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L’Ultima cena (o Cenacolo) rappresenta il punto di arrivo di tutte le ricerche e studi sulla prospettiva, l’anatomia e la fisiognomica fatte da Leonardo da Vinci.
Un vero e proprio manifesto della concezione leonardesca della pittura: un’opera di grandi dimensioni, con figure più grandi del reale, per consentire a tutti di poter ammirare ogni dettaglio anche a distanza.
È collocata ad un’altezza di circa 6 metri, quindi superiore a quella dell’osservatore, proprio per evitare sgradevoli effetti di distorsione delle immagini. La stanza raffigurata nel famoso affresco è stata immaginata e riprodotta da Leonardo da Vinci come un illusorio prolungamento del vero ambiente dove i frati domenicani consumavano i pasti.
La Cena leonardesca è unica: un vero e proprio capolavoro che gioca con lo spazio reale e lo spazio illusorio.
L’Ultima cena di Leonardo da Vinci: Analisi dell’opera
Non un semplice affresco realizzato dalle abili mani di un artista a tutto tondo, ma un prezioso esempio di eccellente virtuosismo, proprio di Leonardo, incentrato su particolari effetti creati dalla luce e dalla prospettiva.
Tutto lo spazio dipinto è illuminato da più fonti di luce (sono 4 le finestre del refettorio che consentono il passaggio della luce da diverse angolazioni) e proprio nell’incrocio tra i fasci di luce reale e quelli affrescati da Leonardo si inseriscono i personaggi. È questo il virtuosismo luministico di Leonardo da Vinci: l’affresco sembra quasi un secondo refettorio di dimensioni quasi uguali a quello reale.
Sono i contrasti chiaroscurali e la precisa prospettiva utilizzata per la realizzazione degli elementi principali dell’architettura della stanza i punti di forza utilizzati dall’artista per ottenere una perfetta tridimensionalità e un illusorio sfondamento della parete. Effetti di chiaroscuro che si possono ben notare anche su ogni singolo personaggio che sembra invadere con grazia lo spazio dove si trova l’osservatore.
La novità: il grande valore della gestualità
Nell’Ultima cena di Leonardo da Vinci si va oltre la tradizione iconografica fiorentina delle Ultime cene, perché è stato rappresentato il momento successivo all’annuncio del tradimento.
Una novità che ha reso unico questo affresco: è possibile notare la forte corrente emotiva che travolge gli apostoli. Rabbia, sgomento, paura e incredulità sono descritte attraverso un’impostazione quasi teatrale delle figure, attraverso una verità naturalistica impressionante. Quasi si può parlare di un Leonardo regista piuttosto che di un Leonardo pittore.
Gli apostoli non sono fermi (è proprio questo l’effetto straordinario), ma sembrano muoversi e, appunto grazie alle varietà di soluzioni gestuali e mimiche studiate da Leonardo, recitare. Ad ogni gesto corrisponde uno stato d’animo. La cosa che lascia a bocca aperta è il fatto che l’artista è riuscito a raffigurare, con impressionante precisione, gli atti che rivelano l’interiorità, i cosiddetti “moti dell’animo”.
Altra caratteristica di spicco è il contrasto tra la semplicità dell’architettura raffigurata, essenziale in ogni suo dettaglio, e il ritmo dinamico seguito dagli apostoli.
Tecniche sperimentali
Nell’Ultima cena si possono ammirare le nuove tecniche utilizzate da Leonardo, frutto di lunghi studi e sperimentazioni. La qualità della pittura murale è di altissimo livello: riuscire a creare perfetti sfumature nei contorni e una impeccabile modulazione dei colori non è cosa da poco quando si parla di pittura su muro.
La realizzazione di questa grande opera non è stata immediata, ma più volte Leonardo è tornato sulla progettazione generale, unendo di volta in volta alcuni elementi di una nuova interpretazione della pittura, con tecniche innovative, e altri elementi che si possono ricondurre ai suoi studi scientifici.
L’Ultima cena è un affresco fuori dal comune. Solitamente gli affreschi prevedono una stesura ampia e veloce (il cosiddetto “buon fresco”), ma Leonardo decise di dipingere a secco. Tempera grassa su di una preparazione gessosa. Tecnica, appunto, fuori dal comune, e che con gli anni ha portato a negative conseguenze. Principalmente a causa dell’umidità le due sostanze hanno reagito: la pellicola pittorica ha iniziato a frantumarsi in più punti. Nel corso degli anni sono stati necessari diversi interventi di restauro per salvaguardare uno dei dipinti più celebri di tutti i tempi.
Dove si trova l’Ultima cena di Leonardo?
Il Cenacolo di Leonardo da Vinci si trova nell’ex refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, a Milano. Occupa da sempre le posizioni più alte della classifica delle opere più visitate in Italia.
Accanto al Cenacolo, a completare quello che è uno dei principali siti UNESCO “Patrimonio dell’umanità” in Lombardia, si trova la splendida Chiesa di Santa Maria delle Grazie, simbolo del più alto Rinascimento del capoluogo lombardo.
Come fare per vedere l’Ultima Cena? Come prenotare i biglietti?
L’ingresso è a numero chiuso, quindi è consigliato organizzarsi con largo anticipo per prenotare il proprio biglietto, magari optando per le tante soluzioni offerte dal sito ufficiale del Museo del Cenacolo Vinciano o scegliendo tra i tanti tour, che si differenziano anche per durata e opzione salta-fila, proposti dai principali portali ufficiali e che offrono la possibilità di scegliere visite guidate su misura e ad hoc per le proprie esigenze (vedi tutti i tour e le visite guidate al Cenacolo di Leonardo da Vinci).
Curiosità e misteri dell’Ultima cena
Un dipinto sempre al centro dell’attenzione di esperti della storia dell’arte. Bellissimo e… misterioso. Ecco 3 curiosità/misteri che rendono il Cenacolo ancor più affascinante:
- Gesù e la Maddalena: in tanti hanno notato l’incredibile somiglianza di Giovanni con Maria Maddalena. C’è chi dice che Leonardo credesse nell’unione tra Gesù e Maddalena. Una tesi sostenuta anche dal Priorato di Sion, ma… è mai esistito quest’ordine di cui Leonardo fu Gran Maestro?
- Altro mistero avvolge la figura di Giovanni ritratto con i lineamenti di un giovane dall’aspetto effeminato. Perché?
- Perché non ci sono il Calice e l’Eucarestia?
Rispondiamo brevemente a queste tre domande:
- Il Priorato di Sion, di cui, secondo Dan Brown, Leonardo fu Gran Maestro per ben nove anni (1510-1519), non è mai esistito. Quindi, non è difficile fare il punto della situazione.
- I tratti effeminati sembrano essere una prassi, come attestano anche altri dipinti medievali con soggetto l’Ultima cena.
- L’assenza del Calice e dell’Eucarestia non simboleggia l’eresia di Leonardo, ma non si trovano nel dipinto perché lo stesso raffigura una scena che precede la consacrazione del pane e del vino.