Regione meravigliosa l’Emilia Romagna, terra da scoprire in ogni suo angolo nascosto, magari seguendo le orme, lasciate dai più illustri personaggi italiani che hanno calpestato il suolo di questa immensa regione. Immensa per le bellezze che ha da offrire, per la sua incredibile storia e per la cultura, sempre coccolate anche nel più moderno settore terziario dei servizi legati al turismo. Sì, perché in questa regione le più antiche tradizioni e la storia continuano a vivere in un grande abbraccio, reso ancor più forte dall’idea di creare un turismo culturale di alto livello.

Che ne dite di percorrere i sentieri più belli, che conducono in luoghi a dir poco meravigliosi, in compagnia dei personaggi famosi dell’Emilia Romagna?

Ludovico Ariosto

Tra i personaggi famosi dell’Emilia Romagna non potevamo di certo non citare l’immortale Ludovico Ariosto. Nato a Reggio nel 1474 e figlio di un nobiluomo a servizio degli Estensi, Niccolò, che lo incoraggiò ad intraprendere la strada degli studi giuridici. Un percorso iniziato dallo stesso Ludovico preso lo Studio di Ferrara, ma abbandonato dopo breve tempo. Seguendo gli insegnamenti del monaco Gregorio da Spoleto cominciò ad entrare nel mondo della letteratura e della filosofia, sue grandi passioni, avvicinandosi ai più grandi autori classici.

Studi che hanno condotto Ludovico Ariosto ad avere contatti con Pietro Bembo, cardinale, scrittore e grande umanista. La morte del padre portò il giovane Ludovico ad occuparsi della numerosa famiglia (quattro fratelli e cinque sorelle), diventando, così come lo era il padre, uomo di corte a servizio degli Estensi. Un periodo molto difficile, che lo vedeva combattuto tra la sua grande vocazione letteraria e gli obblighi amministrativi di uomo di corte. Tante furono le missioni in qualità di diplomatico e illustre servitore degli Estensi.

Una vita molto impegnata quella di Ludovico Ariosto, durante la quale non ha mai abbandonato la sua vera passione, che lo ha portato alla creazione di una delle opere più belle del patrimonio letterario e culturale italiano, l’Orlando Furioso. Non fu la sua prima opera, poiché diverse furono le opere minori scritte in gioventù (ad esempio, la raccolta dei Carmina), le quali altro non fecero che aprire le porte di un mondo straordinario, nel quale Ludovico Ariosto riusciva a muoversi con leggiadria e quel pizzico di sana superbia. L’Orlando Furioso fu pubblicato nel 1516 e il successo fu subito incredibile. Opera straordinaria, destinata all’immortalità, così come le sue Satire, nelle quali mette a nudo il suo animo e le sue più intime inclinazioni. Seguirono anni molto intensi, dovendo Ludovico Ariosto controllare la Garfagnana, nuovo territorio sotto il dominio degli Estensi. Gli ultimi anni della sua vita li dedicò interamente alla revisione dell’Orlando Furioso e delle Satire, per poi morire nel 1533.

Sulle tracce di Ludovico Ariosto

Tra i luoghi da visitare in Emilia Romagna troviamo la casa, nel comune di Ferrara, nella quale il grande poeta trascorse molti suoi anni di vita e dove scrisse la terza edizione dell’Orlando Furioso (arricchita con sei nuovi canti). “Sic domus haec Areosta propitios Deos habeat olim ut Pindarica”: questa l’iscrizione in terracotta che annuncia l’arrivo in uno dei luoghi più importanti del turismo letterario dell’Emilia Romagna. L’edificio si mostra con indosso un abito architettonico dalle semplici linee, colorato da mattoncini rossi e decorato con delicatezza. Le stanze al piano terra vengono utilizzate per mostre temporanee, mentre al piano superiore è possibile visitare la grande sala nella quale Ariosto era solito ricevere i suoi ospiti. Un grande ambiente oggi trasformato in sala incontri. Sempre allo stesso piano si trova la stanza da letto del poeta, oggi trasformata in piccolo museo con oggetti a lui appartenuti. Bellissimo il calco in bronzo del suo calamaio e una rara edizione dell’Orlando Furioso illustrata (1881), a cura di Gustave Dorè. Un luogo senza tempo, un edificio che racconta, sussurrando, la vita di un grande poeta.

