Camillo Benso conte di Cavour

Uno dei personaggi di spicco del panorama piemontese è Camillo Benso conte di Cavour, una delle figure di maggior rilievo del Risorgimento Italiano. Politico straordinario, osannato e criticato allo stesso tempo, ma un personaggio illustre dalle idee chiare.

È lui uno dei principali politici italiani che ha portato avanti con fermezza le ideologie di base, che hanno portato alla graduale realizzazione dell’Unità d’Italia.

Nacque a Torino il 10 agosto 1810, in una famiglia dell’antica nobiltà piemontese d’origine sabauda. Come detto, Camillo Benso conte di Cavour è stato un polito a 360°: prima di occuparsi della politica del Regno e schierarsi in prima linea, è stato sindaco di Grinzane, dove la sua nobile famiglia aveva diversi possedimenti.

Un politico liberale, che portò ad un netto miglioramento l’economia del Regno di Sardegna, appoggiando la costruzione di strade e ferrovie ed approvando la costruzione di canali di irrigazione, promuovendo diverse opere di bonifica del territorio.

Un politico molto attivo che ha ricevuto moltissimi consensi dal popolo, ma che non è mai riuscito a guadagnarsi la totale simpatia dello stesso. Infatti, il suo atteggiamento chiuso e rigido non gli hanno fatto scalare posizioni nella classifica dei personaggi più amati dal popolo.

Ma, resta un uomo che si è guadagnato con i fatti e non con le parole, un posto di prestigio nelle pagine della storia del Regno d’Italia.

Cavour amava la sua Torino e in tantissimi locali del centro città e nei diversi palazzi signorili, che regalano alla città quel fascino enigmatico e raffinato, è possibile oggi ritrovare elementi che si ricollegano alla figura del grande uomo della politica italiana.

Morì a Torino, nel palazzo di famiglia (situato fra via Cavour e via Lagrange) il 6 giugno 1861, a meno di tre mesi dalla proclamazione del Regno d’Italia. Le sue ultime parole prima di morire furono: “L’Italia è fatta, tutto è salvo “.

La tomba di Cavour si trova a Santena (vicino a Torino), in una cripta sotto la cappella di famiglia, che venne dichiarata monumento nazionale nel 1911.

Torino è una città meravigliosa, nella quale perdersi, lasciando liberi i propri pensieri di viaggiare leggeri nei luoghi ove si è scritta la storia del nostro Paese.

Uno dei modi per visitare la città, magari etichettabile come vero e proprio itinerario turistico di stampo storico e culturale, è quello di passeggiare nei luoghi di Cavour.

Un modo unico per arrivare al cuore della bella Torino. Nella città e nei dintorni sono tantissimi i luoghi che rievocano la figura del grande e sempre tanto discusso conte di Cavour: da vedere è il Palazzo Cavour, residenza della nobile famiglia, che si trova tra Via Cavour e via Lagrange.

Poi, il Palazzo Carignano, sede del primo parlamento italiano, dove Camillo Benso aveva il suo ufficio al primo piano. Ma, come detto il conte amava vivere a tutto tondo la città, godendo dei piaceri che la stessa aveva da offrire: ecco che tra i luoghi di Cavour di possono annoverare anche il Ristorate del Cambio, il Caffè Fiorio e il Caffè Bicerin (qui è ancora conservato il tavolino dove era solito sedere il conte).

Tutti locali storici del centro città, che il grande uomo della politica italiana risorgimentale amava frequentare nella quotidianità.

Palazzo Carignano (foto Anassagora WC- CC 3.0)

La tomba del grande Camillo Benso conte di Cavour si trova a pochi chilometri da Torino, a Santena, dove la famiglia Cavour fece costruire una cripta, a fianco dell’abside della chiesa della piccola cittadina.

È stata dichiarata monumento nazionale nel 1911.

Nella stessa Santena è possibile visitare anche il Castello Cavour, altra splendida dimora della nobile famiglia. A Grinzane, invece, c’è un altro castello medievale, di proprietà della famiglia e dove oggi c’è la sede dell’Enoteca Regionale Piemontese “Cavour” e del museo Etnografico delle Langhe.

