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Quando si festeggia Sant’Agata?
La Festa di Sant’Agata è la più importante festa religiosa di Catania, dedicata alla patrona della città.
Si svolge ogni anno dal 3 al 5 febbraio e il 17 agosto. Le prime date commemorano il martirio della santa catanese, mentre la data estiva celebra il ritorno a Catania delle sue spoglie, in seguito al trasferimento a Costantinopoli come bottino di guerra, dove vi rimasero per 86 anni.
I siciliani sono particolarmente devoti a questa Santa. A lei chiedono intercessione per scongiurare le eruzioni dell’Etna, i terremoti e le tante epidemie che hanno colpito la città nel corso dei secoli.
Come viene festeggiata Sant’Agata a Catania?
Le celebrazioni di Catania in onore di Sant’Agata sono tra le feste religiose più seguite, non soltanto dai cattolici, ma anche dai curiosi che seguono con interesse quest’evento diventato un simbolo del territorio.
La ricorrenza della patrona si svolge tutti gli anni dal 3 al 5 febbraio il 12 febbraio e il 17 agosto. La ricorrenza di febbraio è legata al martirio della santa catanese, mentre la data di agosto ricorda il ritorno a Catania delle sue spoglie, dopo che queste erano state trafugate e portate a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace quale bottino di guerra e dove rimasero per 86 anni.
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Le origini della venerazione di Sant’Agata si fanno risalire all’anno seguente il martirio, ovvero al 252. Il popolo nutrì subito una grande devozione per la vergine Agata che si era votata al martirio pur di difendere il suo onore e per non abiurare alla sua fede. I catanesi furono orgogliosi di questa giovane che si rivoltò contro il volere del proconsole romano.
I Festeggiamenti di Sant’Agata
La giornata del 3 febbraio si apre con la processione per l’offerta della cera a cui sono presenti oltre che cittadini e turisti, le più alte cariche religiose ed istituzionali della città, concludendosi la sera in Piazza Duomo con il caratteristico e molto atteso spettacolo pirotecnico dei fuochi del 3 febbraio.
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La vera festa religiosa ha però inizio la mattina del 4 febbraio con la messa dell’Aurora, quando il busto reliquiario di sant’Agata dopo un anno di attesa per tutta la città viene portato fuori dalla stanza che lo ha custodito, e “consegnato” ai devoti che lo porteranno in processione lungo un percorso esterno della città che si concluderà con il rientro nella Basilica Cattedrale in tarda notte, spesso alle prime luci dell’alba.
Nella mattina del 5 febbraio, presso la basilica cattedrale ha luogo la messa del Pontificale presieduta dalle più alte cariche religiose locali e non e dal clero. Durante tutta la giornata il busto reliquiario di Sant’Agata rimane esposto presso la Cattedrale e infine nel pomeriggio dopo la santa messa viene nuovamente affidato ai devoti per un’ultima processione lungo un percorso interno della città che lo vedrà concludersi nella tarda mattinata del giorno successivo 6 febbraio.
In tutte le strade principali del centro storico di Catania vengono approntate delle illuminazioni artistiche che danno una particolare luce di festa a tutta la città. Tutti gli anni vengono variati i motivi ornamentali ma l’effetto è sempre molto coinvolgente e suggestivo.
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Molto significativa è la tradizione delle cannalori, delle opere d’arte lignee di varie dimensioni ed altezze, portate a spalla da alcuni portantini che cambiavano tema di anno in anno. Al giorno d’oggi sono dodici e rappresentano le corporazioni delle arti e dei mestieri della città.
Ma Sant’Agata è anche il trionfo dell’aspetto sociale e culturale della città, che raggiunge il suo apice nella gastronomia. Durante i festeggiamenti avrete modo di provare molto street food, tanti dolciumi proposti da bancarelle e pasticcerie, da consumare per strada o da portare con sé, per conservare un ricordo di una delle feste più belle e coinvolgenti al mondo. Da non perdere datteri, arancine, olivette, carne di cavallo e cassatelle.