Ferrara: una città tutta da scoprire!

Guglielmo Marconi e il telegrafo senza fili

“Ci vuole un fisico bestiale”! Grande fisico, imprenditore e polito: Guglielmo Marconi, tra i personaggi famosi dell’Emilia Romagna, di certo non si è limitato nel farsi conoscere. Nato a Bologna nel 1874, è stato uno dei più grandi inventori nati sul territorio della nostra amata penisola.

Figlio di un ricco proprietario terriero, cominciò il suo percorso di studi prima in casa, per poi trasferirsi a Firenze e Livorno. Fin da subito si appassionò alla fisica, che lo portò a conoscere e frequentare illustri nomi del mondo scientifico, come Augusto Righi. La sua grande idea? Creare un telegrafo senza fili, sfruttando le onde elettromagnetiche per inviare segnali a distanza. Anima e cuore si lanciò in questa impresa, titanica per i tempi, ma che si dimostrò alla portata di una mente brillante come la sua. Nel 1895 creò uno strumento per portare a termine un esperimento sensazionale: trasmettere un segnale sfruttando le onde radio. Il risultato? Incredibile! L’idea di Guglielmo Marconi funzionò. Un dispositivo radio perfetto, straordinario, innovativo, incredibile…così importante che le autorità italiane decisero di non appoggiare il progetto del grande fisico italiano. Proprio così, avete letto bene. Provò e riprovò ad ottenere l’appoggio delle autorità per perfezionare la sua grande invenzione, ma dovette rinunciare, poiché il tutto sembrava non interessare. Così, su consiglio della madre, decise di partire per l’Inghilterra, dove il suo apparecchio radio ebbe un grande successo. Gli italiani snobbarono Marconi, gli inglesi accolsero questa grande mente a braccia aperte (la fuga dei cervelli non è solo un problema della moderna società).

Continuò con i suoi esperimenti, riuscendo a trasmettere fino a 14 chilometri di distanza. Il telegrafo funziona e il tutto viene brevettato. Guglielmo Marconi, sulle onde di un entusiasmo sempre crescente (anche se all’ombra dell’inglese bandiera), continua gli esperimenti e i suoi studi, arrivando ad un risultato incredibile: il 12 dicembre del 1901 ci fu la prima trasmissione radio transatlantica (Cornovaglia-Terranova). I più grandi matematici e fisici del tempo ritenevano impossibile una cosa del genere, ma dovettero ricredersi quando i segnali elettromagnetici riuscirono a superare la curvatura terrestre. Il telegrafo senza fili, per connessioni a lunghe distanze, era ormai realtà e portò Guglielmo Marconi a ricevere il premio Nobel per la Fisica nel 1909.

Tornato in Italia, venne nominato, nel 1929, alla Presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Non si fermò più, approfondendo i suoi studi e le sue invenzioni fino alla morte, avvenuta a Roma nel 1937.

Museo Guglielmo Marconi a Bologna

Bologna è una delle città più visitate dell’Emilia Romagna, ricca di storia e stracolma di affascinante architettura. Una città viva, capace di trasportare il turista in un vortice di emozioni difficilmente descrivibili e pronta ad accogliere chi, in questa meravigliosa realtà urbana italiana, si reca nelle vesti di rispettoso ospite. Tappa fondamentale, a poca distanza dal centro cittadino, è proprio il Museo Marconi di Villa Griffone (Pontecchio Marconi – Sasso Marconi). Qui il visitatore viene catapultato indietro nel tempo, per ripercorrere le vicende della vita di Guglielmo Marconi, con particolare attenzione per il periodo 1895-1901, cioè quando fu lanciato il primo segnale radio attraverso l’Oceano Atlantico.

