Il grigio delle montagne che si mescola al blu del cielo: lo spettacolo naturale di Pietrapertosa

La Basilicata è una terra meravigliosa, che nasconde veri e propri angoli di paradiso: il piccolo borgo di Pietrapertosa ne è un esempio.

A circa 1088 metri sul livello del mare, questa piccola realtà, immersa nella natura più selvaggia, riesce a regalare emozioni difficilmente descrivibili.

Due sono i colori dominanti: il grigio delle rocce delle spettacolari Dolomiti Lucane e l’azzurro del cielo. Il verde della natura, che rigogliosa si manifesta in tutta la sua bellezza, non fa altro che aumentare il valore di un dipinto straordinario.

Pietrapertosa si presenta con la forma di un antico anfiteatro, con il suo rude ma sempre affascinante aspetto di roccaforte. Un piccolissimo borgo, che di diritto si è conquistato un posto nella categoria dei “borghi più belli d’Italia”, adagiato su spettacolari creste rocciose. Un piccolo gioiello incastonato nelle montagne, che sembrano proteggerlo e, forse, quasi nascondere.

Stiamo parlando di un borgo dal valore inestimabile, dove storia, antiche tradizioni e natura hanno creato un mix unico di indescrivibile bellezza. Non è facile raggiungere Pietrapertosa (le strade non sono tra le più agevoli), ma l’impatto, dopo diversi chilometri di curve, tra montagne dalle caratteristiche uniche, è spettacolare.

Per raggiungere l’abitato è necessario passare sotto una grande massa rocciosa.

Ecco che appare lì, in silenzio, solitario. Timore e meraviglia: ecco cosa si prova quando per la prima volta il borgo di Pietrapertosa appare dinanzi ai propri occhi.

Un borgo isolato, letteralmente immerso nella natura (foto Basilicata Turistica CC BY-NC-ND 2.0)

La natura è la regina di questo piccolo regno lucano e l’uomo non può far altro che chinare la testa dinanzi a cotanta bellezza e suggestivi paesaggi.

Il silenzio è quasi assordante, interrotto dolcemente dai piccoli torrenti che scorrono veloci e dal fruscio del vento che fa muovere i tanti pini selvatici e tutte le altre specie vegetali che occupano l’intero territorio.

E poi, ci son loro, i falchi, che planano dolcemente e si divertono a creare nuovi percorsi sui tetti delle case.

L’Arabata, rappresenta la parte più antica e misteriosa, che ancora conserva le tracce del passaggio del popolo arabo. I ruderi del castello, con il trono della regina Costanza scavato nella roccia, completa questa fiabesca località.

La storia di Pietrapertosa

Prima di descrivere i principali passaggi della storia di Pietrapertosa, è d’obbligo aprire una parentesi: da dove deriva il nome di questo borgo?

Basta dividere il nome in due, Pietra-pertosa: l’immensa roccia che si trova all’ingresso del paese è stata letteralmente bucata, scavata, per aprire un passaggio. Ecco che il nome Pietra perciata (bucata), poi trasformato in pertosa, è stato utilizzato per identificare questa suggestiva realtà urbana.

Pietrapertosa significa “pietra forata”.

Come anticipato, la storia di questo bellissimo paesino lucano affonda le sue radici in tempi assai lontani. Il primo insediamento risale all’VIII secolo a.C., quando i Pelasgi costruirono le loro abitazioni nella parte più bassa.

La parte alta, invece, fu sfruttata per posizionare dei comodi ed efficienti posti di vedetta. La testimonianza più evidente del passaggio dei Greci è data dalla caratteristica forma del borgo: un anfiteatro naturale tra le rocce.

Circa tre secoli più tardi giunsero in terra lucana anche i Romani, che fecero di Pietrapertosa una curtis della III Regio. Poi, fu un susseguirsi di invasioni: Goti, Longobardi e Bizantini. Fu proprio un capo dei bizantini, che ribellatosi al governatore, chiese aiuto agli arabi, che occuparono il territorio per circa un quarto di secolo. Tracce del loro passaggio si trovano, come detto in precedenza, nella bellissima Arabata.

Il castello di Pietrapertosa, invece, è stato costruito dai Normanni. Ogni popolo ha contribuito a rendere questo borgo sempre più bello, impreziosendolo non solo con la costruzione di edifici, ma innestando sul suolo italico le radici di nuove tradizioni e di culture affascinanti.

A piedi nella natura: cosa vedere a Pietrapertosa

Si, la natura ha dato proprio il meglio di sé: il paesaggio che si apre a ventaglio attorno a Pietrapertosa è davvero straordinario. Sembra quasi che Madre Natura abbia indossato un paio di comodi guanti e, con in mano un enorme scalpello e un martello, si sia divertita a dare una forma particolare ad ogni singola roccia. La struttura portante del centro abitato è, infatti, la montagna stessa.

Panoramica di Pietrapertosa. Le montagne e il centro abitato (foto Basilicata Turistica CC BY-NC-ND 2.0)

Ci troviamo all’interno del Parco delle Dolomiti Lucane, uno dei luoghi più belli dell’intera Basilicata.

