione che va dall’impianto abitativo protogolasecchia-no formato da semplici capanne, a quello più evoluto della “Novun Comum” (89 a.C.) consistente in veri e propri quartieri divisi da aree non edificate, situati sulle pendici meridionali del monte Croce, alle spalle dell’attuale città.

Testimonianze di questi antichi insediamenti urbani sono conservate nel museo civico di Como, dove vi è una grande ricchezza e varietà di reperti archeologici tra i quali un vaso con stampi che si fa risalire al VII secolo a.C.

Della presenza romana nel territorio vanno ricordati i centri fortificati, muniti di torri e attrezzati per le lunghe resistenze, situati in posizioni strategiche come, ad esempio, la fortezza di S. Maria Rezzonico, quella dell’isola Comacina e la stessa cinta muraria di Como. Strategicamente prima e commercialmente poi, ebbe importanza decisiva la costruzione delle grandi vie di comunicazione come la “via Regia” sulla sponda occidentale del lago, della quale alcuni tratti sono tuttora visibili.

Le opere e l’arte di Como

I  “magistri cummancini” o “cummageni”, definiti la gloria più fulgida di Como e di tutta l’antica diocesi, consentono di sorvolare sulle opere d’arte del periodo della dominazione romana della quale vi sono, del resto, scarse notizie e sul periodo delle invasioni barbariche, certo “artisticamente” poco favorevole.

Unitamente ai maestri comacini occorre menzionare anche i maestri “intelvesi” e “campionesi” che dal VII al XVIII secolo hanno lasciato un’infinità di opere, la maggior parte delle quali, più che nelle terre di origine, si trovano in altre regioni italiane, in Austria, in Germania, in Polonia e in Russia.

II periodo dal XIII al XVII-XVIII secolo, che segna il passaggio dal feudalesimo alle signorie, e del romanico al rinascimentale, senza dimenticare l’ulteriore arricchimento in chiese e castelli, culmina in quella che viene definita la seconda caratteristica della provincia: le ville e i grandiosi parchi.

Villa dell’Olmo

Dalla Villa dell’Olmo di Como, procedendo lungo la sponda occidentale del primo bacino del lago, numerose sono le ville che vi si affacciano, ma la più prestigiosa è senza dubbio Villa d’Este, oggi trasformata nel Grand Hotel Villa d’Este. Eretta nel 1589 per il Cardinale Tolomeo Gallio su disegno dell’architetto Pellegrino Tibaldi ha subito modifiche ed abbellimenti da parte dei diversi proprietari, non ultima la principessa di Galles, che, ritenendosi discendente dell’illustre famiglia d’Este, ribattezzò la Villa con questo nome.

Villa “La Quiete”

Bellissima, anche se meno nota, è Villa “la Quiete” di Bolvedro, frazione di Tremezzo, località questa anch’essa ricca di ville fra le quali spicca, in assoluto, Villa Car-lotta che, a somiglianza della citata Villa d’Este, dispone di un meraviglioso giardino “all’italiana”, meta di numerosi visitatori italiani e stranieri.

Villa Carlotta

Villa Carlotta conserva opere soprattutto neoclassiche trasferitevi dall’ex palazzo Reale di Milano, affreschi dell’Appiani, vari arazzi, le sculture del Thorwaldsen (l’Entrata trionfale di Alessandro Magno in Babilonia) e del Canova, il cui celeberrimo “Amore e Psiche” vi figura in una copia del Taddini.

Ville Serbelloni e Melzi d’Eril

Le Ville Serbelloni e Melzi d’Eril, di Bellagio, sono anch’esse ricche di affreschi, di pezzi archeologici, di gruppi scultorei e, Villa Serbelloni, in particolare, che domina la punta che si protende fra i due rami del lago, quello di Lecco e quello di Como, ha un parco-giardino nel quale non mancano neppure le sequoie. La Villa purtroppo non è visitabile.

A complemento di questi cenni caratterizzanti il patrimonio artistico comasco, va detto che i tanti paesetti che costellano il lago sono altrettante autentiche scoperte di una architettura dal volto semplice che, attraverso stemmi, cornici, opere in ferro battuto, rappresentano anch’essi un prezioso retaggio del passato.

Uno dei movimenti artistici più recenti è stato, infine, il cosiddetto “monumentalismo”, sorto fra le due guerre mondiali (1920-1940) e indirizzato al riassetto in chiave moderna dei centri urbani, del quale Como e Lecce hanno avuto esponenti come il Terragni, il Lingeri e il Cereghini.

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