Santa Rita da Cascia

Tra i personaggi più famosi dell’Umbria troviamo Margherita. Secondo gli studi più autorevoli, che si son basati sui pochi dati a disposizione, Santa Rita è nata a Roccaporena (Cascia) ed era l’unica figlia di Antonio Lotti e Amata Ferri. Margherita era una ragazza molto mite, che assecondava sempre il volere dei genitori, molto credenti.

All’età di soli 16 anni si sposò con il nobile Paolo Mancini: un matrimonio che era stato programmato già da molto tempo, proprio come si era soliti fare in quel periodo. Purtroppo, il marito venne brutalmente ucciso, ma Margherita riuscì a perdonare gli assassini del suo amato. Cosa che non riuscirono a fare i suoi due figli, i quali cominciarono a nutrire il loro animo con un forte desiderio di vendetta. L’educazione che margherita aveva ricevuto dai suoi genitori si basava totalmente sulla non violenza e sul perdono: così la donna arrivò addirittura a desiderare la morte dei figli, piuttosto che vederli macchiati di un così atroce atto.

Pochi anni dopo, entrambi i figli si ammalarono e morirono. Margherita decide allora di entrare nel Monastero di San Nicola da Tolentino, ma l’ingresso le fu negato, forse a causa delle sue vicende familiari e del suo status di vedova. Una notta Margherita, secondo la leggenda devozionale, riuscì ad entrare nel monastero. Come fece? Volando.

Per 40 anni visse tra le mura del grande monastero, dedicandosi alla preghiera e abbandonando tutto il resto. Si narra che la sera del venerdì santo Margherita ricevette una spina della croce di cristo conficcata sulla fronte. Ma, sono tantissimi gli altri eventi miracolosi riferibili alla figura di Rita, che alla sua morte, nel 1447, cominciò ad essere venerata da un numero sempre maggiore di fedeli, che la cominciarono ad identificare come la “Santa degli impossibili”.  Ad esempio, si narra che il giorno del battesimo sarebbero apparse api bianche sulla sua culla, api nere al suo letto di morte, una rosa rossa fiorita in inverno vicino a casa sua e due fichi sull’albero del suo giardino.  La sua beatificazione è avvenuta nel 1627 per volere di Urbano VIII, vescovo di Spoleto. Nel 1900 Leone III la canonizza come Santa.

Il Santuario di Santa Rita è la meta principale per chi arriva a Cascia e vuol ripercorrere la storia della giovane Margherita, divenuta poi Santa. Una struttura molto caratteristica e di grandi dimensioni, all’interno della quale è possibile visitare anche la Cappella dedicata a Santa Rita e dove giace il suo corpo. Nella cella dove morì si trova il sarcofago, lo stesso dove Santa Rita fu deposta nel 1447. Il monastero si trova sulla sinistra della basilica e all’interno è possibile ammirare le tante testimonianze relative alla vita della Santa.

San Francesco d’Assisi

Francesco nacque ad Assisi nel 1182. Figlio di un ricco mercante di stoffe decise di spogliarsi di tutti i suoi averi e far voto di povertà. Il padre provò in ogni modo a far ragionare il figlio, il quale poteva condurre una vita agiata, ma mai riuscì a far cambiare idea a Francesco.

Una decisione che fu presa in seguito ad un particolare evento. Una notte, mentre si trovava in uno stato di dormiveglia, Francesco udì una voce: «Chi può meglio trattarti: il Signore o il servo?». Rispose: «Il Signore». Replicò la voce: «E allora perché abbandoni il Signore per il servo?» 

Francesco trascorse circa un anno nella solitudine, nella preghiera, nel servizio ai lebbrosi, fino a rinunciare pubblicamente, come detto accennato in precedenza, all’eredità paterna. Francesco vestì l’abito da eremita e cominciò a dedicarsi non solo alla cura dei malati e all’assistenza dei bisognosi, ma anche al restauro materiale di alcune chiese in rovina del territorio di Assisi. Infatti, nuovamente una voce gli disse «Francesco va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».

Nel 1208, attirati dal suo modo di vita, si associano a Francesco i primi compagni e con essi nel 1209 si reca a Roma per chiedere a Innocenzo III l’approvazione della loro forma di vita religiosa. Il Papa concede loro l’autorizzazione a predicare, riconoscendo, in quel momento e successivamente quando il numero dei seguaci di Francesco crebbero esponenzialmente, il nuovo Ordine Francescano.

