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Talvolta, le verità contenute in celebri frasi o parole non hanno tempo.
E’ ciò che accade, ad esempio, per la famosa massima di Ludwig Feuerbach, filosofo tedesco del XIX secolo, il quale in uno dei suoi scritti più celebri spiegava, già nel lontano 1862, che ” l’uomo è ciò che mangia“ .
La massima in questione era giustificata dall’idea che, proseguiva Feuerbach, “l’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore”.
Non a caso, del resto, Feuerbach si era da sempre presentato quale fiero oppositore della teoria idealistica e religiosa che animava il suo tempo, prediligendo invece uno spiccato materialismo e un’attenzione concentrata non tanto sull’astrattismo neoplatonico, quanto sulla parte più reale che abbiamo, il corpo, ritenuto elemento primario e costitutivo dell’essenza umana.
Da qui, dunque, la necessità di curare il corpo e soprattutto di alimentarlo adeguatamente, dal momento che, prosegue l’autore tedesco, “la fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico ma anche quello spirituale e morale dell’uomo, lo privano della sua umanità, della sua intelligenza e della conoscenza“.
Ad oggi sono trascorsi più di 150 anni dalle parole di Feuerbach, eppure la loro risonanza continua ad essere tremendamente attuale, essendo il cibo connaturato all’uomo e alle sue esigenze di vita. Ogni attività umana infatti, sia essa lavorativa, sportiva o anche artistica, non può prescindere dalla previa alimentazione del corpo, benzina del motore della nostra vita.
Ma allora, se effettivamente come affermava Feuerbach l’uomo è ciò che mangia, assume ancora più importanza l’interrogativo che stiamo per porci: visti cioè gli accadimenti verificatesi negli ultimi anni, siamo ancora sicuri, come una volta, della genuinità di ciò che mangiamo?
La domanda trae spunto dai numerosi scandali che nell’ultimo decennio hanno travolto il settore alimentare, sia in ambito nazionale che europeo, destando così più di qualche sospetto sulla genuinità del cibo che quotidianamente mettiamo in tavola per i nostri figli.
Ripercorriamo quindi brevemente le tappe di alcuni di tali scandali alimentari, proponendone di seguito una breve rassegna.
Gli scandali alimentari degli ultimi anni
In primis, difficile non ricordare la vicenda della c.d. mucca pazza, tecnicamente nota quale encefalopatia spongiforme bovina, che all’inizio del Duemila sconvolse numerose tavole italiane ed europee.
L’origine del morbo che colpì moltissimi bovini, partendo dal Regno Unito fino ad arrivare in diversi altri paesi quali Francia e Portogallo, fu principalmente dovuta all’utilizzo di solventi potenzialmente pericolosi o cancerogeni nella produzione delle farine animali con cui le mucche venivano generalmente nutrite.
L’escalation di paura e timore che conseguentemente si diffuse in Europa comportò una serie infinita di controlli ed analisi, ritiro di cibi dal commercio e danni sul mercato stimati in circa 2 miliardi di Euro.
Soltanto qualche anno più tardi poi, nel 2003, fu la volta invece della c.d. influenza aviaria, malattia infettiva contagiosa capace di colpire diverse specie di uccelli selvatici e domestici, trasmissibile tuttavia anche agli uomini.
Gli effetti che questo ulteriore scandalo suscitò furono in parte simili a quelli registrati pochi anni prima per la mucca pazza, con conseguente parziale interruzione del commercio delle carni avicole e una negativa ripercussione in termini economici di circa 500 milioni di Euro.
Risale al 2010, invece, lo scandalo delle mozzarelle blu, presto soprannominate anche mozzarelle dei puffi, proprio per indicare la colorazione azzurra che i latticini assumevano soltanto pochi giorni dopo il loro acquisto.
Responsabile del fenomeno fu un particolare pigmento chiamato indigoidina, in grado di far assumere ai latticini la incriminata colorazione bluastra tanto sospetta quanto inquietante.
Per tale ragione, quindi, ben presto la Commissione Europea inviò una lettera all’Autorità sanitaria tedesca e alla azienda germanica responsabile di aver messo in commercio le mozzarelle incriminate, inibendone così la futura commercializzazione.
Infine, le ultime tappe del lungo cammino degli scandali alimentari risalgono addirittura ai nostri giorni e sono legate a doppio filo alle vicende dell’allarme carni rosse, da un lato, e alla frode dell’olio extra vergine d’oliva dall’altro.
Per la carne l’allarme arriva direttamente dalla OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) , la quale, basandosi su oltre 800 studi, ha recentemente rivelato che salsicce, prosciutti ma soprattutto carni rosse e trattate possono avere una significativa incidenza sull’insorgere del cancro.
Gli esperti sembrano aver stimato, infatti, che per ogni 50 grammi di carne lavorata che vengono consumati durante il giorno, il rischio di cancro al colon-retto, al pancreas o alla prostata aumenta del ben 18%.
Critici, invece, rispetto ai dati riportati dall’ OMS, accusati di creare inutile allarmismo tra la popolazione, sono altri studiosi del settore che raccomandano maggiore prudenza prima di esternare simili dichiarazioni.
