La civiltà villanoviana, risalente al X secolo avanti Cristo, non è ancora conosciuta e apprezzata come dovrebbe, vista l’enorme importanza storico-artistico-culturale che riveste tra le civiltà protostoriche.

Fu nell’ormai lontano 1853 che il conte Giovanni Gozzadini, personalità bolognese di spicco nel panorama culturale italiano di metà Ottocento, scoprì nei pressi di Bologna, esattamente a Villanova di Castenaso, i primi resti di una delle principali culture della prima età del ferro italiana, a cui attribuì il nome di “Villanoviano“, poi diventato internazionalmente noto.

Con il termine Villanoviano si identifica una cultura che caratterizza non solo la Pianura Padana, ma anche l’Italia centrale tirrenica e alcune località della Campania e del versante adriatico settentrionale.

Vedi anche il Museo Civico Archeologico di Verucchio (Rimini) dedicato ai Villanoviani.

Negli stessi territori si svilupperà la civiltà etrusca, di cui il periodo Villanoviano rappresenta la fase iniziale.

L’antico popolo dei Villanoviani, visitabili molti siti attorno a Bologna

Intorno alla città di Bologna, esattamente nella cittadina di Castenaso, ancora oggi sono ben visibili i resti della cultura e della storia di un antico popolo: i villanoviani.

Anche nel polmone verde del capoluogo emiliano, il parco Giardini Margherita, è visitabile una capanna appartenuta proprio a questo antico popolo. Ricerche e scavi archeologici ci hanno raccontato negli ultimi anni qualcosa di più di questa popolazione.

Le prime sepolture rinvenute erano caratterizzate, oltre che dalla presenza di oggetti di ornamento in bronzo come cinturoni, fibule, orecchini e ferma-trecce, anche da altri strumenti legati alle attività di filatura, tessitura e cucito come fusaiole, rocchetti e aghi di bronzo.

In altre tombe invece sono stati ritrovati morsi di cavalli, spilloni e rasoi. Nel complesso le prime sepolture hanno descritto una società semplice, priva di divisioni in classi, nella quale la ricchezza appariva ugualmente distribuita.

Progressivamente si assiste a un aumento della tipologia di oggetti del corredo funerario, della loro quantità e soprattutto qualità, per cui quelli che accompagnano il defunto non sono più solo in bronzo e ferro ma anche in materiali preziosi come l’ambra.

I Villanoviani vivevano in capanne di forma generalmente rotonda, con tetto spiovente e costruite in legno e fango: materiali estremamente deperibili, che hanno lasciato pochissime tracce.

I villaggi venivano costruiti vicino ai corsi d’acqua ed erano circondati da terreni per il pascolo, ma anche da campi destinati alle coltivazioni di orzo, farro, avena e di legumi come ceci, piselli e lenticchie.

La popolazione villanoviana infatti era dedita soprattutto all’agricoltura e all’allevamento e quindi, almeno inizialmente, poco differenziata. In seguito con il progressivo sviluppo delle attività artigianali spedalizzate, in particolare della ceramica e della lavorazione dei metalli come il bronzo e il ferro, si è avuta una maggior stratificazione sociale.

Aspetto, questo, reso ancora più evidente dalla comparsa, nell’ambito di quella stessa società, di una nuova classe sodale: quella dei guerrieri, che basando la loro ricchezza sul controllo delle terre, raggiungevano posizioni di notevole prestigio.

Oggi i visitatori possono scgliere di fare un giro gratuito e in autonomia tra i siti che “parlano” dei villanoviani, o farsi accompagnare da esperte guide nella conoscenza degli usi, dei costumi e delle arti di questo popolo.

Sono tanti infatti i gruppi di giovani, associati a cooperative, che offrono la loro opera di ciceroni per i più curiosi e per gli insaziabili del sapere.

Il MUV, il museo della civiltà Villanoviana di Villanova di Castenaso (BO)

Il Museo della civiltà Villanoviana nasce come presidio culturale sul Villanoviano proprio negli stessi luoghi della scoperta di Gozzadini, in un territorio in cui non esisteva più traccia di questo importante passato.

