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Il tema dell’abbinamento cibo-vino, oltre a destare sempre molta curiosità, è spesso al centro di numerosi dibattiti.. La “teoria” (se così possiamo chiamarla) dell’abbinamento, si divide in due grandi scuole di pensiero: quella dei tecnici, diciamo così, che si affida a regole ben precise e standardizzate, e quella di coloro che pensano che l’abbinamento perfetto sia unicamente quello che il nostro palato preferisce.
La verità, probabilmente, sta nel mezzo.. Ovvero: esistono sicuramente delle linee guida e dei criteri ai quali affidarsi per scegliere il vino giusto per ogni piatto, ma è anche vero che ognuno di noi ha una propria sensibilità gusto-olfattiva, unica e personale.
Sarebbe bello poter parlare ore intere sull’argomento, visto che semplificare le cose è un po’ come sminuirle in questo caso, ma cercherò comunque di tracciare delle linee guida utili almeno per un primo orientamento.
Innanzi tutto, quando scegliamo un vino per un determinato piatto, cerchiamo sempre di prediligere un abbinamento regionale: con un ragù di cinghiale preferiamo un Brunello ad un Valtellina Superiore, per esempio.. E’ importante infatti che storia, tradizione e cultura vengano rispettati anche nell’alimentazione se vogliamo mantenere vivo il patrimonio enogastronomico di una zona.
Poi, sarà sempre utile tenere a mente un altro consiglio: affinità nei profumi e contrasto nei sapori.
Scegliere il vino migliore
Ricercare quindi un vino che abbia profumi ed aromi affini a quelli del piatto scelto e che sia però in contrasto per quanto riguarda il gusto: un piatto ricco di untuosità andrà benissimo con un vino che presenti una componente acida piuttosto evidente che tenderà a sgrassare la bocca creando equilibrio al palato.
La componente grassa oppure potrà essere compensata allo stesso modo da un vino effervescente oppure dal tannino di un vino rosso, dipenderà certamente dal tipo di piatto. Allora un’insalata di mare, rigorosamente senza limone, condita con olio extra vergine di oliva, anrà ad abbinarsi con un bianco fresco (con il termine freschezza si intende l’acidità); una frittura di verdure o di pesce andrà bene con un Prosecco; un cinghiale in umido con un rosso tannico..
Un piatto con una componente acidula sarà invece perfetto con un vino più morbido che “smusserà” la durezza data dall’acidità. Il criterio fondamentale è comunque quello di creare equilibrio ed armonia in bocca: il vino non deve sovrastare il piatto e viceversa, la sensazione in bocca deve essere il più possibile di equilibrio.
La regola (sempre se di regola si può parlare) può essere sintetizzata così: Componenti dure vs Componenti morbide
Unica eccezione determinata invece dai dolci: dolce SEMPRE con dolce..!
Gli abbinamenti con i dolci
A chi pensava che lo Champagne servito a fine pasto con una fetta di dolce fosse molto chic.. bhè si ricordi che non c’è niente di più sbagliato: la sensazione che avremmo in bocca sarà quella di sentire il dolce ancora più dolce ed il secco dello Champagne ancora più amaro. Quindi dolce con dolce prima di tutto, poi anche qui importante sarà la ricerca di profumi ed aromi simili: un Brachetto con una crostata di lamponi, un Moscato con una torta di crema e pesche; e , per giocare in casa, niente di più classico che Tozzetti e Vin Santo (glia aromi sono simili, e la consistenza del Vin Santo è adattissima a supportare frutta secca e canditi).
Riassumere l’argomento è cosa ardua, ma già questi piccoli consigli potranno aiutarci a cominciare ad avere un approccio un po’ diverso quando scegliamo un vino, o perchè no, quando scegliamo un cibo.. visto che molti eno-appassionati prima scelgono la bottiglia.. e poi il piatto!