Alessandro Manzoni e i “Promessi Sposi”

Alessandro Manzoni è il più grande degli scrittori italiani moderni. La sua vita fu molto semplice e modesta, alle avventure infatti preferì sempre la tranquillità e soprattutto la preghiera e la meditazione. Inoltre nella sua opera non si trovano riferimenti alla sua vita privata e alle varie esperienze, ma solo il frutto dei suoi seri ed appassionanti studi, del suo ingegno, aperto e sensibile, del suo attento e profondo spirito.

Manzoni nacque a Milano il 7 marzo 1785 da Pietro e Giulia Beccaria e già dai nove anni aveva mostrato tutto il suo grande interesse per la poesia. Verso i 15 anni compose versi talmente belli da attirare l’attenzione del noto poeta Vincenzo Monti. A vent’anni si trasferì con la madre a Parigi e durante i suoi 5 anni di permanenza conobbe uomini dotti ma di libero pensiero che pian piano lo deviarono dalla fede.

Ma non poté dimenticare del tutto i suoi sentimenti religiosi, così ben presto i suoi studi lo riportarono sui binari della fede. Sposò Enrichetta Blondel che in questo ebbe molto merito. Nel 1810 tornò a Milano e vi rimase finché non ebbe ultimato “I Promessi Sposi”, dopodiché trascorse un periodo a Firenze. Manzoni subì molti lutti nel corso della sua vita, come la morte della moglie e della figlia Giulia. Nel 1848 incitò i figli a lottare nei moti del Risorgimento.

Nel 1860 fu nominato senatore del Nuovo Regno e morì a Milano il 22 maggio 1873 a 88 anni. Giuseppe Verdi, per onorare la sua memoria, scrisse la stupenda Messa di Requiem. Manzoni deve la sua gloria al romanzo “I Promessi Sposi”, tradotto in molte lingue. Famoso perché sta al di sopra di ogni cambiamento di gusti ed opinioni, resistendo così al passare del tempo che impedisce a qualsiasi opera di continuare ad essere un capolavoro.

Manzoni fu anche un grande poeta. Oltre a delle tragedie (“Il Conte di Carmagnola” e “l’Adelchi”) scrisse anche “Inni Sacri”, tra cui “La Pentecoste” che descrive il sollievo che lo Spirito Santo porta all’angoscia del mondo e le splendidi “Odi” (“Il 5 Maggio” scritta per la morte di Napoleone e “Marzo 1881” composta per celebrare la liberazione della Lombardia).

La grandezza de “I Promessi Sposi” sta nel sapere, con figure umili e semplici, risaltare l’umanità e commuovere. Poi c’è il motivo dominante del romanzo: l’idea della Provvidenza Divina che non dimentica mai chi le si affida e che finisce per premiare sempre i giusti e punire i malvagi. Inoltre, in ogni personaggio dell’opera, ognuno di noi vi si può riconoscere almeno un po’. Per ultimo c’è la prosa, sempre purissima, così si può finalmente capire l’immortalità di questo romanzo.

Che ne dite di una bella passeggiata sulle tracce de “I Promessi Sposi”? Un itinerario ben preciso dove uno dopo l’altro si susseguono i luoghi teatro degli episodi che hanno come protagonisti Renzo e Lucia. Si parte dal quartiere Pescarenico nella parte più a sud di Lecco dove è possibile ritrovare alcune tracce del convento di fra’ Cristoforo e la Chiesa dei Santi Materno e Lucia. Si prosegue alla volta della parte nord nei rioni di Olate e Acquate, che da sempre si contendono la casa natale di Lucia. Il quartiere di Olate rappresenta il paesello in cui i due protagonisti si sarebbero sposati.

Alzando lo sguardo si scorge il promontorio dello Zucco dove si trova il palazzo di Don Rodrigo. Un bellissimo percorso che si conclude con la visita alla dimora che appartenne alla famiglia Manzoni, che oggi ospita il Museo Manzoniano che offre la possibilità di tuffarsi in un mare di manoscritti, prime edizioni e cimeli relativi alla vita del grande scrittore Alessandro Manzoni.

Villa Manzoni ( foto renaud camus CC BY 2.0)

(paragrafo a cura di Matteo)

Le straordinarie intuizioni di Alessandro Volta

La lista dei personaggi famosi della Lombardia vanta un nome dal peso scientifico decisamente alto: Alessandro Volta. Nacque a Como del 1745 e durante il percorso dei suoi studi conobbe il fisico Giulio Cesare gattoni al Regio Seminario Benzi di Como, il quale riuscì con facilità a trasmettergli la passione per il mondo scientifico. Alessandro Volta intraprese la strada religiosa e i suoi studi erano incentrati sulla possibilità di diventare sacerdote. Una strada che si interruppe proprio con l’incontro di Gattoni, che indirizzò Alessandro in tutt’altra direzione. Tutti noi dobbiamo ringraziare il grande scienziato Volta, ma un ringraziamento speciale lo dobbiamo anche a chi ha permesso allo stesso di scoprire il mondo fantastico delle scienze.