Una esposizione straordinaria, nella quale si susseguono materiali storici e scientifici di immenso valore. Un percorso che permette di entrare nel vivo degli sviluppi delle radiocomunicazioni a partire proprio dai tempi in cui è vissuto l’illustre fisico e premio Nobel italiano. Tantissimi i documenti, anche personali di Guglielmo Marconi, tutti gelosamente custoditi in questo straordinario museo, che offre la possibilità, a tutte le scuole, di usufruire anche di un laboratorio di esperimenti sull’elettricità. Assolutamente da non perdere.

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Seducente! Impossibile resistere al fascino di Bologna. A pochi chilometri dalla città si trova il Museo Marconi.

Luigi Galvani e l’elettrofisiologia

Avete mai sentito parlare dell’elettrofisiologia? Dobbiamo ringraziare proprio Luigi Galvani, di origini Bolognesi, che grazie ai suoi esperimenti diede un fondamentale contributo agli studi dei fenomeni elettrici associati agli organismi viventi. Luigi Galvani, oggi ricordato tra i personaggi famosi dell’Emilia Romagna, ha studiato presso l’Università di Bologna, facoltà di Lettere e Medicina, laureandosi nel 1759.

Terminò gli studi durante il periodo più ricco per quanto riguarda la ricerca scientifica, che dolcemente invase Bologna e le altre grandi città italiane. Divenne professore di anatomia e ostetricia, alternando la sua carriera da brillante professore a quella di illuminato ricercatore. La pratica medica e la ricerca in laboratorio scandivano le sue lunghe giornate. Nel 1780 cominciò a dedicarsi all’elettrofisiologia: nell’opera De viribus electricitatis in motu musculari) descrisse ogni suo esperimento condotto sull’elettricità animale.

I suoi studi e le continue ricerche attirarono l’attenzione di un certo Alessandro Volta, che però propose alcune tesi contrastanti con quelle di Galvani. La comunità scientifica si divise: da un lato i fedeli sostenitori di Galvani; all’opposto chi nelle parole di Alessandro Volta aveva trovato nuova luce per proseguire nel percorso scientifico. Solo dopo circa tre decenni è stato possibile affermare, approfondendo quanto affermato dai due illustri personaggi del mondo delle scienze, che entrambi avevano parzialmente ragione e in parte torto. Quindi, un bel pareggio, che mostra al mondo il grande lavoro e valore degli studi di Galvani, così come innalza il valore delle argomentazioni motivate di Volta. Facciamo chiarezza: il medico bolognese aveva collegato le contrazioni muscolari ad uno stimolo elettrico (giusto), attribuendole a elettricità animale (sbagliato). Volta, al contrario, aveva negato l’esistenza di questo tipo di elettricità (giusto), ma sosteneva che ogni effetto elettrofisiologico necessariamente richiede due diversi metalli come sorgente di elettricità (sbagliato). Ecco perché entrambi avevano ragione, ma anche torto.

Dobbiamo tanto a Luigi Galvani, illustre personaggio del panorama medico-scientifico italiano. Morì nella sua amata Bologna, città che mai abbandonò, nel 1798.

Museo della strumentazione storica del Liceo Galvani

Siete in giro per le strade della bella Bologna? Una sosta in Piazza Luigi Galvani è obbligatoria. Una piazza molto curata, che ospita una grande statua che ritrae il famoso medico bolognese mentre osserva con attenzione una rana (la maggior parte degli esperimenti di Galvani sull’elettrofisiologia sono stati condotti sulle rane). Poi, dovete assolutamente andare presso il Liceo Ginnasio “Luigi Galvani”, che ospita un museo aperto al pubblico dal 1999. Un grande scrigno di preziosi tesori: qui è raccolta e custodita la strumentazione didattica del Regio Liceo Galvani del 1860 e gli apparecchi ad uso didattico delle precedenti epoche.

Il museo sorge nella parte antica del Collegio di Santa Lucia (costruito nel seicento dai Gesuiti), oggi sede del liceo che prende il nome dal famoso medico e scienziato italiano. Ricca la sezione del museo dedicata alla didattica della fisica, all’interno della quale sono custoditi molti strumenti dell’800.