Nei luoghi di Cesare Pavese

Altro personaggio famoso del Piemonte è Cesare Pavese: nacque nelle Langhe nel 1908. Pavese ha sempre considerato la campagna e il rurale paesaggio delle Langhe come il regno dell’immaginazione e del ricordo: le meravigliose opere i Paesi Tuoi e la luna e i falò, ne sono la principale e la più bella testimonianza.

Nella sua carriera scolastica, sempre brillante, ci fu una figura che cambiò totalmente la sua formazione, indirizzandola su diversi binari, quelli che lo hanno portato ad una importante stazione.

Fu il professore Augusto Monti che avvicinò Pavese ai valori dell’antifascismo.

Cesare Pavese era molto appassionato alla letteratura americana, una passione che si trasformò in un vero e proprio lavoro: divenne critico e traduttore delle opere d’oltreoceano (Sinclair Lewis, Sherwood Anderson, John Dos Passos, il Dedalus di Joyce e Moby Dick di Melville).

Oltre che a coltivare questa sua grande passione-lavoro, comincia a diventare sempre più attivo nell’azione antifascista, entrando nel movimento Giustizia e Libertà.

Nella primavera del 1935 viene arrestato anch’egli in una retata, assieme a Carlo Levi, Franco Antonicelli ed Einaudi.

Venne mandato a Brancaleone Calabro ed è qui che, in un periodo di frustrazione e di totale passività, comincia a scrivere le prime pagine de Il mestiere di vivere.

Dopo la seconda guerra mondiale, periodo in cui Cesare Pavese sembra quasi disinteressarsi della politica attiva, torna all’Einaudi, giocando un ruolo chiave nella rinascita culturale del Paese.

Porta avanti con successo l’attività di romanziere e intellettuale e diviene promotore di una collana di antropologia culturale per Einaudi, in collaborazione con lo studioso Ernesto De Martino.

Le sue opere sono molto apprezzate del pubblico e osannate dalla critica, ma questo non bastò per placare la sua generale angoscia.

Le diverse frustrazioni amorose, il grande rimorso di non aver partecipato alla Resistenza e la forte depressione, ormai compagna di vita, lo spinsero al suicidio nel 1950, nelle stanze di un albergo torinese.

Il meraviglioso territorio delle Langhe tanto amato da Pavese (foto Wikimedia Commons – CC by 2.0)

Il nome di Cesare Pavese si ricollega ad un territorio del Piemonte che si presenta in tutta la sua semplicità e in quella che può essere definita come un’avvolgente eleganza.

Da vedere è la Casa natale del grande Pavese (lungo la strada in direzione Canelli). Una casa modesta, semplice, così come era la famiglia dello stesso Pavese.

Immersa in uno dei più bei paesaggi piemontesi dove vigne, rive e colline mostrano tutta la loro ineguagliabile bellezza, creando un’atmosfera unica di pace e tranquillità.

Immersi in questo spettacolare paesaggio rurale, si trova appunto la casa natale dove oggi è presente la sede del Cepam (Centro Pavesiano Museo Casa Natale), che organizza l’allestimento di molte mostre. Il tutto in mezzo agli originali arredi e tantissime testimonianza relative alla vita di Cesare Pavese: foto, tesi di laurea, lettere e recensioni dei sui libri.

La “libertà politica” di Vittorio Alfieri

Altro celebre personaggio piemontese è Vittorio Alfieri (nato ad Asti nel 1749), grande drammaturgo e poeta, nonché tra i maggiori interpreti delle istanze patriottiche della fase prerisorgimentale.

Un grandissimo viaggiatore: tutta l’Europa non aveva segreti per Alfieri, che utilizzava il viaggio come uno strumento per combattere la sua grande inquietudine interiore.

Amava i paesaggi scandinavi e spagnoli, dove la semplicità e la solitudine erano i pilastri portanti, mentre era letteralmente disgustato dagli ambienti cortigiani di Parigi e Vienna. Questo permette di capire il modo di pensare e le idee che si muovevano veloci nella brillante mente di Alfieri.

Una cosa contava per Vittorio Alfieri: la libertà politica.

Provava grande ammirazione per le istituzioni inglesi e per la loro organizzazione e si formò leggendo il pensiero degli illuministi francesi. Dopo aver viaggiato in lungo e in largo, tornò a Torino nel 1772 e tre anni dopo esordì con la tragedia Cleopatra, che ebbe un successo straordinario.

