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Se c’è stata la mancanza della mia penna sul blog è perchè in questa settimana ho visitato una perla del Veneto, Padova. Ve la racconterò sperando di restituire nelle parole un po’ della bellezza che mi ha trasmesso questa città.

Padova: ancora molto da vedere, ancor di più da vivere…

Nonostante i vari bombardamenti che la città ha dovuto affrontare durante la Seconda Guerra Mondiale, Padova ha ancora bellissimi vecchi edifici da mostrare ai visitatori di tutto il mondo.

Padova, in effetti è una città molto antica, sorta da un piccolo villaggio di pescatori per poi divenire una delle principali città del Veneto. Inoltre, è anche la patria di una delle più antiche università europee e uno dei più grandi centri culturali e scientifici del medioevo.

La città si presenta con stradine strette e lastricate in pietra che portano alla piazza principale “Prato della Valle” che catapulta il turista in un’affascinante atmosfera.

Nel suo romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi” Ernest Hemingway scrisse di rovine romane intorno al ponte che porta alla stazione della città, tragitto emozionante se la luna illumina le serate a Padova.

Dopo la seconda guerra mondiale, però lo spazio della vecchia stazione è stato occupato da nuovi palazzi e questo è stato un vero peccato, visto il contenuto storico della stazione ferroviaria.

Fortunatamente, come detto in precedenza, non tutto è andato perduto ed i servizi centrali di origine medioevale sono restati intatti ai bombardamenti.

Solitamente Padova non è considerata una vera e proprio meta turistica (principalmente per i turisti esteri) ma una volta visitata la maggior parte se ne ricrede.

Inoltre, la città è molto ben servita da ed accessibile con vari mezzi come treno, autobus o in auto da Venezia, Milano, Verona, Bologna e Mantova.

L’attrazione principale della città è indubbiamente la Basilica di Sant’Antonio, decorata con affreschi di Altichiero da Zevio, lungo il bronzo con Madonna col Bambino e sei statue di Santi realizzate da Donatello.

Le reliquie di S. Antonio sono conservate nella Cappella del Tesoro, riccamente decorata con affreschi.
Un altro ottimo lavoro di Donatello è il monumento equestre del Condottiero Gattamelata Condottiero proprio in fronte alla basilica. Inoltre, non dimentichiamo i grandi tesori architettonici della città, come il celebre Pedrocchi Cafè uno dei più grandi coffee bar del mondo.

A Padova, ogni cosa ha la propria simbologia, forse anche per l’affascinante storia di uno dei primi movimenti liberali studenteschi che hanno portato agli scontri grazie ai quali gli Austriaci sono stati spinti al di fuori del territorio italiano durante la seconda guerra.

Oltre a tutte queste meraviglie storiche ed architettoniche, non scordiamo che Padova è una delle città più attive di tutta Italia, sia dal lato produttivo ed imprenditoriale, sia dal lato del divertimento e dello svago. Difatti vengono organizzati sempre spettacoli a Padova oppure nelle immediate vicinanze e paesi di periferia.

Un Itinerario di un giorno a Padova

Da dove iniziare? Dalla gentilezza che ho incontrato.

Nel B&B in cui ho pernottato, la padrona di casa ha messo a disposizione un mini appartamento ( in una palazzina settecentesca) attrezzatissimo, per un prezzo ottimo, considerando che avevo a disposizione anche una bella cucina.

Scendendo da “casa” ho ammirato la bella Piazza dell’orologio, dove nel week end c’è il mercato. Ancor più famosa è la piazza della frutta, che troverete andando verso Palazzo Bò.

Padova ha in sè le caratteristiche delle città intorno a Bologna, tanti porticati otto cui passeggiare, e ciò che ho amato subito è l’urbanistica, si va di piazza in piazza camminando, tra negozi in palazzi antichi che si affacciano sulle stradine del centro.

Tutto è a portata di piedi e di turista.

Palazzo Bò, sede centrale dell’Università, custodisce in sè tanti primati.

Oltre ad essere bello, è ricco di storia umana. Qui ha insegnato Galilei, e c’è ancora la sua austera cattedra di legno, su cui sedeva a lezione. C’è il primo teatro anatomico , risalente alla fine del 1500,  dove, in piedi gli studenti guardavano dalle varie altezze il cadavere in basso al centro sezionato dai medici per ragioni di studio.

Qui s’è laureata la prima donna nel mondo, nella seconda metà del ‘600, in filosofia.

Nella mia sosta a Padova ho visitato come seconda bellezza Prato della Valle, 5 minuti in tram.

I mezzi pubblici sono veloci e puntuali, e vi portano ovunque (dalla stazione, vi segnalo subito, per raggiungere il centro prendete il 10 oppure il minibus chiamato pollicino, o ancora il tram).

Come mi ha detto una padovana doc, in questa città ci sono tre cose “senza”. Un Santo senza nome, S. Antonio, qui omettere il nome è cosa comune; la parola “il Santo” basta già a definire di che si sta parlando. Una prato senza erba, Prato della Valle, e un caffè senza porte, il Pedrocchi.