Alessandro Volta ha fatto regali di enorme valore al mondo intero, tra i quali i più importanti sono legati allo studio dei fenomeni elettrici. Tra le tante invenzioni è possibile citare l’elettroforo perpetuo, un generatore elettrostatico per l’accumulo di energia e un condensatore. Tutto qui? Assolutamente no!

Nel 1800 Volta dà alla luce un’invenzione incredibile: una pila capace di generare corrente elettrica costante. Realizzata con una batteria, dei dischi di zinco e rame, e con del cartone imbevuto di salamoia: questa incredibile invenzione è riuscita a rivoluzionare il mondo intero. È questa l’invenzione che ha reso famoso il grande Alessandro Volta in ogni angolo del globo.  Ma, è d’obbligo menzionare anche altre scoperte e invenzioni: è stato proprio Volta a scoprire l’origine del gas metano (la scoperta è avvenuta sulle sponde lombarde del Lago Maggiore) con il quale costruì delle lampade perpetue (conosciute anche come lampade di Volta) che presentano lo stesso funzionamento del moderno e conosciuto accendino.

Tempio Voltiano di Como (foto Christophe.Finot CC BY-SA 3.0)

Per tuffarsi nel grande e affascinante mondo voltiano e per analizzare nel dettaglio ogni sua grande invenzione, senza tralasciare neanche una piccola scoperta si consiglia una visita al Tempio voltiano di Como. Qui le invenzioni di Alessandro Volta trovano la loro storia ed è possibile ripercorrere tutta la vita del grande scienziato lombardo usando come punti di riferimento proprio le sue affascinanti invenzioni. Impressionante la documentazione scientifica che è possibile consultare presso questo grande museo, simbolo di Como e vero e proprio regno della scienza. Un museo che ha cambiato il suo aspetto proprio in occasione del bicentenario dell’invenzione della pila: tantissime le nuove tecnologie informatiche che hanno contribuito ad un radicale cambiamento del tour scientifico, passando da un normale itinerario museale ad un’esperienza interattiva ricca di contenuti e ancor più coinvolgente.

Le dolci note delle bellissime “creature” di Antonio Stradivari

Non si hanno notizie certe circa il luogo preciso di origine di Antonio Stradivari: le percentuali più alte fanno riferimento alla città di Cremona. Ciò che è certo è che Antonio Stradivari rientra a pieno titolo nella lista dei personaggi famosi della Lombardia.

Un grande liutaio che ha dato vita a delle vere e proprie opere d’arte nel mondo della musica: strumenti perfetti, dalla pregiata fattura e tuttora considerati l’eccellenza assoluta. Delle vere e proprie creature con anima propria. Un’anima dolce, che si manifesta ogniqualvolta gli stessi strumenti vengono suonati dalle mani di abili musicisti. Antonio Stradivari è stato allievo del grande maestro liutaio Nicola Amati.

Nel 1680 Stradivari aprì la propria bottega in Piazza San Domenico, dove costruì la maggior parte dei suoi strumenti. Ogni sua creazione si basava sulla massima originalità e grazie a questi suoi strumenti la concezione della perfezione dello strumento musicale cambiò. Nuove curvature, materiali diversi e spessore studiato nel minimo dettaglio: lo strumento che usciva dalla bottega di Antonio Stradivari era straordinariamente incredibile. Il mondo intero, in poco tempo, si accorse della perfezione delle sue opere. È nel violino che la massima essenza della perfezione vien fuori con semplicità, ma anche nelle arpe, nelle chitarre, viole e violoncelli, per giungere nel mondo dei liuti e tiorbe. Circa 1100 strumenti musicali che portano la firma del mastro Stradivari sono usciti dalla sua bottega e 650 di questi sono ancora esistenti.

Antonio Stradivari morì nel 1737 a Cremona e venne seppellito nella bella Basilica di San Domenico.

Musicisti e amanti della musica hanno l’obbligo di entrare nel Museo del Violino, un mondo incantato dove le dolci note son pronte ad accompagnare tutti in un mondo magico. Cinque secoli di liuteria cremonese ben espressa attraverso le opere e la storia dei grandi maestri Amati, Guarneri e Stradivari. L’artigianato che assume le forme della più nobile arte: è incredibile l’abilità di questi illustri maestri nel creare degli strumenti così perfetti, equilibrati e che allo stesso tempo si mostrano ricchi di creatività.