Da quel momento cominciò a dedicarsi principalmente all’attività letteraria e nel 1776 si trasferì a Firenze, per perfezionare l’italiano (si era servito maggiormente del francese).

Le sue idee di libertà politica lo portarono a trasferirsi definitamente nella bella Toscana, poiché non sopportava di essere subordinato alla figura di un monarca. È il periodo fiorentino il più ricco per quanto riguarda la sua grande produzione letteraria e delle sue bellissime tragedie. Un successo dopo l’altro, fino alla sua morte, a Firenze, nell’ottobre del 1803. Fu sepolto nella Chiesa di Santa Croce.

Da pochi anni è stata inaugurata la Casa Natale del poeta che ha reso famosa l’Italia nel mondo: Palazzo Alfieri è totalmente aperto al pubblico.

Un allestimento studiato nel minimo dettaglio, per non discostarsi dai canoni del passato e per permettere al visitatore di comprendere la vita e le idee del grande poeta e drammaturgo, semplicemente percorrendo l’itinerario museale.

Il “Centro di Studi Alfieriani”, custodisce un grande patrimonio e molto attiva è la sua opera di osservazione e di studio, alla quale si affianca quella di divulgazione del pensiero del più illustre cittadino astigiano. Le Sale del Museo sembrano riprendere le diverse fasi della mai rilassata vita di Vittorio Alfieri. Una Casa Museo da visitare a tutti i costi.

Fausto Coppi “il Campionissimo”!

Tra i più famosi personaggi del Piemonte non ci sono solo grandi poeti, letterati e uomini politici, ma un posto di prestigio è stato di diritto assegnato ad uno sportivo sui generis. Stiamo parlando del “Campionissimo”, dell’”Airone”, del grande Fausto Coppi, che del ciclismo ha fatto la sua unica ragione di vita. Un vero e proprio eroe dello sport, un mito in Italia e in Europa.

Una vittoria dopo l’altra e ognuna ottenuta in modo spettacolare: è questo il motivo che ha reso Fausto Coppi inimitabile.

Come descrivere Fausto Coppi? Semplicemente come un campione, che ogni tanto nella discesa dall’Olimpo degli immortali dello sport si infortunava e che troppo spesso ha sofferto nella sua vita sentimentale.

Un mito, un personaggio che sembra essere nato dalla matita di un fumettista, che ha ritratto un vero e proprio eroe che amava spostarsi e conquistare il cuore degli uomini con le sue imprese in bicicletta.

Come un uomo semplice, dalla vita travagliata, amato e criticato. Fausto Coppi era tutto questo, ma soprattutto colui che ha fatto amare il ciclismo ad un numero a dir poco impressionante di persone.

Nato a Castellania nel 1919, morì troppo giovane, a soli 40 anni. Una vita breve ma intensa: pochi anni son bastati all’Airone, al Campionissimo per restare in eterno nei ricordi di tutti gli appassionati di sport, correndo veloce e seminando i pensieri di tutti, proprio come era solito fare con gli avversari.

Fausto Coppi al Trofeo Baracchi del 1953 

Per chi desidera scoprire il lato più intimo e riservato della vita del Campionissimo, una visita alla Casa Museo Fausto Coppi è il modo migliore.

Documenti, filmati, giornali e tantissimi oggetti appartenuti all’invincibile Fausto, che amava tornare in quella casa, in quei luoghi, per ritrovare sé stesso dopo qualsiasi successo, anche quando aveva toccato il punto più alto della celebrità.

E poi, non può mancare un bel tour del Museo dei Campionissimi a Novi Ligure, che è considerato il più grande omaggio alla storia della bicicletta e del ciclismo. È questo il paradiso in terra dei pedali. Filmati d’epoca, biciclette che hanno corso nelle gare più dure ed importanti, maglie dei campioni e tantissimi altri documenti. All’interno c’è una Sala dedicata alla memoria del grande Fausto Coppi e a Costante Girardengo. All’interno di questo immenso museo il ciclismo si mostra in tutta la sua bellezza, senza misteri, ma illuminato dalla bianca luce dei più grandi campioni di sempre.

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