Ad ogni modo, nei giorni scorsi lo stesso Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha invitato tutti alla prudenza, auspicando un maggior utilizzo della dieta mediterranea e prediligendo l’utilizzo di carne che sia effettivamente fresca.
Meno dubbi, invece, sembrano paventarsi sull’altro versante del problema, legato alla frode che ha visto per protagonista l’olio extra vergine d’oliva negli ultimi giorni.
La Procura di Torino, infatti, ha sgominato una prassi purtroppo tristemente invalsa in diverse aziende del settore: del comune olio di oliva veniva abitualmente spacciato per olio extravergine, specialmente ai danni di ignari negozianti, ristoranti e pizzerie, ottenendo così un guadagno sul mercato capace di raggiungere anche il 30/40% rispetto ai costi iniziali di produzione .
Sebbene, infatti, il 2014 sia stato effettivamente un anno definito “orribile” da molti degli addetti ai lavori per la produzione di olio, ciò non giustifica la frode scoperta dagli inquirenti, arrivati al sequestro di beni incriminati per un valore di quasi 10 milioni di Euro.
La risposta europea per contrastare gli scandali alimentari
Dinanzi ai preoccupanti allarmi alimentari verificatesi, la risposta dell’Unione Europea non si è fatta attendere : nel 2002, infatti, venne ufficialmente istituita l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), con l’obiettivo di migliorare la sicurezza alimentare nel panorama europeo, garantire un elevato livello di protezione dei consumatori e ripristinare la fiducia degli stessi nelle forniture alimentari europee.
Compito principale di tale Autorità è quello di valutare i rischi associati alla catena alimentare; per fare ciò, l’EFSA elabora pareri scientifici e fornisce una consulenza specialistica indipendente, segnalando alle autorità nazionali i principali casi di rischio e permettendo così agli Stati membri di assumere decisioni rapide e maggiormente consapevoli nella gestione e risoluzione delle crisi alimentari.
La sfera di competenza dell’EFSA include in primo luogo la sicurezza di alimenti e mangimi, ma anche l’alimentazione, il benessere e la salute degli animali, oltre che la protezione e la salute delle piante. Negli ultimi anni, tuttavia, l’Autorità Europea sta assumendo un ruolo cruciale anche in settori come quello dei rischi emergenti, in cui le conoscenze e gli approcci scientifici sono in continua evoluzione.
Del resto, il tecnicismo e l’indipendenza di tale Autorità ne consentono un’attività difficilmente replicabile da altre organizzazioni o strutture e come tale, quindi, preziosa per gli organi legislativi nazionali nella gestione delle crisi alimentari e nel rafforzamento della sicurezza dei consumatori.
Le ripercussioni sull’economia enogastronomica italiana
Ma, scendendo sul piano più strettamente materiale, quanto ci costano questi scandali?
La domanda, sollevata da più parti negli ultimi anni, non ha tardato a trovare risposta, sottolineando così l’incidenza anche degli scandali alimentari sulla già difficile situazione economica italiana.
Risale solamente a un mese fa, infatti, il rapporto messo a punto da Federconsumatori, Fiesa Confesercenti e Isscon sugli ultimi 15 anni di storia del nostro paese in termini di sicurezza e scandali alimentari.
La fotografia che ne emerge, purtroppo, non è troppo incoraggiante : le vicende alimentari susseguitesi dalla mucca pazza fino all’olio d’oliva spacciato per extra vergine, infatti, dimostrano come le ripercussioni degli scandali sull’economia italiana sfiorino i 12 miliardi di Euro. Senza contare, poi, i danni di immagine e di risarcimento legali che sovente hanno travolto le aziende coinvolte negli scandali, oggetto di class actions e richieste di indennizzo da parte di organizzazioni e categorie di consumatori.
In aggiunta a ciò, risulta necessario ricordare anche gli esborsi ai quali lo Stato italiano è andato incontro negli ultimi anni a seguito degli scandali, sia in termini di acquisto di vaccini contro l’influenza agraria ad esempio, sia in termini di maggiori controlli, analisi e verifiche.
Nel solo 2014 infatti sono stati effettuati ben 60mila controlli su prodotti tipici italiani per prevenire rischi alimentari, con più di 6mila sanzioni emesse, mille persone segnalate alle autorità giudiziarie e ben 32 milioni di euro di sequestri di materiale potenzialmente nocivo.
Sono, indubbiamente, numeri che fanno riflettere e che portano alla luce un settore, quello della sicurezza alimentare, troppe volte sottovalutato o nell’ombra rispetto ad operazioni più appariscenti e spettacolari.
Eppure, tra i tanti organismi del settore, l’Ispettorato per la repressione delle frodi, i Nuclei Antifrodi dei Carabinieri e il Comando dei Carabinieri per le politiche agricole ed alimentari, agiscono ogni giorno sul territorio per la tutela dei consumatori ed evitare ulteriori scandali alimentari come quelli sopra citati.
Sicurezza alimentare, dunque, alla ribalta. E per fortuna, aggiungiamo noi.
Del resto, lo abbiamo detto all’inizio, l’uomo è ciò che mangia.
Se mangia quindi prodotti sicuri e certificati, c’è tutto da guadagnarne…