La selenite è una pietra tipica del bolognese, che viene utilizzata, ora come in passato, per abbellire o anche costruire opere architettoniche pubbliche o private.

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La natura fornisce in gran quantità la materia prima di cui trattasi. Infatti le colline che fanno da sfondo a Bologna sono ricche di formazioni gessose facenti parte della “Vena del gesso emiliano-romagnola”: gli affioramenti di gesso cingono Infatti la città sul lato meridionale partendo a levante da Castel de Brini, attraverso il Farneto, la Croara, Monte Donato, Gaibola e Casaglia e arrivano a lambirne
le propaggini occidentali a Lizzano e a Gessi di Zola Predosa.

Il nome selenite, dal greco selene, che significa luna, deriva, probabilmente, dalla luce lunare che la pietra diffonde se attraversata dai raggi del sole: non a caso, pare che grossi cristalli di questa luccicante pietra trovarono impiego, nell’antichità, anche nella realizzazione di vetrate.

Ma altri impieghi resero questa pietra caratteristica dell’edilizia bolognese: l’uso della selenite come pietra da taglio costituì una pratica diffusa già in epoca romana che venne poi istituzionalizzata nell’edilizia medievale, mentre, come gesso cotto e macinato, ebbe un uso ancora più vasto e protratto nel tempo, essendo, ancora oggi, ampiamente utilizzato per realizzare elementi decorativi quali paramenti e
cornici in stucco o finto marmo, scagliola, intonaci per interni, controsoffitti e malte.

L’affermarsi del gusto rinascimentale, proiettato verso una maggiore ricercatezza nella lavorazione delle superfici lapidee e con un senso cromatico più spiccato, determinò l’abbandono della selenite a favore di un’altra pietra locale: l’arenaria.

I blocchi collocati in opera nelle fabbriche cittadine in epoca medievale sono comunque rimasti fino ad oggi sostanzialmente inalterati, sfidando le intemperie e rivelando, nei confronti dell’inquinamento, un’insospettata resistenza, che purtroppo la delicata arenarla non possiede.

Il gesso continuò quindi ad essere estratto per produrre gesso cotto e, in piccola parte,
per essere impiegato come materiale da costruzione nell’edilizia minore, in particolare nei borghi dei gessaroli e nei luoghi limitrofi alle cave.

Tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, a Bologna si attuò una sorta di “revival” della selenite.

In pieno periodo romantico, pezzi rustici di questa pietra vennero utilizzati per abbellire le aiuole; finte scogliere di selenite vennero inserite in prossimità degli specchi e dei giochi d’acqua progettati dal Sambuy, nel 1875, per il primo parco pubblico della città: i Giardini Margherita.

Più o meno negli stessi anni, sull’onda dei massicci restauri in “stile medievale”, molta selenite venne impiegata ad imitazione di quella utilizzata in tempi passati. Girando anche oggi tra i giardini pubblici e le strade di Bologna non è raro imbattersi, o meglio inciampare, in un blocco più o meno grosso di selenite. Occhio dunque a dove mettete i piedi!

Se vuoi approfondire vedi anche L’Epoca d’oro della Selenite a Bologna:  http://www.geologiemiliaromagna.it/rivista/2005-20_DelMonte.pdf

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