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Quinto Orazio Flacco e la splendida Venosa
Tra i personaggi famosi della Basilicata è d’obbligo menzionare il grande poeta Quinto Orazio Flacco, nato nella bella cittadina di Venosa nel 65 a.C.
Grazie ai sacrifici del padre e della madre, Orazio riuscì da giovane a frequentare le migliori scuole romane di grammatica e retorica, che gli hanno permesso di forgiare la sua grande maestria con le parole.
Chi è Quinto Orazio Flacco e perché è menzionato tra i personaggi più famosi della Basilicata? Orazio è un letterato, un uomo di cultura, un abile oratore, nonché un poeta di altissimo livello. Un uomo completo sotto ogni aspetto, dalle mille e perfette sfaccettature.
Il grande poeta lucano, i cui versi resteranno immortali, completò la sua formazione ad Atene, dove sotto la guida di illustri accademici, peripatetici e epicurei, si appropriò della cultura più fine.
Tra le tantissime persone che apertamente manifestarono il loro apprezzamento per le composizioni di Orazio è possibile citare anche Virgilio, con il quale strinse amicizia.
Un rapporto molto stretto tra i due grandi poeti: Virgilio presentò Orazio a Mecenate, il quale fin dal primo momento apprezzò il modo di pensare e le composizioni del poeta lucano. Ecco che entra a far parte di una ristretta cerchia, che può essere definita come di intellettuali d’élite.
Fu questo il periodo più ricco della produzione di Quinto Flavio Orazio, tra le cui principali opere rientrano: Epodi, Satire, Odi, Epistole, Il Carmen saeculare, Epistola ai Pisoni o Ars Poetica. Orazio morì a Roma l’8 a.C. e la sua tomba si trova sull’Esquilino accanto a quella di Mecenate.

Quinto Orazio Flacco è il lucano più famoso in assoluto, dato che la sua grande fama riecheggia da un lontano passato ed è destinata all’immortalità. Venosa, città d’origine del grande uomo di cultura e apprezzatissimo poeta, si trova in una zona della Lucania dalle caratteristiche uniche.
La Basilicata di Orazio è una terra di piccoli borghi arroccati sui poggi, che si alternano con regolare cadenza a cittadine adagiate su ampie vallate. Grandi aree metropolitane?
Qui non ce ne sono. È il silenzio a dominare tali luoghi, le tradizioni contadine e una cultura legata alla semplicità. La Terra di Orazio (Venosa e dintorni) è una terra dove oggi è forte il turismo, una terra che sa sempre sorprendere e che è in grado di impressionare in modo forte il visitatore.
La stupenda Venosa è situata su di uno sperone di origine vulcanica ed è ricca di siti archeologici, testimonianza delle diverse fasi storico-culturali che hanno interessato la città. È davvero bello perdersi tra i vicoli e i porticati del centro storico tra le botteghe degli artigiani locali.
Da visitare è anche un particolare sito risalente al I secolo d.C.: è questa la Casa di Quinto Orazio Flacco. Una struttura caratterizzata da ambienti termali, ampi spazi e salotti tipici di una casa patrizia, con una facciata che riprende lo schema costruttivo e lo stile romano (rivestimento con mattoni a legatura reticolata).
Seguendo le orme di Orazio è possibile addentrarsi in una parte della Basilicata davvero suggestiva, avara, dura, ma spettacolare e indescrivibile.
Il “poeta ingegnere” Leonardo Sinisgalli
Altro illustre personaggio lucano è il grande Leonardo Sinisgalli (nato a Montemurro nel 1908), meglio conosciuto come il “poeta ingegnere”.
Un uomo dall’immensa cultura, che sin dalla giovanissima età ha mostrato la sua grande propensione allo studio e ha dimostrato il tutto ottenendo la media più alta della ragione Campania, dove era andato a studiare (precisamente a Caserta).
Leonardo Sinisgalli ha frequentato l’università di Roma, facoltà di Matematica, dove i corsi di analisi, geometria e matematica lo stregarono letteralmente. Una grande passione si scatenò in lui. Dopo due anni, in seguito ad una piccola crisi personale, decide di cambiare corso di laurea, iscrivendosi alla facoltà di ingegneria.
Ma, perché “poeta ingegnere”? Leonardo conseguì con ottimi voti la laurea in ingegneria, ma il suo percorso di studi non fu caratterizzato solo da numeri. È la poesia la seconda grande passione di questo grande e famoso personaggio della Basilicata. È Sergio Corazzini, il più struggente dei poeti crepuscolari, a rapire letteralmente il cuore di Sinisgalli.
