Siamo nella provincia di Pisa, in un comune di oltre 11mila abitanti denominato Volterra, città celebre per l’estrazione dell’alabastro.
Quest’ultimo è un minerale di tipo evaporitico di origine gessosa (solfato di calcio idrato) o calcitica (carbonato di calcio), che si presenta in aggregati concrezionati, zonati o fibroso-raggiati, di aspetto cereo, deposti in ambienti sotterranei da acque particolarmente dure. Il vocabolo è di origine orientale, e per gli antichi greci la parola “alábastron” indica un vaso di alabastro.
Il centro storico di Volterra è di origine etrusca, e ha il suo ingresso dalla Porta all’Arco e dalla Porta Diana. Rovine romane ed edifici risalenti al medioevo come la Cattedrale ed il Palazzo dei Priori situato nell’omonima piazza, caratterizzano questo borgo.
L’origine del nome è etrusca e fu adattato in seguito in latino, volaterrae.
Alcuni tra i luoghi culturali più interessanti da visitare sono sicuramente il Duomo di Volterra realizzato in stile romanico e risalente al XII secolo, tranne al campanile che è del quattrocento; il Battistero di San Giovanni edificato nel mezzo del Duecento, a pianta ottagonale con pareti decorate con marmo bianco e verde.
Palazzo dei Priori che venne edificato nel 1246, la Cinta muraria, la Fortezza Medicea, il Teatro romano e la Fonte di Docciola, utilizzata in antichità come lavatoio pubblico e formata da due imponenti archi con all’interno una grande vasca rettangolare.
Da D’Annunzio a New Moon
Per i più informati ed interessati al genere, Volterra è il luogo cruciale del romanzo New Moon (2009), in quanto è in questo comune che risiede Volturi, la famiglia di vampiri più antica e potente del mondo creato dalla Meyer.
Alice Cullen afferma che è la città più protetta del mondo e che la festa di San Marco che si svolge nella città non è altro che una celebrazione di Marcus, uno dei tre Volturi, in memoria di quando lui e i suoi compagni scacciarono i vampiri dalla città (che in realtà non se n’erano quindi mai andati).
Oltre a legami fantascientifici, anche Gabriele d’Annunzio ambientò il suo “Forse che si, forse che no” in questa cittadina.