Il Museo del Violino a Cremona (foto Giuale CC BY-SA 4.0)

Tra i diversi itinerari che è possibile seguire presso il Museo del Violino uno è dedicato interamente ad Antonio Stradivari, per scoprire gli attrezzi utilizzati e la tecnica precisa. Tantissimi disegni e attrezzi che arrivano direttamente dalla bottega di Antonio Stradivari, donati al museo dal liutaio Giuseppe Fiorini. Volete perdere l’occasione unica di poter ammirare il violino Clisbee del 1969, il Violoncello Stauffer ex cristiani del 1700 o ancora il Violino Vesuvius del 1727? Non credo.

La grottesca e surreale arte di Giuseppe Arcimboldi

Giuseppe Arcimboldo o Arcimboldi nacque a Milano nel 1526 e morì nella stessa città nel 1593. La sua attività ebbe inizio nella bottega del padre Biagio, che aiutò il figlio nello studio delle diverse tecniche pittoriche. Proprio Giuseppe, insieme al padre, realizzò i disegni per la costruzione delle vetrate del Duomo di Milano, ma anche per il Duomo di Monza e il Duomo di Como.

Nel 1562 Giuseppe Arcimboldi partì alla volta di Vienna su invito del principe Massimiliano II d’Asburgo, dove prestò i suoi servizi e fu nominato Conte Palatino. Tornò a Milano alla fine degli anni ’80 e morì nel 1593 assassinato. La sua morte è un vero e proprio mistero.

Per analizzare lo stile di Arcimboldi basta recarsi a Milano e ammirare quanto di spettacolare è stato fatto per i Duomo. L’artista lombardo può essere definito come un anticipatore del surrealismo e come amante delle decorazioni grottesche, che è possibile notare nelle sue principali tele. Famosi sono i ritratti allegorici delle quattro stagioni (Primavera, Estate, Autunno e Inverno) e i quattro elementi della cosmologia aristotelica (Aria, Fuoco, Terra, Acqua). Otto Allegorie dove è possibile notare la cura maniacale per il dettaglio.

Con Arcimboldi le corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo della filosofia aristotelica prendono vita in modo surreale in queste sue opere, grazie ad un sortilegio alchemico di un’arte decisamente incredibile.

Le opere e il pensiero di Cesare Beccaria

Cesare Beccaria (Milano 1738-1794) non è solo oggi ricordato come uno dei personaggi famosi della Lombardia, ma come una figura di spicco del ‘700 nel panorama culturale italiano ed europeo. Le sue opere riuscirono ad influenzare facilmente la società e il pensiero di quell’epoca, andando a scavare in quelle che sono le difficili regole della convivenza civile.

Nella seconda metà del 1700 diede vita ad un’opera grandiosa, un vero e proprio trattato che ha avviato una rivoluzione pazzesca nel mondo della giustizia, facendo riferimento al concetto stesso di giustizia. Siamo parlando della sua opera “Dei delitti e delle pene”. Giustizia intesa come nuova possibilità per tutti, per cercare di eliminare la spirale di odio nascente dalle pene corporali e per ridare fiducia agli uomini.

“Dei delitti e delle pene”, la grande opera di Beccaria (Yale Law Library CC BY 2.0)

Furono tre gli elementi che liberarono e, al contempo, illuminarono la mente di Cesare Beccaria e diedero vita a questo capolavoro: l’incontro con Verri, l’opposizione alla famiglia e l’adesione alle idee dell’Illuminismo. Grande fu l’interesse di Beccaria per la politica e l’opuscolo “Del disordine e de’ rimedi delle monete nello Stato di Milano nell’anno 1762” è la diretta testimonianza.

Nell’aprile 1771, Beccaria diventa consigliere nel Supremo Consiglio di Economia dell’Amministrazione asburgica e poi ministro nel Magistero camerale. Illustri riconoscimenti e cariche di alto livello che lo accompagnarono fino alla morte avvenuta nel 1794.

Uno degli itinerari che si possono seguire per visitare la bella Milano ci riporta proprio ai luoghi di Cesare Beccaria. Passeggiando per la città si giunge al cospetto del Palazzo di Via Brera, casa dove Beccaria ha vissuto. Si passa per Palazzo Verri (Salotto dei Verri nei presso di via Montenapoleone), luogo di lavoro di Cesare Beccaria ma anche il piccolo perimetro cittadino dove amava trascorrere le sue ore libere e svagarsi. E poi ancora le Scuole Palatine dove Beccaria ha lavorato, l’Accademia dei Trasformati e il Collegio dei Nobili. Unendo questi precisi luoghi della città di Milano ne vien fuori un disegno perfetto per visitarla da un altro punto di vista, decisamente più illuminato.

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