Proprio ad Assisi sorge la Basilica di San Francesco, proprio nel luogo esatto ove il Santo aveva chiesto di essere sepolto.  Un edificio imponente che si compone di una parte inferiore (terminata in soli 2 anni) e in una parte superiore (terminata in 8 anni). Stimo parlando di uno dei luoghi di fede più importanti non solo per l’Umbria, ma per il mondo intero.

Basilica di San Francesco ad Assisi

L’edificio, che ha subito diversi interventi nel corso dei secoli, è oggi composto da due chiese sovrapposte: quella superiore dal gotico stile, luminoso e slanciato; quella inferiore a cui si accede attraverso un portale gotico del 200, più bassa ed austera. Impossibile non incantarsi ammirando gli affreschi di Giotto e di Simone Martini. Solo nel 1820 fu avviata la costruzione della cripta in stile neoclassico nella Basilica Inferiore. Il numero di fedeli che ogni giorno si reca nella splendida cittadina di Assisi, che ospita uno dei luoghi sacri più importanti di sempre, è davvero impressionante.

L’arte “grottesca” ed unica del Pinturicchio

Nato a Perugia nel 1454, Bernardino di Betto detto Pinturicchio rappresenta uno degli illustri artisti umbri, erede di una tradizione pittorica e miniaturistica di rilievo di eccellente portata.

Perché Pinturicchio? Forse, tale soprannome, oggi sulla bocca di tutti gli appassionati di arte di tutto il mondo, gli era stato conferito a causa della sua minuta statura. Fu allievo di un alto artista umbro (il Perugino, paragrafo seguente) con il quale collabora alla decorazione di alcune parti della Cappella Sistina in Vaticano.

Tra il 1492 e il 1495 il Pinturicchio dipinse l’appartamento di Alessandro VI Borgia in Vaticano e gli affreschi portanti a termine in questo edificio si vanno a sommare, per la qualità dello stile, unico e grottesco, ad altri lavori incantevoli, come la Pala di Santa Maria dei Fossi, la Cappella Eroli nel Duomo di Spoleto e la cappella Baglioni i Santa Maria maggiore a Spello. Sono davvero tantissime le opere del Pinturicchio e inserirle in una lista ben precisa è lavoro assai arduo, ma una cosa è certa: la sua arte è inimitabile, spettacolare, meravigliosamente unica. È lui uno dei massimi artefici della grande stagione rinascimentale che porta alla riscoperta della classicità. Bernardino di Betto muore a Siena nel 1513.

Il Perugino

Tra i personaggi famosi dell’Umbria è d’obbligo menzionare Pietro Vannucci detto il Perugino. Nacque a Città della Pieve nel 1450. Studiò a Firenze, dove l’arte di Botticelli, di Leonardo e di Piero della Francesca lo rapirono e alle opere degli stessi artisti si ispirò.

Nel 1478 fu chiamato a Roma da Papa Eugenio IV per decorare la cappella della Concezione, che oggi, purtroppo, è andata perduta; nel 1481 gli viene affidata la decorazione della cappella Sistina.
Qui dipinse quello che è considerato il suo capolavoro: La consegna delle chiavi, grande esempio di solennità classica.  In pochi anni la fama del Perugino raggiunse ogni angolo del nostro Paese e tantissimi furono i lavori commissionatigli in giro per l’Italia nelle principali città.

Consegna delle chiavi, Perugino 1481 (Wikimedia Commons)

La pittura del maestro si avvale di un preciso schema compositivo del loggiato su grossi pilastri e un tipo di personaggio femminile dal viso ovale con espressione serena e sorridente: elementi che si ritrovano nella quasi totalità delle sue opere.

Il Perugino morì a Fontignano nel 1523.

Tra le opere del Pinturicchio e del Perugino nella Galleria Nazionale dell’Umbria

Dal 1878, ai piani superiori dell’affascinante Palazzo dei Priori, sono custodite le importanti collezioni della Galleria Nazionale dell’Umbria. Una raccolta museale davvero straordinaria, sia per varietà che per il numero di testimonianze artistiche di un periodo che spazia tra il XIII e il XIX secolo.  

Andare a Perugia e non visitare questa meravigliosa Galleria d’arte è un qualcosa che non si può assolutamente perdonare. I preziosi lavori, gelosamente custoditi, rappresentano parte dell’immenso patrimonio ad uso didattico dell’Accademia di Perugia, fondata nel 1573. A tali tesori si aggiunsero altre opere donate da privati e sottratti alle corporazioni religiose soppresse.

