Nel cuore della Basilicata: la storia dell’immortale Venosa

Più di una volta abbiamo etichettato la Basilicata come una regione tutta da scoprire, che ama stare in silenzio e che custodisce gelosamente le ricchezze di un territorio ricco di storia, cultura e animato da bellissime tradizioni.

Un silenzio voluto, un silenzio imposto.

Voluto dalla gente locale, che non ama fare troppa pubblicità e mettersi in mostra; imposto dalla supremazia economica di altre regioni italiane ben più grandi e che hanno saputo meglio commercializzare il loro nome.

Ma, la Basilicata è ricca e tra i suoi tesori c’è proprio la città di Venosa. Un nome che deriva, secondo una prima ipotesi, dalla sua fondazione in onore della dea dell’amore, Venere. Infatti, non è questa l’unica origine del nome Venosa, poiché si fa riferimento diretto anche al suo territorio e a ciò che lo stesso offre. Vinosa, per l’abbondanza degli ottimi vini che sin dall’antichità qui sono stati prodotti o ancora ventosa, per il ventilato clima.

Certo è il fatto che tale nome venne attribuito a questa antica realtà urbana lucana dai Romani nel 291 a.C., quando ne fecero una loro importante colonia.

Una colonia che non incontrò molti ostacoli per quanto riguarda la sua espansione in termini di importanza economica, poiché una delle principali stazioni della via Appia.

A questa splendida città lucana, che immutato a lasciato il suo antico fascino, è collegato il nome del grande poeta latino Orazio, nato nel 65 a.C. proprio in questa sperduta terra, alla vista di molti, ma preziosa culla della cultura alla vista dei più attenti osservatori.

Statua di Orazio a Venosa (foto D.N.R. CC)

Tantissimi sono gli scavi archeologici a testimonianza delle antichissime origini di Venosa: culture, religioni e diversi modi interpretare l’arte qui si son susseguiti con una velocità incredibile e ininterrottamente. Sanniti, Romani, Ebrei, Goti, Longobardi, Saraceni, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli: tanti popoli, un’unica terra, una sola città. Basta questo per capire l’importanza storica di questa cittadina.

Un fascino storico, antico, molto lontano da quanto la moderna società ci ha abituato a vedere, ma che mai perde il suo fascino, sempre attuale e seducente.

Cosa vedere a Venosa? Forse, è meglio domandarsi cosa non vedere a vedere a Venosa, per risparmiare un po’ di tempo. Infatti, è lunghissima la lista delle meraviglie architettoniche e artistiche che vivono nella città, mentre con un’unica parola è possibile riassumere cosa non vedere: niente. Proprio perché tutto merita di essere dolcemente osservato.

Un giro turistico nella storica Venosa: ecco cosa vedere

Venosa è un libro aperto e le sue costruzioni rappresentano le pagine da sfogliare per rileggere una storia incredibile, affascinante e così importante e viva da rendere incerto il presente. No, Venosa non è la città adatta a chi cerca il divertimento più sfrenato, i locali e tutto ciò che offre la chiassosa modernità dell’apparenza.

No, Venosa è molto di più. È storia, è cultura, è arte. Si entra in città in punta di piedi, in silenzio e con le orecchie pronte a captare qualsiasi informazione e gli occhi pronti fotografare e salvare nella propria mente le immagini più belle.

Da non perdere assolutamente è il grande scavo archeologico dove è possibile ammirare le terme romane, resti di domus private e un anfiteatro. Tra i resti delle diverse costruzioni spiccano quelli della domus patrizia detta Casa di Orazio.

Ma, non è tutto: catacombe ebraiche con diversi ipogei scoperti nel 1853 e un sito paleolitico di circa 600mila anni fa.

Quando si dice che a Venosa è possibile fare un vero e proprio viaggio nella storia non è solo per dire, ma è davvero così. Basta stare immobili e voltare semplicemente lo sguardo per ripercorrere le più importanti tappe della storia della città.

Il Castello (foto generale lee CC BY-SA 3.0)

Ben visibile è la grande mole del Castello Aragonese del 1470, che veglia sulla parte più antica della città. Una rude fortezza trasformata dalla famiglia Gesualdo in una elegante e signorile dimora.

Sicuramente è una costruzione che cattura l’attenzione e che permette di sognare sulle note del “Principe dei Musici” (Carlo Gesualdo da Venosa), ma il simbolo della città resta la chiesa Incompiuta della Trinità. Stiamo parlando del grande complesso dell’abbazia della Santissima Trinità, di cui l’Incompiuta ne fa parte, una delle più potenti abbazie del Meridione d’Italia.

Gli abati benedettini, nonostante la sua già grande struttura ritennero di ampliarla ulteriormente, forse per dare alla luce un’unica importante basilica. Prima il grande progetto, poi i lunghi lavori. Ma, la chiesa Nuova restò Incompiuta.

L’Incompiuta, la grande chiesa mai ultimata (generale lee CC BY-SA 3.0)

Non è questa l’unica chiesa presente in città: si consiglia anche di visitare la Cattedrale di Sant’Andrea del ‘500, la chiesa di San Filippo Neri del ‘600 e quella dedicata a San Rocco, a cui la comunità deve tanto, proprio perché liberata dal Santo dalla peste nel 1500.

