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Quando si festeggia San Marco a Venezia?
Il 25 aprile, oltre a festeggiare la liberazione dai nazifascisti, i veneziani celebrano anche il loro patrono, San Marco.
L’evangelista protegge la città sin dal 1071, quando fu nominato patrono principale di Venezia nonché titolare della Basilica, sostituendo San Teodoro, venerato fino ad allora dai Veneziani. La scelta di San Marco come patrono di Venezia è dettata anche da un senso di prestigio: possedere le reliquie di uno degli evangelisti era motivo di vanto nello scenario internazionale di quei tempi.
Come viene festeggiato San Marco a Venezia?
Sin dall’epoca della Serenissima, il patrono della città veniva festeggiato con una processione solenne che partiva da piazza San Marco. A tale manifestazione, partecipavano le autorità maggiormente influenti, sia civili che religiose, della repubblica.
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Erano dedicati a san Marco anche il 31 gennaio, ricordo della traslazione a Venezia delle reliquie, e il 25 giugno, data del rinvenimento, nel 1094, del luogo in cui esse erano state occultate.
Ed è così che da tre feste di San Marco ne resta solo una ed è quella che ancora oggi continuiamo a celebrare. Oggi, le celebrazioni religiose più importanti sono la Messa solenne alle 10.30 nella Basilica di san Marco e i Vespri, officiati nella stessa Cattedrale nel tardo pomeriggio; entrambe le funzioni sono presiedute dal Patriarca di Venezia.
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In questa occasione si tiene anche la consegna del premio San Marco, che ha come scopo quello di valorizzare le eccellenze veneziane; persone che si siano distinte nelle scienza e nelle arti, nel lavoro e nello sport, nella scuola o nella sicurezza oppure anche con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico.
L’Amministrazione comunale, con una cerimonia che si tiene nel pomeriggio del 25 aprile, consegna un riconoscimento simbolico durante la cerimonia che si svolge ala presenza del sindaco in carica nella Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale.
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Vita e morte di San Marco
L’evangelista Marco era di origine ebrea e forse appartenente ad una famiglia benestante, nato in Palestina sotto il regno dell’imperatore Augusto. Secondo le informazioni risalenti al periodo in cui visse, per la verità non molte, Marco fu molto vicino all’apostolo Paolo.
Da adulto, Marco svolge il suo apostolato ad Alessandria d’Egitto, dove pare abbia fondato la prima Chiesa. In seguito si trasferisce ad Aquileia. La sua missione è diffondere la parola di Dio e il suo Vangelo. Sulla morte di San Marco le notizie sono discordanti: secondo alcune fonti si è trattata di una morte naturale, per altri invece il Santo è stato martirizzato.
Il 25 aprile segna la ricorrenza della Sua morte. Le sue reliquie, che si trovavano in terra islamica ad Alessandria d’Egitto, furono avventurosamente traslate a Venezia nell’anno 828 da due leggendari mercanti veneziani: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello.
Si tramanda che per trafugare ai Musulmani il prezioso corpo, i due astuti mercanti lo abbiano nascosto sotto una partita di carne di maiale, che passò senza ispezione la dogana a causa del noto disgusto per questa derrata imposto ai seguaci del Profeta. Le reliquie del Santo martire furono riposte in una cappella, mentre la Basilica a lui dedicata fu ultimata nell’832, ed è ancora oggi un meraviglioso esempio di arte nell’architettura.
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San Marco, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone Patrono ed emblema sotto forma di leone alato armato di spada e munito di un libro sul quale si può leggere la frase Pax Tibi Marce Evangelista Meus (Pace a Te o Marco Mio Evangelista).
San Marco è il protettore degli scrivani, dei notai, dei vetrai, degli ottici, di coloro che dipingono su vetro. Alla celebrazione si associarono col tempo alcune leggende popolari, tra cui quella del bocciolo di rosa.
La leggenda del “bocolo” di San Marco
Tradizione centenaria vuole che il 25 aprile a Venezia, festa di san Marco, a fidanzate e mogli venga donato un bocciolo (in veneto bòcolo) di rosa rossa come pegno d’amore.
L’usanza si fa risalire alla leggenda di Maria, figlia del Doge, che si innamorò ricambiata del giovane Tancredi. Il sentimento dei due giovani era osteggiato dal padre di Maria, che non avrebbe permesso un tale matrimonio.
Maria chiese a Tancredi di andare a combattere contro gli arabi in Spagna con l’esercito di Carlo Magno, per guadagnare fama: il padre così non avrebbe più potuto opporsi al loro amore. Tancredi partì e si coprì di gloria in guerra. Un triste giorno arrivarono a Venezia cavalieri francesi guidati dal famoso Orlando, eroe della battaglia del 778 a Roncisvalle. Cercarono di Maria e le annunziarono la morte di Tancredi. Colpito dal nemico, era caduto sanguinante sopra un rosaio. Prima di spirare, aveva colto un fiore e pregato l’amico Orlando di portarlo a Venezia alla sua amata Maria.
Maria prese la rosa tinta ancora del sangue del suo Tancredi e restò muta nel suo dolore. Il giorno dopo, festa di san Marco, fu trovata morta con l’insanguinato fiore sul cuore. Da quella volta il bocciolo di rosa viene offerto alle donne nel giorno di san Marco quale simbolo d’amore vero, imperituro.