Giovanni pascoli: semplici versi di sofferenza e umanità

La bella Emilia Romagna ha dato i natali anche al grande poeta e accademico Giovanni Placido Agostino Pascoli, originario di San Mauro di Romagna (31 dicembre 1855). Quella di Pascoli fu un’infanzia difficile: a dodici anni perde il padre, assassinato da ignoti, per poi dire addio anche alla madre, una sorella e due fratelli. Tutto questo nell’arco di pochi anni.

Le precarie condizioni economiche e le disgrazie che hanno colpito la sua famiglia non sono riuscite a bloccare la sua voglia di andare avanti, di emergere, di assaporare la libertà e la felicità attraverso la cultura. Pascoli proseguì i suoi studi, laureandosi nel 1882 in Lettere. Era il periodo in cui lo stesso abbracciò le forti idee socialiste che nel nostro Paese si stavano spargendo a macchia d’olio. Subito dopo la laurea iniziò a lavorare come professore: prima a Matera, poi Massa e Livorno. Sono questi gli anni in cui pubblica le sue prime raccolte di poesie (“L’ultima passeggiata” e “Myricae”), durante i quali cerca anche, con tutte le sue forze, di riunire attorno a sé tutti gli altri membri della sua famiglia.

Tanti furono i concorsi di poesia vinti, con ben 13 riconoscimenti ufficiali, che hanno permesso al grande poeta di farsi conoscere non solo in Italia, ma nel più ampio panorama europeo. Su binari paralleli corre anche la sua carriera di professore, che portò Pascoli ad ottenere la cattedra nella prestigiosa Università di Bologna, poi a Messina e a Pisa.

La produzione poetica continua e il successo di ogni sua singola opera è sempre maggiore: i Poemetti, i Canti di Castelvecchio, Odi e inni, Canzoni di re Enzo, Poemi italici e così continuando lungo la luminosa strada del successo. Perché le poesie di Giovanni Pascoli erano (e tutt’oggi lo sono) così apprezzate? La parola chiave, per descrivere il successo di ogni sua opera è semplicità. Ogni poesia, ogni singolo verso (era solito scrivere in endecasillabi, sonetti e terzine) era caratterizzato, appunto, dalla massima semplicità. Inoltre, anche la sua passione per le letture scientifiche contribuì alla creazione di contenuti di alto valore, leggermente diversi dalla produzione letteraria che in quel periodo svolazzava leggera nel mondo della letteratura italiana. Non potevamo non menzionare, tra i personaggi famosi dell’Emilia Romagna, il poeta che ha cercato di rivoluzionare il mondo della poesia, andando a toccare temi che, fino a quel momento, erano del tutto estranei agli altri grandi autori e letterati. Il suo unico e grande scopo era quello di trasmettere a tutti il piacere delle cose semplici.

Nei suoi versi risuonano anche note malinconiche e tristi: possiamo definirlo come un uomo che quasi si era rassegnato alle sofferenze che la vita gli aveva riservato. Però, la cosa che più sorprende di Pascoli è il fatto che, nonostante una vita piena di difficoltà, mai si è arreso nel mostrare a tutti il profondo senso di umanità e di fratellanza vivo in ogni parte del suo animo. Morì a Bologna nel 1912.

Casa museo Giovanni Pascoli

Dichiarata monumento nazionale nel 1924, la casa natale di Giovanni Pascoli è un luogo che consigliamo di visitare. Non una semplice abitazione, ma il suo piccolo mondo, immerso nella difficile realtà che lo circondava. Un luogo che ha profondamente segnato l’infanzia del poeta. Forte era il legame di Pascoli con la sua terra, con la sua famiglia. La seconda guerra mondiale ha danneggiato enormemente tale abitazione, ma grazie a mirati lavori di ristrutturazione è stata riportata al suo antico splendore. Una stanza, però, non è stata toccata in alcun modo: la cucina, nella quale è ancora possibile ammirare l’originaria travatura in legno, il grande camino e tutti i mobili di un tempo. Al piano terra, dove un tempo c’era la sala da pranzo, è stata realizzata una saletta espositiva, che ogni anno ospita mostre documentarie e fotografiche in onore di Giovanni Pascoli.

