La Valle d’Aosta di Sant’Orso e San Grato

Il paese d’origine di Sant’Orso è l’Irlanda. Arrivato in Valle d’Aosta è diventato arcidiacono di Giocondo I, vescovo di Aosta. Così il giovane Orso iniziò a girare da un angolo all’altro della Valle per diffondere la fede cristiana tra gli abitanti dei più sperduti luoghi. Era il VI secolo d.C. e, in quel periodo, il Cristianesimo, pur essendo già affermato ovunque, stava attraversando un momento piuttosto difficile. Da qualche tempo, infatti, si era affermato l’Arianesimo, che negava la divinità di Gesù Cristo. Occorreva combattere subito tale dottrina, prima che essa si diffondesse come un’erba cattiva tra il cristianesimo. Proprio in quel momento il vescovo Giocondo I morì ed il re barbaro Teodorico, che dominava l’Italia, elesse vescovo di Aosta un difensore dell’Arianesimo: Ploceano.

Sant’Orso cercò di convertirlo, ma non ci riuscì. Si ritirò quindi, fuori dalla città, dove sorgeva una Chiesa dedicata a San Pietro. Là, raccolti i Cristiani perseguitati, il Santo fondò una nuova chiesa: la famosa Chiesa Collegiata che porta il suo nome e che esiste ancora oggi, testimonianza della fede del Santo e monumento tra i più belli della regione. Tutta la vita di Sant’Orso fu un miracolo di carità e di dolcezza. Egli non si stancò mai di assistere i bisognosi e di rallegrare gli infelici. Un giorno incontrò dei cittadini che, affranti dalla fatica e dalla sete, continuavano a lavorare su un arido campo. Il Santo allora pregò per loro e fece uscire dalla terra secca, una sorgente. Questa sorgente sgorga ancora ed il popolo la chiama “Acqua di Sant’Orso”. Il culto di Sant’Orso è molto diffuso in Valle d’Aosta. Sulla sua tomba, che si trova nella cripta dell’antichissima chiesetta di San Pietro, sotto il Coro della Collegiata, sorge una cappella chiamata “Confessione di Sant’Orso” ed i fedeli che la visitano, invocano ed ottengono tutta la protezione del Santo.

Un altro personaggio legato alle Valle d’Aosta è San Grato, patrono di Aosta. Fu vescovo della città quando la Valle faceva parte degli Stati di Carlo Magno. Nacque a Sparta e fu sempre buono e gentile con tutti. Dopo brillanti studi, entrò a far parte dei monaci di San Basilio. Nel 776 divenne vescovo di Aosta. Anche San Grato fu un buon predicatore. Portò la parola di Dio in tutte le case, rafforzò la fede e convertì i peccatori.

Durante un suo viaggio in Terra Santa, San Grato trovò la testa di San Giovanni Battista in un pozzo. La portò al Papa che ne staccò la mascella inferiore e la donò al Santo per la sua Chiesa di Aosta, dove ancor oggi si trova in un busto d’argento dorato. Il corpo di San Grato riposa nella Cattedrale, circondato dalle reliquie di altri Santi valdostani.

Sulle montagne di Jean-Antoine Carrel.

Un uomo nato in mezzo alle montagne, che le amava più di ogni altra cosa e che aveva fatto della conquista del Cervino la sua unica ragione di vita. Jean-Antoine Carrel nacque nel 1829 in piccolo villaggio del comune di Valtournenche ed è appunto ricordato come un grande arrampicatore.

Il suo primo tentativo di conquista del Cervino risale al 1857: una grande impresa per quei tempi, che il giovane valdostano decise di intraprendere insieme allo zio e ad un altro giovane seminarista, sempre suo parente. Fu questa la prima ascensione alla Testa di Leone. Il desiderio di fare sua questa grande e alta montagna e le sue imprese lo resero famoso e nel 1861 l’inglese Edward Whymper contattò Jean-Antoine. La proposta? Scalare insieme la Becca (il Cervino) per conquistarla definitivamente. I due non si accordarono e l’inglese con l’aiuto di una guida bernese decise di tentare lo stesso l’impresa: dal versante svizzero raggiunse un punto altissimo, mai toccato prima. Ma, il grande alpinista valdostano decise di dare una lezione all’inglese, per dimostrare che era lui il vero re delle montagne: raggiunse un punto ancora più alto, la Crete du Coq a ben 4032m.

