Ci sono posti anche in estate che sono riservati al ristoro e al relax non solo del corpo, ma anche dello spirito. Posti dove la natura incontaminata e il silenzio predominano e fanno da contrasto agli inquinamenti acustici e alla movida cittadina che domina le località di villeggiatura.
Uno di questi posti dove la vacanze si arricchisce di storia e di cultura si trova nella val di Starcia, in Toscana meridionale, nel territorio del comune di Montalcino in provincia di Siena.
Si tratta dell’abbazia di Sant’Antimo, che raccoglie in sé più di mille anni di storia europea. Fin dal Medioevo, la fondazione di questa abbazia veniva fatta risalire a Carlo Magno, colui il quale, a torto o a ragione, è stato più volte indicato come uno dei padri di una storia comune del vecchio continente. Un monastero isolato nella dolce campagna toscana continua a suscitare ammirazione, senso di pace, riflessione.
È certo che alla base di una fondazione monastica, oltre a uno scopo spirituale e alla presenza, dunque, dei monaci, c’era sempre una più pragmatica volontà,
Qualunque monastero nell’Europa medioevale precomunale, con la sua organizzazione economica, con il suo patrimonio fondiario, con le sue strutture organizzative, sociali e culturali, svolgeva una funzione “laica” ben più importante e visibile di quel senso di raccolta spiritualità che oggi promanano le mura romaniche di Sant’Antimo. Prendendo ancora come esempio Sant’Antimo, questa era una delle tante abbazie del Regno, cioè fondate per volere di re su suolo pubblico, che per tutto il medioevo furono importanti fulcri della politica regia.
Le meravigliose strutture delle fondazioni abbaziali e monastiche giunte fino a noi ci parlano dunque di questa lontana epoca con molteplici voci, quella dell’arte, quella della capacità tecnica, quella del gusto estetico e della cultura, quella della spiritualità e della religiosità, quella del livello sociale ed economico dell’Europa medioevale. I valori e le strutture della Chiesa cattolica permeavano l’ideologia dei sovrani e signori della storia europea medievale, o meglio di quella “vincente”, che ha segnato i tratti più marcati della cultura continentale, dato che abbiamo testimonianze ancorché rarefatte dell’esistenza di altre forme di cultura, di fede e di religione nel continente europeo.
In una società dalle strutture dominanti fortemente cristianizzate non desta stupore che realtà oggi rispondenti a fini prettamente spirituali assolvessero di fatto a molte altre funzioni, che adesso consideriamo pienamente inserite nella sfera laica della vita: sui monasteri ruotavano comunità ampie di uomini e di donne, non solo religiosi ma anche laici e si venivano cosi a formare strutture edilizie evolute e complete accanto alle maggiori fondazioni monastiche.
Le abbazie rispondevano al ruolo di controllo del territorio, le ricche famiglie nobili fondavano monasteri “propri”, i cui monaci pregavano per le anime dei defunti della famiglia; sul monastero si veniva a raccogliere la stessa memoria storica della dinastia.
Ma un’abbazia svolgeva compiti anche più “ordinari”: recenti studi basati sul tratto toscano della Francigena, la strada che attraversava l’Europa dalla costa atlantica a Roma, hanno mostrato che ogni trenta chilometri circa – grosso modo la distanza percorribile in un giorno dal pellegrino medioevale -si trovava una fondazione monastica.
La presenza di una chiesa “madre” o “matrice” è alla base della stessa nascita di ogni diocesi.
Sulla facciata del duomo di Pisa, nell’impareggiabile scenario della piazza dei miracoli, accanto ai simboli della fede, sono incastonate le lodi alle vicende vittoriose della flotta cittadina: è solo un esempio, ma assai significativo, del profondo intreccio tra religione, cultura, società e potere durante i secoli medievali. Intreccio che ancor oggi in modo più o meno palese si evidenzia in realtà diverse.