La leggenda di Sant’Agata
La leggenda di Sant’Agata risale al III secolo dopo Cristo, piena epoca dei Flavii, imperatori romani i quali amministravano la Sicilia per mezzo di governatori. Uno di questi, Quinziano, si invaghì di lei, la Santuzza, e non accettò di essere rifiutato e le fece infliggere ogni genere di martirio fin tanto che non fu defunta ma poi, come nelle più belle favole, Agata risorse alla luce e inaugurò un sodalizio bimillenario con Catania, la sua città baciata dal sole e dal mare.
Molte città (tra cui Gallipoli e Galatina) in Italia e all’estero, sono unite da secoli sotto la stessa protezione della santa che si ribellò alle volontà del proconsole Quinziano, il quale chiedeva, in ragione dell’editto di Decio, a tutti i catanesi di abiurare la loro fede cristiana.
Tra questi ci fu Agata, della quale lo stesso proconsole si innamorò, vista la sua procacità e la sua bellezza. Ma Agata non cedette e per questo fu condannata al martirio, all’asportazione delle sue mammelle (la reliquia è conservata a Galatina). Morì il 5 febbraio del 251, dopo altre atroci torture.
Il martirio di Sant’Agata
Il martirio della giovane e bella Agata, appartenente ad una nobile famiglia catanese, va inquadrato nel contesto delle persecuzioni contro i cristiani decretate dall’imperatore Decio che nel 250 emanò un editto di persecuzione contro i cristiani.
L’editto obbligava tutti i cittadini a sacrificare agli dei aderendo alla religione ufficiale al fine di ottenere protezione e ricchezza per l’Impero. Ma Agata, si rifiuta pubblicamente di rinnegare il suo amore per Dio.
La sua biografia scritta menziona interrogatori, torture, una resistenza perseverante e la vittoria di una fede incrollabile. A Catania, nella Chiesa di San Biagio conosciuta anche come Chiesa Di Sant’Agata Alla Fornace si conservano, nell’altare laterale della cappella di Sant’Agata, le pietre e la terra che secondo la leggenda tormentarono Agata il 5 febbraio 251 d. C. La notte seguente all’ultima violenza, il 5 febbraio 251, Agata spirò nella sua cella.
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Molti sono i miracoli attribuiti a sant’Agata nel corso dei secoli, tanti dei quali videro come teatro proprio Catania.
Appena un anno dopo la sua morte, nel 252, la città siciliana venne colpita da una grave eruzione dell’Etna, che distrusse alcuni villaggi alla periferia di Catania. Il popolo andò in cattedrale e, preso il velo di Sant’Agata, lo portò in processione nei pressi della colata. Questa, secondo la tradizione, si arrestò dopo breve tempo. Era il giorno 5 febbraio, la data del martirio della vergine catanese.
Nel 1169 Catania fu scossa da un disastroso terremoto nel giorno 4 febbraio alle ore 21 quando molti cittadini catanesi erano radunati nella cattedrale per pregare in onore della Santa. Nel crollo della cattedrale morirono il vescovo e 44 monaci, oltre a un numero imprecisato di fedeli. Nei giorni seguenti altre scosse di terremoto e maremoto imperversarono sulla città. La tradizione vuole che il terremoto sia cessato soltanto quando i cittadini presero il velo della Santa e lo portarono in processione.
Il velo di Sant’Agata è una reliquia conservata nella Cattedrale di Catania in uno scrigno d’argento insieme ad altre reliquie della giovane. Secondo una leggenda un velo rosso fu usato da una donna per coprire la Santa durante il martirio con i carboni ardenti. Secondo un’altra leggenda il velo era bianco e diventò rosso al contatto col fuoco della brace.
Nel corso dei secoli, venne più volte portato in processione come estremo rimedio per fermare la lava dell’Etna.