La carriera di Leonardo Sinisgalli fu davvero brillante, lavorando tra Milano e Padova come ingegnere e pubblicitario, in collaborazione con aziende del calibro di ENI, Olivetti, Finmeccanica e tante altre ancora. Tutto questo senza abbandonare la poesia, ma continuando a scrivere bellissimi versi caratterizzati da generale inquietudine. Infatti, la poesia di Sinisgalli è circondata da un grande alone di amarezza generale, dovuta sia ai difficili anni in cui è vissuto, sia dalla sua condizione di emigrante (spesso nei suoi versi c’è un chiaro riferimento alla sua infanzia, a quella terra e a quel modo di vivere, che tanto gli manca).
Il “poeta ingegnere” muore a Roma il 31 gennaio 1981: la sua salma riposa nel cimitero di Montemurro, nella cappella di famiglia che lui stesso aveva progettato.
Casa delle Muse
In suo onore nel 2013 è stata inaugurata la Casa delle Muse (Fondazione Leonardo Sinisgalli), proprio di fronte alla piccola casa dove nacque il poeta. Tale edificio non è né una casa museo, né uno spazio immobile e celebrativo, ma uno spazio dove la cultura può viaggiare libera, mutando la sua forma, in quello che è un ambiente imperfetto, ma vivo. Un ambiente mutabile pronto ad accogliere qualsiasi forma di ispirazione.
Una sorta di piazza della creatività, da riempire con idee, progetti e opere d’arte di tutti. Ma, la Casa delle Muse è anche Centro di documentazione sinisgalliana. In due sale sono conservati i suoi libri, 3.000; i suoi disegni; le sue pubblicità; gli attrezzi del suo lavoro (la scrivania, la macchina da scrivere); le Riviste che ha fondato e diretto (Pirelli, Civiltà delle Macchine, La botte e il violino); le sue poesie ed altro ancora. E poi c’è “La soffitta di Casa Sinisgalli”, che raccoglie il materiale ritrovato nella soffitta della famiglia Sinisgalli: fotografie, documenti, oggetti, libri e riviste dagli anni venti agli anni Quaranta. Un viaggio nel cuore della Basilicata, terra amata e mai dimenticata dal grande poeta ingegnere.
Rocco Scotellaro: “la cultura è vita”
Poeta, scrittore, politico e contadino: questo è stato Rocco Scotellaro. Un grandissimo uomo di cultura, che non è riuscito a portare a livelli ancora più alti la sua figura di uomo e letterato, perché troppo legato alle vicende politiche della sua regione.
Rocco Scotellato nasce nel cuore della Basilicata, precisamente a Tricarico (1923) e morì a soli 30 anni a Portici. Grande studioso, fu mandato dal padre a studiare in Campania, per poi traferirsi nei principali centri di cultura sparsi lungo lo stivale italiano. Ma, la Lucania era rimasta nel suo cuore e non riusciva ad abbandonare i suoi pensieri. Alla morte del padre decise di rientrare nella sua terra d’origine, cominciando il suo lavoro politico e sociale. Si schiera dalla parte dei più deboli: i contadini, troppo spesso sfruttati e malpagati. Rocco Scotellato aveva un unico scopo, quello di ridonare dignità, lavoro e giustizia ai contadini. Cominciò la sua lotta partendo da una precisa idea: organizzazione. Lotta, si impegna e scrive: le poesie e i racconti di Rocco Scotellaro diventano sempre più.
I contadini cominciarono a fidarsi sempre più di questo giovane ragazzo, il quale stava dando voce ad una parte del popolo fino a quel momento muta. Riuscì a trasmettere a tutti che la cultura è azione, ma soprattutto vita. La poesia come mezzo di trasporto per giungere ad una condizione di vita migliore, non solo dal punto di vista dell’intelletto. Con le parole è possibile richiedere ciò che concretamente si desidera.
Poeta Rocco Scotellaro
Rocco Scotellaro fu eletto sindaco (il più giovane d’Italia) e nel frattempo la sua produzione letteraria continua e gli apprezzamenti arrivano da tutta Italia, specie da colleghi e critici che scoprono un vero talento: Montale, Carlo Levi, Manlio Rossi-Doria, Amelia Rosselli. Scotellaro decise di far conoscere i problemi sociali del Mezzogiorno coinvolgendo non solo intellettualmente ma anche fisicamente queste illustri figure del mondo della cultura. Grande intuizione quella di Scotellaro: il suo invito fu accettato da tantissimi personaggi illustri, tra i quali è possibile ricordare Henri Cartier Bresson, che fotografò le reali condizioni della gente lucana, e Adriano Olivetti che si impegnerà nel risanamento di Matera, città vergogna d’Italia (oggi capitale della cultura 2019).