Tra le cose da vedere a Pietrapertosa non ci sono importanti edifici civili, ovvero lussuose dimore dei signori del passato, ma solo vecchie case incastonate nella pietra viva. Però, queste piccole case custodiscono il segreto passaggio per giungere in una parte nascosta e incantevole, il quartiere arabo.

Giunti nella parte più misteriosa e antica, l’Arabata, si nota che c’è qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri borghi italiani: i piccoli edifici sembrano essere nati dalla montagna, così come piccoli funghi sotto grandi alberi.

Gli arabi hanno costruito questo loro piccolo rifugio utilizzando una sorta di impianto urbanistico naturale. Le case e la roccia sono un tutt’uno. Passeggiare tra gli stretti vicoli mette letteralemnete i brividi e il respiro sembra venir meno a causa del grande stupore.

Da visitare sono la Chiesa Madre, dedicata a San Giacomo Maggiore e il bellissimo Convento Francescano.

La prima sorge nella parte alta e al suo interno sono custodite le tele del 1600 di Antonio Ferro, che insieme al bellissimo coro ligneo e gli affreschi della prima navata, impreziosiscono l’interno di questo antico edificio religioso.

All’interno del Convento Francescano, fondato nel 1474, è possibile ammirare altre spettacolari opere d’arte, come le tele di Filiberto Guma e del Pietrafesa, entrambe degli inizi del 1600, nonché il bellissimo polittico del ‘500 di Giovanni Luce da Eboli. Poi, sparse qui e lì tra i vicoli del piccolo borgo di Pietrapertosa si trovano numerose cappelle di modeste dimensioni, testimonianza della forte fede della popolazione contadina che ha abitato questi luoghi.

Del Castello normanno-svevo son rimasti solo i ruderi, ma la posizione dove lo stesso sorgeva è davvero degna di nota: dall’alto è possibile godere di un panorama mozzafiato, che si perde tra gli spuntoni rocciosi delle montagne e i tetti delle casine.

Tutt’attorno l’incantevole visione di una parte del Parco delle Dolomiti. Passeggiare in silenzio e farsi trasportare dalle emozioni: è questo il modo corretto per arrivare a toccare con mano l’anima selvaggia e storica di un paese spettacolare.

I resti del Castello di Pietrapertosa (foto Rocco Lucia CC BY 2.0)

Cosa fare a Pietrapertosa: “il Percorso delle Sette Pietre” e il Volo dell’Angelo

Pietrapertosa non è la meta per chi cerca il divertimento più sfrenato, tra locali e parchi divertimento. Rappresenta, invece, la destinazione ideale per chi ama scoprire nuovi borghi ed immergersi nei rilassanti colori e suoni della natura.

Il volo dell’angelo (foto Rocco Lucia CC BY 2.0)

Tra le cose da fare a Pietrapertosa, il Volo dell’Angelo sicuramente occupa il primo posto.

Un lungo cavo d’acciaio sospeso tra le montagne, che collega il borgo con il vicino paesino di Castelmezzano. Volare come le aquile e, allo stesso tempo, ammirare il paesaggio che scorre sotto i propri occhi: adrenalina pura per emozioni davvero forti.

Per chi, invece, ha paura di volare come un rapace tra le vette delle Dolomiti Lucane, c’è un altro modo, altrettanto affascinante, per raggiungere il vicino borgo di Castelmezzano.

A piedi è possibile immergersi nella natura grazie al “Percorso delle Sette Pietre”.  Si tratta di uno specifico progetto che recupera un antichissimo sentiero contadino (circa 2 Km), con dislivelli che vanno dai 920m di altezza ai 600 metri della valle del torrente Caperrino.

Le antiche leggende lucane prendono vita, poiché tutto il percorso trae ispirazione da storie popolari tramandate di generazione in generazione e che si ritrovano nel testo “Vito ballava con le streghe di Mimmo Sammartino”.

Non si tratta di una semplice passeggiata, ma si entra nel vivo di una storia affascinante, con forme visive, sonore ed evocative. Le tradizioni e le leggende popolari sono state letteralmente incise sulla pietra.

Le tappe sono 7: destini, incanto, sortilegio, streghe, volo, ballo, delirio. Ognuna prevede uno spazio allestito che accoglie un’opera artistica, che riporta il visitatore al passo specifico del racconto. Il tutto in una cornice davvero suggestiva.

C’è una storia di pietra lunga duemila metri e anche di più.
E’ una storia di racconti e di visioni.
Di segni impressi lungo il percorso delle sette pietre.
Dice di quelle donne, le masciare, che si ungevano con l’olio fatato raccolto nella cavità di un albero di ulivo.
Dice di quando attraversavano la notte sulla groppa di cani bianchi.
Dice di Vito, il contadino, e di quando, preso da fattura d’amore, ballava con le streghe” …

Una tappa del Percorso delle Sette Pietre (foto Mboesch CC BY-SA 4.0)

Pronti a conoscere la storia delle streghe della Basilicata? Una terra troppo spesso sottovalutata, ma che rappresenta uno scrigno che conserva tesori di inestimabile valore. Piccoli e suggestivi borghi immersi in una incontaminata natura, che sempre viene osannata dalle tradizioni locali e dalle più affascinanti leggende.

 

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