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Ogni anno (come avviene probabilmente dagli inizi del 1300) il popolo di Gallipoli, il venerdì precedente la “domenica delle palme“, commemora la Beata Vergine Addolorata.
La Processione dell’Addolorata
Ogni anno si rinnova un appuntamento al quale tutta la cittadinanza non può mancare: la processione della Beata Vergine Addolorata.
Si tratta di un evento raccontato dalle cronache non solo locali che riunisce per le vie della cittadina tutti i fedeli attorno all’immagine lignea della Madonna Addolorata, da secoli ormai venerata presso la chiesa del Carmine, gestita da tempo altrettanto immemorabile dalla Confraternita della Misericordia e del Monte Carmelo.
A Gallipoli, ridente cittadina del Salento conosciuta anche per il suo splendido mare, la devozione per la Vergine è particolarmente viva in tutti i periodi dell’anno. Ma durante la Quaresima qualcosa di ancora più misterioso e affascinante lega la popolazione alla Madre di Dio.
Di certo non poco ha influenzato negli anni anche il simulacro della Madonna Addolorata, realizzato in legno da un autore sconosciuto, e il cui volto sembra “vivo”, sofferente e confortante nello stesso tempo, proprio come quello di una mamma che soffre e ama il suo figlio che ormai non è più, certa però che non finisce tutto lì, nel dolore.
La confraternita, che in questi ultimi anni sta recuperando quei valori di solidarietà ed evangelizzazione che l’avevano distinta nei secoli passati (fu costituita agli inizi del XIV secolo), non cessa di offrire il suo servizio per la diffusione del Vangelo anche attraverso la forma, anch’essa rivalutata, della tradizionale processione per le vie della città.
La confraternita di Maria SS. della Misericordia e del Monte Carmelo
Ad organizzare le solenni celebrazioni è la confraternita di Maria SS. della Misericordia e del Monte Carmelo, che ha sede nella chiesa del Carmine in via Fontò.
Per raccontare la storia e le tradizioni di questa confraternita occorrerebbe molto più spazio, pertanto in questa sede ci limiteremo a dare le notizie più significative.
Come risulta dai documenti che abbiamo potuto consultare fino al 1770 le confraternite erano due. Così come due erano le chiese (con un piano inferiore ed uno superiore).
Infatti, prima del 1836 i confratelli della Misericordia gestivano quello inferiore, e i confratelli del Monte Carmelo il piano superiore.
Questa “coabitazione” se da un lato portava dei vantaggi, dall’altro contribuiva a rendere più complesse e disordinate le varie funzioni religiose, che si dovevano svolgere nei due distinti piani. Ecco perché si ritenne opportuno fondere le due congregazioni. E, sempre nel 1836, anche ristrutturare il luogo di culto diventando un unico corpo immobiliare.
Oggi non esiste alcuna suddivisione e la confraternita è una delle più unite ed attive della città. Infatti, grazie all’operosità e religiosità dei suoi membri, ogni anno da vita” a solenni cerimonie commemorative in onore di S. Lucia (13 dicembre), della Madonna del Cannine (16 luglio) e della Vergine Addolorata (15 settembre e venerdì precedente la “settimana santa”).
Ed è proprio in quest’ultima celebrazione che gran parte della cittadinanza si raccoglie in silenzio attorno al simulacro settecentesco dell’Addolorata.
Molto spesso dietro l’immagine scura e triste della Vergine alcune persone si commuovono sino a piangere, mentre altre si rivolgono per ottenere grazie. Questo non è, come qualcuno potrebbe pensare, folklore, ma vera pietà popolare.
La devozione per la Madonna è radicata nell’animo dei gallipolini da secoli.
Basti pensare a come nel 1836 anche la povera gente si prodigò, prestando la propria manodopera, per la riedificazione della chiesa del Carmine.
Ogni anno questa cerimonia dedicata all’Addolorata si caratterizza per un momento particolarissimo che coinvolge emotivamente tutti i fedeli.