Il genio letterario del politico-contadino- poeta Scotellaro lo si ritrova nella sua più sublime forma nella sua amatissima opera L’uva puttanella, che se pure di senso compiuto e maturo rimarrà incompleto a causa della sua morte.
Semplicità: è questa una delle parole che descrive al meglio la figura di questo illustre uomo di cultura che rientra tra i più amati personaggi famosi della Basilicata. Anche la sua casa è decisamente semplice: una umile abitazione che si affaccia direttamente sulla strada. È emozionante entrarci: il portoncino immette su una scala interna che porta alla stanza dove il poeta studiava, componeva e meditava. Poco più avanti della casa, in via Rocco Scotellaro, la bottega del padre ciabattino.
Recarsi qui, a Tricarico, per visitare i luoghi del grande Rocco Scotellaro è una grande occasione per ammirare tutta la bellezza dei Sassi di Matera. Una città scavata direttamente nella roccia, nel tufo. Le case scendono giù lungo un pendio, anzi, le case sono il pendio. Uno spettacolo davvero suggestivo. E poi, labirinti sotterranei e piccole caverne, ancora oggi utilizzate per conservate il vino o l’olio. Di notte i Sassi di Matera, con le poche e fioche luci pubbliche, si trasformano in uno spettacolare presepe.

Carlo Gesualdo da Venosa: “il Principe dei Musici”
Nacque a Venosa l’8 marzo 1566 da Fabrizio II e da Geronima Borromeo, sorella di San Carlo. Studiò a Napoli e fu compositore di madrigali e musica sacra, oggi conosciuti in tutto il mondo. Una passione per la musica che lo aveva contagiato sin dalla tenera età: a soli 19 anni pubblicò il suo primo mottetto.
Nel 1560, a soli 20 anni si sposò con la cugina Maria d’Avalos (26 anni), di stirpe reale spagnola. Carlo era troppo giovane per sposarsi e troppo innamorato della musica, tanto da trascurare la bella moglie. Quest’ultima sentendosi sola e non più amata si gettò tra le braccia del duca d’Andria Fabrizio Carafa.
Ma, i due amanti, nella notte fra martedì 16 e mercoledì 17 ottobre 1590 vennero colti in flagrante nella camera da letto. La reazione di Gesualdo da Venosa non fu tra le più pacate: trucidò barbaramente i due amanti.
Per sfuggire alla vendetta delle rispettive casate e famiglie, Gesualdo lasciò Napoli, dove si era trasferito dopo le nozze, e si barricò nella Fortezza di Gesualdo. Qui rimase per circa 17 anni, impegnandosi per rendere sempre più ricco e bello il paese campano di Gesualdo. Furono questi gli anni della massima e più bella produzione musicale del grande maestro. La sua mente poteva lavorare tranquillamente, lontano dalla sua terra natia, Venosa, e da tutte le sue conoscenze.
Il 20 agosto 1613 gli giunse da Venosa la notizia della morte accidentale dell’unico figlio Emanuele, nato dal matrimonio con Eleonora d’Este, cugina del duca di Ferrara Alfonso II. Un dolore troppo forte, che lo portò alla morte l’8 settembre dello stesso anno.
Il castello di Gesualdo
Ci allontaniamo di pochi chilometri dalla Basilicata e andiamo nella confinante Campania, per visitare uno dei luoghi più importanti della vita del grande compositore lucano: Il castello di Gesualdo, che si trova in provincia di Avellino. Si erge maestoso sulla collina che domina la “Città del Principe dei Musici” (in onore di Carlo Gesualdo), mostrandosi come il tipico esempio di ambiente architettonico feudale. Una imponente costruzione rimasta intatta nel tempo, che tutt’oggi si manifesta in tutto il suo antico e suggestivo splendore.
Il perimetro è delimitato da quattro torrioni circolari con cortine cinte da rivellini e con corte centrale: un vero e proprio gioiello dell’architettura di quei tempi, che oggi ha raggiunto un valore inestimabile. Oggi in una delle splendide sale è ubicato il museo degli strumenti musicali, una mostra permanente legata al mondo della musica, con precisi riferimenti alla vita del grande Carlo Gesualdo.