Entrare nella Galleria Nazionale dell’Umbria significa fare un viaggio nel passato, tra opere di inestimabile valore, e regalare ai propri occhi l’emozione e unica di perdersi tra colori meravigliosi e affascinanti forme. Tutte le opere sono esposte in ordine cronologico, un modo perfetto per vedere come l’arte si sia evoluta e sia cambiata nel corso dei secoli.

Sono le sale 22-26 a attirare un numero incredibile di appassionati di arte e non solo. Qui son custodite alcune tra le più belle opere di Francesco di Giorgio Martini, del Perugino e del Pinturicchio. Tra le opere del Perugino qui conservate è possibile menzionare: Storie di San Bernardino e il Polittico di Sant’Agostino. È impossibile descrivere queste meraviglie, così come è molto difficile farlo per quelle del Pinturicchio: Pala di Santa Maria dei Fossi, anno 1496-1498, tecnica ad olio su tavola e su tela, 512 x 314 cm; Sant’Agostino tra i flagellanti, 1500, tecnica ad olio su tela, 115 x 83 cm.

È impossibile non restare a bocca aperta dinanzi a opere come queste!

Le Laudi di Jacopone da Todi

Jacopone da Todi (Jacopo de’ Benedetti) nasce a Todi da una nobile famiglia nel 1230. Studiò giurisprudenza a Bologna e nella stessa città si avvia alla carriera notarile.

Secondo la tradizione nel 1268, la moglie muore accidentalmente nel crollo di un pavimento. Grande fu il dolore per Jacopone, che cambiò radicalmente quando scoprì che la moglie faceva uso di particolari strumenti di penitenza come il cilizio.

Fu un duro periodo per Jacopone, che abbandonò il lavoro e si allontanò dalle persone che da sempre gli erano state accanto, per iniziare un percorso di pubblica penitenza e umiliazione. Tanti furono gli atti di pura follia di Jacopone.

Nel 1278 entra nell’Ordine francescano come frate laico. Jacopone è oggi ricordato per le sue bellissime opere, tra le quali spiccano per qualità le “Laudi”, per qualche verso assimilabili al Cantico delle Creature di San Francesco. Ma, nei componimenti di Jacopone da Todi si nota un tono meno lieto e mistico di quello utilizzato da San Francesco, forse perché Jacopone aveva quasi perso lo slancio mistico e l’armoniosa visione del mondo in generale. A dominare è infatti un tono di dolore, frutto delle sventure che hanno contrassegnato la vita dello stesso autore.

Il luogo che ha dato i natali a Jacopone è nota come la città più vivibile al mondo ed è un vero e proprio gioiello umbro. Una città medievale molto elegante, che dall’alto di una collina domina la valle del Tevere. Una piccolissima realtà urbana custodita da tre cerchia di mura, etrusche, romane e medievali e nei cui sotterranei si trova una città invisibile (le Cisterne Romane, oltre 5 chilometri di cunicoli e gallerie che comprendono più di 30 cisterne preromane, romane e medievali e 500 pozzi di varie epoche, formano il ricchissimo patrimonio sotterraneo della città).

Piazza del Popolo a Todi (foto Rutger Blom CC BY-NC 2.0)

Todi si trova a pochi chilometri da Perugia e da Assisi ed è un borgo da visitare a tutti i costi, dove si respira un’atmosfera magica e dove sono davvero tantissime le cose da vedere. Piazza del Popolo è il vero cuore pulsante della cittadina, il cui centro storico è davvero affascinate. Piccole viuzze che circondano gli storici edifici e lungo le quali sorgono antiche botteghe di abili artigiani. Una città che può essere tranquillamente visitata in una sola giornata e che offre la possibilità di ammirare edifici meravigliosi, tra cui il Duomo del XII secolo, costruito sui resti di un antico tempio dedicato ad Apollo. Non perdete l’occasione di visitare il Tempio della Consolazione, costruito nel XIV secolo su progetto di Bramante. Al suo interno si trova un’antica immagine della Madonna, che secondo la tradizione era miracolosa.

Todi è un borgo incantevole, massima espressione della bellezza di una regione che ha davvero tanto da offrire e che, come in questo caso, custodisce piccoli tesori di inestimabile valore.

 

 

 

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