La data del 17 luglio del 1865 ricorda un evento di massima portata per tutti gli alpinisti: Whymper e il suo gruppo dal versante svizzero e Jean-Antoine Carrel da quello italiano, riuscirono ad arrivare in cima alla Cresta del Leone. Impresa dalla straordinaria portata per quei tempi.
Whymper e Carrel, dopo questa grande avventura, si riavvicinarono, mettendo da parte quell’astio dovuto alla competizione e decisero di partire alla volta delle Ande in Ecuador. Raggiunsero la cima del Chimborazo a 6310m e dominarono tante altre montagne tutto sopra i 5000 metri di altezza. Per ben 51 volte Carrel scalò il Cervino fino a quando nella sua ultima discesa, resa difficoltosa dal maltempo, giunse all’accampamento, ma lì si accasciò. Oggi si trova, in quel punto, la Croce di Carrel

“La Becca”, il Cervino (foto di Andrew Bossi CC BY-SA 2.5)


La figura di questo grande scalatore e le sue imprese, non possono restare nell’ombra: una bella vacanza sul Cervino è la cosa migliore da fare, per onorare questo grande personaggio della Valle d’Aosta e per ammirare uno spettacolo naturale straordinario.

Il Cervino è la meta perfetta sia per le vacanze estive che invernali. Nella bella stagione si possono fare delle suggestive passeggiate, magari nella zona dei laghi alpini della Grande Balconata del Cervino. I più esperti possono prendere parte al Tour du Cervin, tra i più bei rifugi ad alta quota. In inverno la musica cambia: il comprensorio sciistico del Cervino è uno dei più ampi della Valle d’Aosta e i pendii che sovrastano Breuil-Cervinia sono collegati a quelli di Valtournenche per un totale di 150 Km di piste, che diventano 350 se si sfrutta il collegamento internazionale con Zermatt.

Il grande inventore Innocenzo Manzetti

Nato ad Aosta nel 1823 può essere descritto come una persona molto creativa, conosciutissimo nella comunità scientifica, grazie alle sue grandi invenzioni. Che cosa ha creato? Un automa che suona il flauto, un’automobile a vapore, uno speciale cemento idraulico, una macchina per scolpire che della massima precisione ha fatto il punto di forza. Può bastare?

Insomma, stiamo parlando di un grande inventore, che si inserisce nella lista dei personaggi famosi della Valle d’Aosta. Ma, Innocenzo Manzetti è ricordato per un’altra sua invenzione: il telefono. Si, avete capito bene. È stato lui il precursore di questa invenzione che ha letteralmente stravolto il mondo intero: lo studiò e perfezionò per ben 20 anni, ma non lo brevettò. Un piccolo, grande errore.

Oggi, per ammirare il genio di questo grande scienziato si può partecipare alla mostra permanente Innocenzo Manzetti (“L’inventore e il suo automa”) allestita al Centro Saint-Bénin di Aosta. Qui sono gelosamente custoditi in una teca l’automa e l’armonium creati da Manzetti, proprio quelli originali. Sembra essere questa la vera casa di Innocenzo Manzetti: tantissimi documenti e approfondimenti che permettono di entrare letteralmente nel vivo della sua vita. La collezione è dedicata a Gilberte Manzetti, pronipote dell’inventore, che ha fatto dono di tutto il materiale in suo possesso relativo ad Innocenzo Manzetti. Tra gli oggetti più preziosi, il diario sui suoi esperimenti sull’auto e sui motori. Stiamo parlando di un grande tesoro valdostano.

Poi, una bellissima animazione virtuale in 3D permette di osservare attentamente il perfetto funzionamento dell’automa e come lo stesso riesce a toccare con precisione i tasti dell’armonium.

La vita e il pensiero di Sant’Anselmo d’Aosta

Anselmo nacque ad Aosta nel 1033, luogo in cui ha ricevuto la sua prima educazione religiosa, direttamente dalla madre Ermembrega. Infatti, Anselmo può essere descritto come grande teologo, filosofo e dottore della Chiesa, che sin da piccolo aveva deciso di intraprendere il cammino spirituale. Desiderava con tutto sé stesso intraprendere il cammino della vita religiosa, anche sulla base dell’educazione che la madre gli aveva dato. Ma, quando la madre morì, Anselmo si trovò a confrontarsi con il padre, il quale non era d’accordo con la sua scelta. Così decise di rompere i rapporti con lui e di intraprendere diversi viaggi, per poter giungere al traguardo tanto ambito.

