Se Alghero è una delle località più visitate della Sardegna, molto lo deve al fatto che riesce offrire ai turisti non solo belle spiagge, ma anche tanta storia e scenari naturali unici.
Le grotte di Nettuno rientrano senz’altro in questo elenco. Si trovano a 24 chilometri dalla città, ma accedervi non è cosa da tutti; il modo più semplice per raggiungerle, ma anche il più faticoso, è scendere (e risalire al ritorno!) i 654 gradini che le collegano con Capo Caccia. Questa scalinata è detta “del capriolo”, un nome che rende bene l’idea della sfida. Meno faticoso è l’accesso via mare, dal porto di Alghero o da quello di Porto Conte; tale soluzione è perfetta per chi preferisce risparmiare energie in vista della visita alle grotte.
Lo scorrere del tempo – tanto, tempo: si ritiene che abbiano almeno 2 milioni di anni – ha creato scenari davvero incredibili: il migliore di tutti è forse quello del Lamarmora, un lago salato sotterraneo con formazioni stalagmitiche sopra sotto e intorno, come la cosiddetta Acquasantiera. Notevoli anche la sala dell’organo, anche detta “sala Smith” dal nome di uno degli scopritori, e la sala della reggia, con colonne che arrivano a 18 metri.
Le grotte di Nettuno sono state protagoniste anche al cinema: nella seconda metà degli anni ’70, infatti, il regista italiano Sergio Martino le ha scelte come location per le riprese del film “L’isola degli uomini pesce”.
Un sito decisamente suggestivo anche sul grande schermo, dunque: peccato che oggi non sia più possibile vedere da queste parti la foca monaca, un mammifero che per lungo tempo aveva eletto queste grotte a proprio habitat ideale e che però, ormai, è assente dal complesso cavernoso sardo.
Lunga circa quattro chilometri, la grotta permette di passare da un ambiente all’altro della casa di Nettuno con facilità, così che si possano ammirare le numerose meraviglie che contraddistinguono questo angolo nascosto. Un angolo che, tuttavia, non sempre è stato rispettato come sarebbe stato necessario da chi ha avuto modo di visitarlo in passato: ne è un esempio evidente la Sala delle Rovine, che deve il proprio nome appunto agli atti di vandalismo e agli scempi che vi furono compiuti nel XIX secolo.
Decisamente meglio conservata è, invece, la Sala della Reggia, la cui denominazione intende mettere in evidenza il carattere maestoso di tali spazi. Si rimane a bocca aperta, per esempio, di fronte a colonne calcitiche che raggiungono in media un’altezza di 9 metri, mentre la parte più alta arriva fino ai 18 metri.
Da non perdere anche la Sala delle Trine e dei Merletti, che in un certo senso chiude il percorso di chi visita la casa del dio dei mari: prima, però, c’è ancora l’opportunità di esplorare la Tribuna della Musica. Si tratta di una specie di balconata che garantisce una visuale davvero unica, visto che si affaccia sul lago e sulla Sala della Reggia: se si è in cerca di foto da pubblicare sui social network per assicurarsi tonnellate di like, questa è la location da privilegiare.
Il tour all’interno delle grotte, comunque, non si esaurisce qui, perché resta da vedere la Spiaggia dei Ciottolini, così chiamata per la pavimentazione di sassi che la caratterizzava fino a qualche tempo fa: ora, però, purtroppo non ce n’è più traccia.
Ancora più suggestiva si rivela la Sala dell’Organo, nota anche con il nome di Sala Smith: il riferimento è al capitano di origini britanniche che fu tra i primi a inoltrarvisi nel XIX secolo. Nel bel mezzo di questo ambiente si trova il cosiddetto Grande Organo, una colonna molto alta che ha colate che assomigliano proprio alle canne di un organo. Volgendo lo sguardo verso l’alto, inoltre, non si può perdere l’occasione di osservare la formazione della Cupola, una serie di stalagmiti lisce che arrivano fino al soffitto.
Ovviamente all’interno della grotta di Nettuno è possibile giungere solo nel caso in cui lo consentano le condizioni del mare e solo se il meteo è favorevole. La prima via di accesso che si può scegliere, come si è già accennato, è la Scala del Capriolo – nota anche come Escala del Cabirol – che si compone di oltre 640 gradini, naturalmente di origine naturale. In alternativa, si può accedere al complesso anche via mare: in questo caso è preferibile partire dall’imbarco di Porto Conte del molo della Dragunara, o in alternativa da Alghero.
Il dio dei mari Nettuno ci ha lasciato questa meraviglia della natura che, secondo la leggenda, è stata scoperta solo nel Settecento da un pescatore sardo che aveva notato l’ingresso a un metro dal livello dell’acqua.
Il fascino che contraddistingue questo posto è unico e esclusivo, non solo per la sua bellezza intrinseca, ma anche per le difficoltà di accesso: arrivarvi è difficile (non impossibile né pericoloso, sia chiaro), ma il sacrificio merita di essere compiuto di fronte a una tale meraviglia.
Avete voglia di visitare le grotte di Nettuno? Gli orari di apertura variano in base alla stagione: da novembre a marzo sono aperte dalle 10:00 alle 15:00, mentre nel resto dell’anno dalle 09:00 alle 19:00. Il costo del biglietto intero è pari 13 €, ma comprende solo l’ingresso alle grotte: se scegliete questa opzione dovrete quindi affrontare la faticosa scalinata. Il prezzo dell’escursione in battello varia in base alle compagnie, ma si aggira attorno ai 15 €: valutate se è una spesa che ritenete necessaria.
Al vostro hotel sapranno di certo darvi info aggiuntive: non ne avete ancora prenotato uno? Cercate “b&b Alghero” su portali come Expedia per scoprire i migliori e prenotare una camera direttamente online!