Un trenino rosso a cremagliera porta in alto, da Chamonix al ghiacciaio del Monte bianco: la Mer de glace, un susseguirsi di cavalloni bianchi e grigi fessurati  d’azzurro. Scendiamo dal treno e lungo un ripido sentiero arriviamo a sentire il ghiaccio sotto i piedi: sporco e sassoso vicino alle pareti ed alle morene, azzurrissimo nelle fessure e nei crepacci. Non è precisamente piacevole, si sente il gelo che sale dal basso e a me fa voglia di scappare.

mer de glace Monte Bianco
Mer de la Glace di AnthereCC BY-SA 3.0

Così inizia la mia escursione. La meta è il rifugio del Couvercle che si affaccia su di un balcone naturale da cui si può ammirare una catena montuosa tra le più belle, dal massiccio del Bianco all’Aiguille du Midi, le Dent du Géant e così via… Stupendo il panorama. Però arrivarci vuol dire marciare alla grande, e se si possiedono i ramponi da ghiaccio è meglio, che si rende necessario evitare di cadere (il ghiaccio è tagliente) e, a volte, attraversare un crepaccio.

Questa è la mia prima uscita impegnativa, sono con altre tre persone fortunatamente più esperte di me, ma la tensione mi stringe lo stomaco e le loro brevi soste a base di cioccolato e thè caldo (tutti inglesi sob!) mi nauseano.

Attraversiamo il ghiacciaio e siamo sotto la via ferrata, uno scherzo a sentire loro, una bella scala a picco sul vuoto per me  che vengo legata, pungolata e distratta mentre raccolgo il coraggio. La ferrata porta in alto su di un sentiero relativamente agevole, nulla di difficile a vederlo. Però si cammina ininterrottamente, siamo a sera e continuiamo a salire… mi sa che mi saltano le coronarie. Mi dicono che è impossibile, ma ora ho questo timore..il mio cuore non ce la può fare.

Il rifugio del  Couvercle è una vera apparizione, mi sento miracolata ed euforica, un po’ perché finalmente  smetto di camminare, un po’ perché siamo ad altezza   2700 m. e credo che il cervello non funzioni proprio  come si deve,  e un po’ perché questo rifugio prende il nome da uno sperone roccioso che copre il tetto e lo protegge appunto  come un coperchio, e vederlo arrivando fa una bella impressione.

Le Couvercle in realtà è un tugurio di latta che  di solido ha solo la roccia  che potrebbe crollargli addosso,  puzza  delle tante persone che ci sono passate,  ha  letti a castello  pazzeschi e copertone pesanti e ruvide  che conviene  non tenere a contatto di pelle.

RIfugio di Couvercle
Rifugio del Couvercle – foto di Nicolas VigierCC BY 2.0

Una cena a base di biscotti, tè, cioccolato e a nanna.
E chi può dormire qui?
E se il coperchio di roccia per una tragica fatalità si stacca e ci schiaccia come sardine in scatola?
Poi fa un freddo bestiale, il mio stomaco comincia a brontolare per tutta la cioccolata mangiata e per  e quell’ignobile thé scuro… mi viene nausea, potrei vomitare.
Ma come faccio a spostarmi?
C’è altra  gente che dorme e siamo tutti addossati uno all’altro.  Beh,  alla fine  li faccio spostare  e fuori è freddo. Un’esperienza che non vi racconto e che  “gela ” ogni mia voglia  di avventura.
Ma sopravvivo anche alla notte, e la mattina dopo sto meglio. Esploro le rocce intorno al rifugio  avanti ed indietro scattando foto, ma rifiutando ogni offerta di salire ancora un po’, o di fare un’altra cordata. Ci sono bei percorsi intorno, che  li facciano senza di me.
Mi siedo sulle rocce e respiro l’aria frizzante. Nel silenzio il mio stomaco brontola,  mi sa che un paio di biscotti al cioccolato potrei anche mangiarli. Torno al rifugio alla ricerca del mio zaino. Entrando un enorme “coso” peloso mi sfiora le gambe fuggendo all’aperto.
Caccio un urlo…
Gesù! cos’era?
Che razza di bestia era?
Vado verso lo zaino e lo trovo aperto la scatola dei biscotti rosicchiata. L’animale, la bestia infame li ha tutti smangiati… sono furiosa ed impaurita ( e se ritorna e mi assale ?)
Corro fuori. I miei amici sono già lontani ed io mi faccio venire l’ansia. Sola ed abbandonata alla mercé di qualche bestia aliena.
La bestia è una marmotta: vedo il movimento all’esterno del rifugio deve avere la tana nelle rocce sotto  ed ha trovato il modo di intrufolarsi dentro  sfruttando le provviste degli escursionisti. Ma le marmotte non erano piccole e carine? Questa aveva una coda che ci potevo fare un bavero per il cappotto…
Il cielo si sta coprendo di nuvole…
Ma volete tornare alfine disgraziati amici di cordata?
Ma si può fare un’uscita di ‘sti tempi in codesti luoghi?
E’ ottobre inoltrato e nessuno va in giro sul ghiacciaio…ci mette niente a nevicare e restare bloccati a le Couvercle è l’ultima delle mie aspirazioni.
Scendiamo in fretta, quasi correndo dove si può. Piove ed il sentiero si è trasformato in un torrentello, le rocce sono scivolose. Sono tutti attenti e concentrati sanno che è pericoloso, ma io ora mi sto divertendo… mi sento un’eroina e mi preoccupo solo di mettere un piede dietro l’altro.
Sul ghiacciaio Philippe scivola e si taglia una mano ( il ghiaccio taglia) sanguina..continua a piovere, acqua mista a neve… arriviamo alla fine. Sopra in alto c’è il trenino che ci porta in salvo. E lì, al chiuso, fumiamo vapore dagli abiti fradici sotto gli occhi esterrefatti dei turisti venuti ad ammirare il ghiacciaio dall’alto.
Che pecore! -penso- mentre mi addormento sconvolta sul sedile.
Articolo di Marni di http://sogniesegni.blog.dada.net per IlComuneInforma.it  Copyright © Vietata la riproduzione totale o parziale del testo

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