Uno di questi viaggi lo condusse in Normandia, precisamente all’Abbazia benedettina di Le Bec, dove sotto la guida del maestro e priore Lanfranco di Pavia cominciò a muovere i primi ed importanti passi nella religione. Divenne monaco, poi priore, direttore della scuola dello stesso monastero, fino ad arrivare alla religiosa carica di abate nel 1078. Nel 1093 è eletto arcivescovo di Canterbury, dove si era recato su indicazione dello stesso Lanfranco da Pavia che curava e organizzava la sua vita religiosa. Qui Anselmo rimase fino alla morte (1109) e solo nel 1494 fu canonizzato e nel 1720 nominato Dottore della Chiesa.

Il pensiero di Sant’Anselmo ruotava attorno ad un fulcro ben preciso: la ragione non è in opposizione con la fede, come spesso si crede, ma le due cose possono convivere in modo del tutto armonioso. Sant’Anselmo, infatti, vedeva la ragione come il perfetto strumento per la speculazione teologica, per addentrarsi al meglio in quello che è il mondo religioso, per analizzarlo al meglio e cogliere la sua vera essenza. “Credo per capire”, è la formula che sta alla base del raffinato pensiero di Sant’Anselmo, definito dal grande filosofo Immanuel Kant come una prova ontologica dell’esistenza di Dio.

Nella piccola regione italiana che ha dato i natali a Sant’Anselmo, al cospetto di alte montagne, sono tantissimi i luoghi legati alla figura del grande Dottore della Chiesa. Tra i tanti è possibile ricordarne 3, che possono essere visti come dei semplici puntini da unire, in modo tale da disegnare un vero e proprio percorso culturale-religioso, che permette di visitare in modo alternativo e valido la bellissima Aosta. Da visitare è la Casa di Sant’Anselmo, ricostruita nel XVI secolo, dove si racconta sia nato il santo. Poi, il Seminario Sant’Anselmo, sempre nella bella città, fatto costruire nel 1891 sulla struttura di un altro convento, dedicato al santo e dove regna il suo pensiero. Infine, l’Accademia di Sant’Anselmo, che è la più antica istituzione culturale di tutta la regione, prestigiosa sede di documentazione, dotata di un preziosissimo archivio.

Natalino Sapegno

Aosta è la città di un grande critico letterario, Natalino Sapegno, che ha regalato ad intere generazioni di studenti preziosissimi testi su cui studiare e formarsi. Una grande carriera universitaria ed una, altrettanto prestigiosa, nel mondo del lavoro come professore: nel 1936 fu chiamato a ricoprire la cattedra di letteratura italiana all’Università di Roma.

Tra i suoi tantissimi contributi alla letteratura italiana è impossibile non menzionare il suo commento alla Divina Commedia, che ancora oggi è considerato come un vero e proprio modello da seguire, tutto incentrato su di un rigore filologico di altissimo livello. Dopo l’insegnamento si dedicò con tutto sé stesso alla sua vera passione: l’attività di critico. Morì nella bella capitale, che ha segnato in modo incisivo la sua formazione e il suo modo di vivere la politica, nel 1990.

Prima di morire espresse un desiderio: tutta la sua ricchissima biblioteca doveva essere donata alla Valle d’Aosta, sua regione di origine e dalla quale mai si era distaccato dal punto di vista sentimentale. La Fondazione Sapegno (deputata a studi e ricerche nell’ambito della letteratura europea moderna e contemporanea) è dunque nata nel segno dell’attaccamento del maestro alla sua terra natale. La Fondazione ha sede nella Tour de l’Archet di Morgex. Una torre costruita negli ultimi anni del X secolo e che risulta essere una delle più antiche della Valle d’Aosta.
Presenta la muratura medievale ed un bel portale in pietra sul lato nord, sul cui architrave è scolpito il motivo di un doppio arco a chiglia rovesciata.

La bellissima natura nei pressi di Morgex (foto d Giovanni Caudullo CC 4.0)

Una torre che si trova in un piccolo paese, Morgex, che si trova immerso in una natura che riesce sempre ad incantare il visitatore e che mai stanca gli occhi di chi qui è nato e continua a viverci. Sono i vigneti ad occupare gran parte del territorio che abbraccia il paese, dai quali si ricava un pregiato e famoso vino doc, il “Blanc de Morgex et de La Salle”. Visitare la Fondazione Sapegno può essere considerato il punto di partenza per un itinerario davvero incredibile: da Morgex, infatti, si raggiunge in breve tempo il Monte Bianco, Courmayeur e la Thuile, che rientrano tra i più bei posti dove divertirsi sciando e dove emozionarsi con panorami davvero suggestivi. Veri paradisi per gli sportivi e per gli amanti della natura.

 

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