In zona, ma dalla parte opposta, troverete la chiesa di S. Antonio da Padova, bellissima nella sua grandezza, nei colori , nel silenzio ascoltato annualmente da milioni di devoti. Costruita subito dopo la morte del santo, già nel 1310 aveva minareti, cupole e cappelle radiali. Tutt’oggi la chiesa custodisce le spoglie del santo.

Il museo del Precinema a Padova

Che cosa c’era prima del cinematografo?

Per scoprirlo non bisogna andare lontano, c’è un museo in Italia, a Padova per la precisone, unico nel suo genere, una perla nel panorama dei musei europei per la sua raccolta di macchine del pre-cinema e il tema della “storia dell’immagine”. Il Museo fu inaugurato nel 1998, all’interno di Palazzo Angeli, grazie al contributo del Comune di Padova e alla collezione Minici Zotti. Qui potrete scoprire strumenti anche molto antichi: giochi ottici dell’Ottocento con cui si creavano immagini tridimensionali, e le “lanterne magiche”, ancora più antiche, della metà Seicento, che potremmo battezzare come “nonne” del cinema.

Queste lanterne magiche cosiddette sono apparecchi che proiettano immagini dipinte su vetro per mezzo di una luce retrostante. Le immagini delle lanterne magiche raccolte nel museo erano pensate per temi e usi disparati: per divertire, con immagini comiche per l’epoca, per divulgare, con immagini di tipo scientifico.

Il museo raccoglie taumatropi, o le anamorfosi, il fenachistoscopio, il praxinoscopio e lo zootropio . nonchè strumenti musicali, una copia della camera oscura appartenuta al Canaletto e una sezione dedicata al teatro di ombre Javanesi. Una bacheca è riservata alle lanternine giocattolo in latta verniciata con decorazioni a sbalzo di Lapierre, Plank o Müller, oltre alle coloratissime lanterne salon di produzione francese.

Il cielo blu di Giotto

giotto-cielo-stellato-scrovegni-1303-05.jpgCiò che rimarrà sempre nei miei occhi e nel mio cuore è il blu cobalto del cielo stellato degli Scrovegni. Potete visitarli a qualsiasi ora prenotando telefonicamente e prendendo i biglietti almeno un’ora prima. Siate puntuali, le visite sono rigorosamente scaglionate ogni mezz’ora.

Pochi minuti sono consentiti al visitatore, ma bastano, se non a vedere tutto nel dettaglio, la prospettiva introdotta da GIOTTO, l’uso del colore già scultoreo, i dettagli di immagini che saranno riprese a posteriori da altri pittori, bastando, dicevo, ad avere un imprinting, una serenità che nasce, forse, dal Bello.

Sono davvero uscita in silenzio, in pace, capendo dopo anni quanto è grande questo pittore, che mai avevo davvero compreso sui libri.

Non avevo mai capito la grandezza di Giotto fino a che non ho visitato a Padova la Cappella degli Scrovegni.

La cappella è considerata il ciclo più completo degli affreschi del pittore trecentesco, un capolavoro realizzato durante la maturità del pittore toscano dove vengono illustrati tre temi, la vita di Gioacchino e Anna, la vita di Maria, la vita e morte di Cristo nonchè un mirabile Giudizio Universale.

La Cappella degli Scrovegni

La cappella fu eretta per volontà del banchiera padovana Scrovegni che chiamò appunto Giotto ad abbellire le mura della piccola cappella, oggi isolata dall’esterno con un sistema di climatizzazione che preserva gli affreschi dall’umidità. Per entrare a visitare la cappella ogni visitatore deve prima sostare qualche minuto in una zona di passaggio intermedia dove “acclimatarsi”.

Ciò che colpisce subito è l’armonia degli affreschi che raccontano come una storia a puntate i tre temi.il colore che predomina è uno splendido azzurro in cui ci si sente immersi. ogni figura , vista da vicino appare particolareggiata, il volume della tridimensionalità, nata in pittura proprio con Giotto, è ben evidente sebbene ancora acerbo. Ogni dettaglio è curato dal pittore che, pensate, riesce a dipingere i volti rigati dalle lacrime.

La cappella fu ultimata in un tempo record, solo due anni. Una nota di servizio: il biglietto costa 12 euro, 8 ridotto, ma con al Padova card x 72ore avrete accesso ai mezzi pubblici e agli Scrovegni al costo totale di 16 euro, oltre ad altri sconti.

La basilica degli Eremitani

Vicino ammirate la basilica degli Eremitani, bombardata aspramente durante la seconda Guerra Mondiale. Padova e le sue chiese sono belle, con un sapore che anticipa i merletti e gli archi acuti veneziani, che ha qualche cenno di gotico nei vetri colorati e in altri dettagli architettonici, ma che si mantiene prevalentemente sobrio e pulito, romanico.

Andateci, magari anche prendendola come punto di appoggio per altre città limitrofe, ne vale la pena.

Da mangiare? Beh, ho provato un unico piatto della zona, la pasta con il radicchio viola, e vi dico solo che la sto cucinando adesso per ritrovare un po’ di Padova anche a casa.

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