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Monumento a Giovanni Pascoli nel giardino della casa-museo (By Pincez79 [CC BY-SA 4.0 ], from Wikimedia Commons)

Emilia Romagna: terra di musicisti e cantanti

Dal mondo scientifico siamo passati alla più dolce realtà della poesia, per ora giungere tra le più belle note (e voci) dei più famosi personaggi dell’Emilia Romagna che hanno fatto (e fanno ancora) brillare la musica italiana nel mondo. Terra di scienziati, di poeti, letterati…di musicisti e cantanti.

Giuseppe Verdi

Cosa possiamo dire su Giuseppe Verdi? Semplicemente che dominò il XIX secolo con la sua musica. Un compositore geniale, ma anche uomo che amava vivere la società, immergendosi tra gli ideali che la sorreggevano e creando legami forti e positivi. Mai partecipò attivamente alla vita politica del nostro Paese, ma nelle sue opere risuonano note che vanno a sottolineare le tensioni patriottiche del Risorgimento. Nelle composizioni di Giuseppe Verdi risuonano gli ideali di uguaglianza e solidarietà, pilastri portanti del periodo storico in cui è vissuto. Basta pensare al Nabucco, opera rappresentata nel 1842, interamente ispirata ai forti ideali del Risorgimento. Le composizioni di Giuseppe Verdi riuscirono, con incredibile semplicità, a far commuovere il pubblico italiano e non solo, accendendo il fuoco dell’entusiasmo in ogni singola persona. Ecco perché è possibile descrivere Verdi come geniale compositore italiano.

Le composizioni degli anni ’40 oscillavano tra i sempre presenti e vivi ideali patriottici e le più amare note che descrivevano i drammi personali di Verdi. Non entriamo nel merito, cioè nell’analisi delle sue composizioni (non possiamo assolutamente trasformarci, con uno schiocco di dita, in esperti della musica), ma le sue opere, tra le quali possiamo ricordare il Rigoletto, il Trovatore e la Traviata, riescono a far emozionare tutti, anche chi non ha alcuna dimestichezza con note, pentagrammi e tutto ciò che completa questo affascinante mondo. È risaputo: la musica riesce ad unire tutti, la musica è per tutti.

Gli ideali del Risorgimento lasciarono spazio, nella Messa da requiem (ispirata dalla morte di Alessandro Manzoni), a quelli del primo Romanticismo. In seguito, Giuseppe Verdi si lasciò letteralmente conquistare dalle opere di William Shakespeare: bellissime le sue composizioni Otello e Falstaff. La sua musica maturò: riuscì a creare delle forme drammaturgico-musicali perfette per la narrazione. Un qualcosa di unico, incredibile, immenso e meraviglioso. Morì nel 1901.

Museo Giuseppe Verdi

Un giretto a Parma e dintorni? È obbligatorio!

Non si può rinunciare alla visita della bellissima Villa Pallavicino, una delle costruzioni più belle di tutto il territorio che dolcemente abbraccia la città di Parma. Caratterizzata dalla pianta a cinque moduli a scacchiera, che riprende le linee dello stemma dei Signori di Busseto, rappresenta uno dei luoghi della cultura del turismo dell’Emilia Romagna. Iniziata nel ‘500, venne poi modificata nel ‘600 e agli inizi dell’Ottocento. Varcato l’ingresso si entra in un mondo affascinante, quasi surreale: gli affreschi di Evangelista Draghi, Ilario Spolverini e Pietro Rubini danno il benvenuto al visitatore, guidandolo fin negli ambienti che ospitano il Museo Nazionale Giuseppe Verdi. Al suo interno è stato ricreato in affascinante percorso, lungo il quale è possibile ascoltare le seducenti note della musica del grande compositore e ammirare una scenografia mozzafiato, che catapulta l’osservatore in una realtà non troppo lontana dalla nostra, ma dai raffinati caratteri ottocenteschi. Una vera e propria immersione in un mare cristallino dove le onde hanno lasciato il posto alle più dolci note. Incantevole l’immenso giardino che circonda la Villa.