A conservare i reperti di questa civiltà e la storia di questo antico popolo è il MUV, acronimo di Museo dei Villanoviani, che dopo un recente restauro, è ritornato ad offrire ai visitatori uno spaccato di vita e di storia villanoviana.

II Muv ospita una necropoli villanoviana scoperta a Marano di Castenaso nel 2007, a seguito di una segnalazione degli Ispettori Onorari e di uno scavo archeologico con la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna.

MUV

Il sepolcreto è databile al VII sec. a.C. ed è composto da nove tombe a cremazione, tutte con segnacolo funerario, con forme che vanno dal semplice ciottolo di fiume alle pietre sbozzate in arenaria e calcare, fino alle stele di forma rettangolare sormontate da disco, di particolare pregio per la complessa decorazione figurata a bassorilievo.

Si tratta di una necropoli con una particolare concentrazione di stele, che fa di questo piccolo sepolcreto un’eccezionale scoperta.

Accanto alle stele trovano spazio i corredi funerari relativi ad alcune delle sepolture, in modo da poter offrire ai visitatori una visione compiuta sia delle caratteristiche materiali delle tombe, sia degli aspetti culturali che interessano il sepolcreto di Marano nel contesto storico di riferimento.

Non mancano gli oggetti di uso e ornamento strettamente personale, come le caratteristiche fibule ad arco serpeggiante e le preziose fibule ad arco rivestito, ed i reperti strettamente attinenti al ruolo e al rango dei defunti, come ad esempio gli elementi riconducibili alla bardatura equina, segno di aristocrazia e di benessere.

Frammento di una stele villanoviana . (foto Gabriele Zompì)
Frammento di una stele villanoviana . (foto Gabriele Zompì)

Fino all’ 11 giugno 2017 il MUV ospita,  nella sala Gozzadini, i primissimi esempi di sculture di età orientalizzante prodotti nell’Etruria padana tra la fine dell’VIII secolo a.C. e i primi decenni del VI sec. a.C.

Si tratta di cippi e stele finemente decorati in rilievo, provenienti da scavi del territorio bolognese che rappresentano una peculiarità di Bologna e del suo territorio.

Accanto alla Stele delle Spade, vanto della collezione stabile del MUV, emersa durante lo scavo del sepolcreto di Marano di Castenaso, saranno esposte, tra le altre, la stele di S. Giovanni in Persiceto e la stele di Saletto di Bentivoglio, significativi esemplari di stele protofelsinee, caratterizzate dalla tipica forma a rettangolo sormontato da un disco, che richiama la figura umana.

Gigantografia di Giovanni Gozzadini e sua moglie. (Foto Gabriele Zompì)
Gigantografia di Giovanni Gozzadini e sua moglie. (Foto Gabriele Zompì)

L’evento rappresenta un’imperdibile occasione per poter ammirare, al MUV, materiali solitamente conservati al Museo Civico Archeologico di Bologna e presso la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Bologna.

Il Comune di Castenaso, ancora una volta rinsalda la collaborazione con il Museo Civico Archeologico di Bologna con l’intento di valorizzare il MUV – Museo della civiltà Villanoviana come vera e propria istituzione culturale del territorio e punto di riferimento sul Villanoviano, continuando a realizzare esposizioni temporanee a tema archeologico, volte a diffondere la conoscenza della civiltà villanoviana, partendo proprio dalle ricche testimonianze emerse, nei secoli passati e sino ai giorni nostri, nel suo comprensorio.

Le iniziative espositive sin qui realizzate, così come quella in programma, sono state pensate con l’intento di creare fertili collaborazioni con le altre realtà museali della provincia bolognese che ospitano i materiali rinvenuti nel tempo a Castenaso e dintorni, come ad esempio Bologna e Budrio.

Al piano terra del Muv attualmente è in esposizione la mostra dedicata all’ Etruria padana, con opere esclusive, tra le quali rientra la Stele delle Spade, emersa durante lo scavo del sepolcreto di Marano di Castenaso.

Inoltre al MUV, ciclicamente, nei pomeriggi delle domeniche viene proposto al pubblico l’aperitivo con l’Autore, momento in cui i visitatori possono conoscere personalmente l’artista espositore e ammirare le sue opere.

Ecco dove si trova

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MUV, museo della civiltà Villanoviana
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