Tale momento coincide con l’esecuzione dell’oratorio sacro, comunemente detto “Frottola” (di cui esistono due versioni: “Ahi, sventura!” e “L’han confitto“), al quale si alterna ogni due anni il canto dello “Stabat Mater“.
Le due versioni della frottola sono da attribuire al maestro Francesco Luigi Bianco (Gallipoli, 1859 -1920), mentre ad un altro compositore gallipolino, Giovanni Monticchio, va il privilegio di aver musicato lo “Stabat Mater”.
Entrambi gli autori hanno voluto precisare, scrivendolo sul frontespizio dello spartito, che la loro composizione, donata in esclusiva alla confraternita di Maria SS. della Misericordia deve essere eseguita con orchestra il venerdì precedente la “settimana santa”, cioè nel giorno dedicato alla Vergine Addolorata.
Come è di consuetudine, ogni anno nella concattedrale di S. Agata prima, e in altre due chiese della città poi, un’orchestra, alcuni solisti e un coro magistralmente diretti ricreeranno una atmosfera di profonda commozione.
Un altro momento emozionante di questa giornata è quando il corteo, dopo aver attraversato il ponte e parte dal centro storico, giunge sui bastioni che sovrastano il porto.
Da qui il sacerdote impartisce la benedizione ai naviganti e a tutti coloro che dal mare traggono sostentamento.
Contemporaneamente, nel silenzio della notte, tutte le imbarcazioni salutano con il loro caratteristico suono delle sirene la Beata Vergine.
Il rientro, lento e mesto, della statua della Vergine nella chiesa di via Fontò segna l’ultimo atto di questa intensa giornata di fede e devozione.
La chiesa del Carmine di Gallipoli e la tradizione musicale sacra
Tra le chiese di Gallipoli interessate alla celebrazione dei riti della settimana santa c’è quella del Carmine, che custodisce la sacra effige della Vergine Addolorata, portata poi in solenne processione il venerdì precedente la domenica delle Palme.
Caratteristica di questa festività è l’esecuzione dell’Oratorio sacro. La tradizione musicale di questa piccola chiesa del centro storico gallipolino è molto antica.
Già Bartolomeo Ravenna, confratello illustre di questa confraternita, ricorda che “…la Chiesa dì S. Maria del Carmine, antichissima, si nomina pure delia Misericordia poiché sopra questa Chiesa vi è un Oratorio nel quale si riunisce la detta fratellanza, distinguendosi la Chiesa di sopra col titolo del Carmine e l’inferiore col nome della Misericordia, ancorché si reggono in sol corpo.
Tuttavia le due Chiese o siano Oratorii, uno inferiore e l’altro superiore di sopra accennati, avendo fatto delle molte lesioni, ha dovuto la fratellanza demolire dai fondamenti l’intera fabbrica in quest’anno 1836”.
Fino al 1788 nessuna delle due chiese aveva un organo, fino a quando, cioè, il priore del Carmine Carlo Montuori donò alla confraternita un piccolo positivo. Questo veniva trasportato, a seconda delle necessità, dalla chiesa inferiore a quella superiore e viceversa, rendendo quindi necessari numerosi interventi di restauro e manutenzione. Nel 1803 si decise l’acquisto di un altro organo del napoletano Francesco Cimino costruito l’anno precedente.
Nel 1836, in seguito alla demolizione del doppio Oratorio del Carmine ed alla ricostruzione di un solo edificio sacro a confraternite unificate, il vecchio organo donato dal generoso priore Montuori fu venduto, perché richiesto, alla Deputazione della B.V. della Coltura di Parabita il 17 maggio 1837 per “docati 55 “.
Il nuovo organo del Cimino viene posizionato agli inizi del ‘900, dove tuttora risiede, su una cantoria in legno di abete sostenuta da due colonne sopra la porta d’ingresso della chiesa. Sarà forse anche per questa tradizione che ancora oggi ogni tanto in questa chiesetta si eseguono concerti, molto spesso legati a grandi feste religiose (come Natale o Pasqua) ma anche a momenti di preghiera e ritiro spirituale.