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Villa Pallavicino Busseto-Parma. Lo splendido edificio che ospita il Museo Giuseppe Verdi (By Renaud Camus from Plieux, France [CC BY 2.0 ], via Wikimedia Commons)

Luciano Ligabue

Musica, musica e ancora…cinema! Il famosissimo Luciano Ligabue è un grande artista che porta alta la bandiera della più bella musica italiana a livello internazionale. Una delle facce più conosciute nel mondo del rock italiano, all’interno del quale ha deciso di sedere sul trono del protagonista assoluto. Nato a Correggio, sin da giovanissimo ha iniziato a far girare nella dolce aria della sua amata regione bellissime note, come frecce scagliate lontano dalla sua inseparabile chitarra. La sua carriera da cantante e musicista è iniziata con gli Orazero, per poi giungere al massimo successo con il suo singolo Balliamo sul mondo?

Era il 1990, quando Luciano Ligabue fu spinto da Pierangelo Bertoli da un alto trampolino. Una, due, tre capriole carpiate e un ingresso in acqua da 10. Tuffatosi nella piscina del successo, il grande Luciano ha deciso di non uscire più. Diversi anni a nuotare tra i sempre più numerosi fan, per poi decidere di tuffarsi nuovamente: nel 1995, con Buon Compleanno, Elvis, riesce a scalare le classiche italiane della musica, restando per circa 70 settimane nella parte alta della classifica degli album più venduti. Tanta buona musica, successo dopo successo, ma anche cinema. Radiofreccia, suo primo film, è stato premiato con tre Nastri d’Argento. Un altro grande tuffo, questa volta nel mare del cinema, all’interno del quale ha deciso di nuotare in compagnia di due David di Donatello, uno per il “miglior regista esordiente”, l’altro per “la migliore colonna sonora”.

La carriera di Luciano Ligabue continua a correre sui dritti binari di un incredibile successo, accompagnato dall’entusiasmo sempre crescente dei tantissimi seguaci, che nel rocker italiano hanno, fin da subito, visto brillare una grande stella. Più di dieci album e tantissime canzoni che ininterrottamente vengono passate in radio.

Luciano è amato dai giovanissimi e non solo. Proprio nella sua bellissima Emilia Romagna, a Reggio, ha tenuto uno dei suoi più grandi concenti, Campovolo, dove a festeggiare i suoi 15 anni di attività c’erano circa 180.000 spettatori. Cosa dobbiamo aspettarci ancora da questo artista? Chissà, ma sicuramente ancora lascerà tutti a bocca aperta.

Zucchero

Chiudiamo la lista (per adesso) dei personaggi famosi dell’Emilia Romagna con un altro cantante di fama internazionale: Adelmo Fornaciari, conosciuto come il grande Zucchero, soprannome dato dalla sua maestra delle elementari.

È lui l’altro big della musica rock italiana, che insieme al prima citato Ligabue, ha arricchito straordinariamente il mondo della musica. Amato in Italia e nel mondo, ha regalato a tutti sonorità molto particolari, a tratti delicate, a volte graffianti e dal tono blues.

Il cappellaio matto (the italian mad hatman, così è conosciuto all’estero, per la sua grande passione per i cappelli), ha accompagnato, in concerti che non è possibile descrivere a parole, ma che era obbligatorio vivere in prima persona, le più grandi star interazionali. Anche per lui un successo destinato a restare immortale. Tante altre sorprese tirerà fuori dai suoi bellissimi cappelli. Noi siamo qui, pronti a cantare le sue vecchie canzoni e ad ascoltare quelle nuove.

 

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3 Replies to “Personaggi famosi dell’Emilia Romagna”

  1. E Secondo Casadei? Fondatore dell’omonima popolare orchestra ed autore fra mille brani di “Romagna mia”?

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