Passeggiare all’ombra di tali edifici storici è davvero piacevole e la tranquillità completa un quadro già perfetto di suo. Passeggiando per il centro cittadino ci si imbatte nelle belle fontane quali l’angioina e la fontana del ‘400 di San Marco e nei palazzi dalle facciate eleganti. Tra questi ultimi spiccano per l’architettura ricercata e l’armonia delle forme il Palazzo Calvino, il Palazzo del Balì (sede dell’ordine religioso dei Cavalieri di Malta) e il grande Palazzo Rapolla del XVII secolo.

Venosa, terra del buon vino: assaporiamo un calice di Aglianico del Vulture

È da pazzi andare a Venosa e non gustare almeno un calice del nettare pregiato che i vigneti lucani offrono. Questa è la terra di uno dei vini più apprezzati dalla gente lucana, del sud Italia, dell’intera penisola e da tutti coloro che amano sorseggiare del buon vino. Ogni goccia di questo vino, l’Aglianico del Vulture, racchiude in sé secoli di storia e tutti i profumi di una terra amica, genuina e ricca di tradizioni.

L’Aglianico del Vulture è un vino dalla millenaria storia. “Nessuna poesia scritta da bevitori di acqua può piacere o vivere a lungo. Da quando Bacco ha arruolato poeti tra i suoi Satiri e Fauni le dolci Muse san sempre di vino al mattino”. Questo è quello che scrive Orazio nella sua Ars Vivendi, andando ad esaltare proprio lo stretto rapporto che intercorre tra la vite e la vita. Una vera e propria cultura del vino, bevanda dal grande sapore e dalle nobili origini. E, quale vino se non l’Aglianico del Vulture può descrivere al meglio tale rapporto?

A Venosa, così come in tutto il territorio lucano che ospita questa splendida cittadina, l’arte del bere bene è davvero molto sentita. È una delle tradizioni più apprezzate e che ha permesso a questa terra di venir fuori dal suo guscio e di mostrarsi in tutto il suo splendore dinanzi agli occhi del mondo intero. Niente di esagerato, dato che l’Aglianico è citato tra i migliori vitigni d’Europa.

Un vino dal colore del rubino e dal profumo intenso e fruttato. Basta un sorso per far impazzire le papille gustative e donare loro una strana sensazione che deriva dalla sua morbidezza e dal suo calore. Un vino dalle eccellenti qualità che si manifestano grazie all’invecchiamento di un anno in botte e un anno in bottiglia: mai viene consumato prima. Due le denominazioni: DOCG Aglianico del Vulture Superiore e DOC Aglianico del Vulture.

È questo il vino simbolo di una terra di imperatori, briganti, castelli e cattedrali. È questo il vino che ha reso famosa la Basilicata nel panorama enologico italiano e fuori confine. È questo il vino che rispecchia il forte carattere della gente locale, che ama il territorio e che odia lo straniero usurpatore. L’Aglianico del Vulture è un altro tesoro lucano di inestimabile valore.

 Cosa fare a venosa: i principali eventi da non perdere

Sono diverse le manifestazioni da non perdere assolutamente a Venosa, che ripercorrono le sterrate stradine del passato e giungono sino alla modernità, ai nostri giorni. Tradizioni, cultura e folklore che si mescolano in un’unica soluzione di intrattenimento magico e piacevole. Eventi che animano la cittadina lucana e che regalano ai turisti e agli studenti la grande possibilità di visitare la città di Venosa e di divertirsi immersi nella tradizione locale e nella più antica cultura.

Tra i principali eventi è possibile menzionare:

  1. Certamen Horatianum: si svolge nel mese di maggio, non per le strade cittadine, ma al Liceo classico “Quinto Orazio Flacco”. I più bravi studenti dei licei classici di tutta Italia si sfidano a colpi di penna e vocabolario nella traduzione di un brano oraziano. Alla fine un commento di carattere linguistico e storico-letterario. Il Certamen Oraziano è stato inserito dal MIUR tra le migliori competizioni culturali scolastiche del territorio nazionale. I vincitori del Certamen Horatianum sono inseriti nell’Albo Nazionale delle Eccellenze pubblicato sul sito dell’INDIRE. Vincere questa competizione significa poter partecipare di diritto alle Olimpiadi Nazionali delle Lingue e Civiltà Classiche, sempre organizzate dal MIUR.
  2. Festa della Santissima Trinità: una grande festa religiosa di due giorni durante la quale si respira una forte devozione. Unitamente alle celebrazioni e ai diversi riti religiosi prende vita una storica fiera lungo le strade cittadine.
  3. Festa di San Rocco, Santo Patrono della città di Venosa: una suggestiva processione in onore del Santo, spettacoli musicali, luminarie e fuochi pirotecnici regalano a Venosa, il 16-18 agosto, un’atmosfera decisamente piacevole.
  4. Festa della vendemmia: come detto, Venosa è la città del vino, che sorge su di un territorio che accoglie tra le sue braccia i più spettacolari vigneti, capaci di dare alla luce non semplici vini, ma vere e proprie opere d’arte. La festa della vendemmia è uno dei più importanti appuntamenti enogastronomici non solo della città di Venosa, ma di tutto il territorio. È la giusta occasione per apprendere nel particolare il Rito della Vendemmia e assaggiare le eccellenze locali. Le manifestazioni principali si svolgono normalmente nel Castello Pirro del Balzo e nel Centro Storico. Un centro storico che si veste con i colori della tradizione, di arti e mestieri, e inondato dalle note di allegra musica popolare che dà la carica ai numerosi artisti di strada.

 

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