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Molti sono i musei italiani in cui oggi si rivaluta la storia locale e le origini culturali. Anche nel Salento sono presenti musei che hanno lo scopo di far conoscere, soprattutto alle nuove generazioni, la storia e la cultura locale.
In prima fila tra questi c’è quello il Museo Sigismondo Castromediano di Lecce importante per varietà e valore dei reperti custoditi di tutta la Puglia. La storia del più antico museo pugliese, istituito nel 1868 dalla Provincia di Terra d’Otranto, si lega alla figura di Sigismondo Castromediano (1811-1895), duca di Cavallino, politico e illuminato uomo di cultura.
Sigismondo Castromediano: personaggio eclettico
Uomo d’azione, oltre a politico e acculturato uomo di mondo: fu uno dei primi personaggi del Salento ad aderire agli ideali mazziniani; condannato insieme ad altri patrioti al carcere, vide commutata la pena da re Ferdinando II di Borbone, che lo costrinse all’esilio in America.
Qui però non giunse mai: riuscì a fuggire con altri compagni e tornò nella sua natia Cavallino. Dopo l’Unità d’Italia, fu eletto deputato nazionale nel Collegio di Campi Salentina, e si dedicò in particolare a migliorare le condizioni sociali e culturali della sua terra.
Divenuto primo direttore del museo, Castromediano svolse una lungimirante azione di recupero dei materiali provenienti da scavi fortuiti, condotti per lo più nel territorio salentino e, più in generale, pugliese, impedendone la dispersione o l’alienazione. La sensibilità di moderno raccoglitore lo portò quindi a conservare anche oggetti di uso comune, per esempio tabacchiere in avorio, orologi solari a dittico, agorai, le cosiddette “curiosità da museo”, nonché la ceramica di età moderna, che costituisce oggi una sezione importante ed esclusiva. Le raccolte, già allestite in un primo nucleo presso il Sedile in piazza Sant’Oronzo e poi trasferite nell’ex convento dei padri Celestini, nel 1979 furono definitivamente sistemate negli spazi dell’ex Collegio Argento, completamente ristrutturato.
Gli itinerari nel museo
Il museo, ordinato secondo i moderni criteri espositivi e didattici, consente al visitatore di poter scegliere tra diversi itinerari.
Il primo è dedicato alla preistoria nel Salento ed espone materiali rinvenuti in grotte e cavità carsiche del territorio, tra i quali si notano due statuette femminili, le Veneri di Parabita, del Paleolitico superiore.
Segue l’ Antiquarium, con reperti delle collezioni più antiche divisi per classi di appartenenza e per grandi temi: il sacro, l’ideologia funeraria, la guerra, la casa, gli ornamenti. Tra la serie dei vasi a cratere si segnala quello a colonnette del Pittore di Leningrado; tra le trozzelle, invece, quella con la raffigurazione di Eracle nel giardino delle Esperidi, unico esemplare di trozzella messapica con figura umana.Il percorso termina con le terrecotte di produzione locale e tarantina e con la sezione epigrafica.
Al pianterreno, la sezione topografica propone un’ideale passeggiata archeologica nel Salento illustrandola con materiali rinvenuti nel corso di scavi fortuiti, di emergenza o programmati, effettuati in diversi siti archeologici della provincia.
Sono esposti corredi funerari messapici, tra i quali si ammira il cratere a calice attico con Bellerofonte su Pegaso che uccide la chimera e quello di produzione lucana con Menade e Sileno, tre statue in marmo provenienti dal Teatro romano, copie di età antoniana di originali greci e prodotti della ceramica protoapula e apula; in particolare, si ricorda l’eccezionale corredo rinvenuto nella Tomba del Principe di Ugento.
Al terzo piano la pinacoteca espone in due ampie sale materiali provenienti da chiese non più esistenti, ordini soppressi, donazioni e acquisizioni. La sezione medievale documenta, attraverso i polittici di Lorenzo Veneziano (1380 ca) e della bottega dei Viva-rini (1463), nonché con la Madonna dell’Umiltà del Maestro della Madonna Giovannelli (XVI secolo), i rapporti del territorio con la cultura artistica veneta.
La permanenza di modelli orientali nella produzione locale del XVI- XVII secolo è testimoniata da tavolette neobizantine con scene di Cristo e i santi. La sala barocca espone una selezione di opere di artisti napoletani del Sei e Settecento (Paolo Finoglio, Maestro degli Annunci, Pacecco De Rosa, Domenico Gar-giulo, Francesco De Mura), presentata accanto a dipinti coevi di pittori pugliesi (Giovanni Andrea Coppola, Antonio Verrio, Corrado Giaquinto, Oronzo Tiso), tra i quali alcuni di formazione partenopea.
Significativa la presenza di tre esemplari di statuaria settecentesca in cartapesta, realizzati da Mauro Manieri, oltre ad alcuni argenti, pianete e parati liturgici settecenteschi, allestiti all’interno di vetrine, e materiale ceramico proveniente da Castelli e dai principali centri di produzione pugliese come Laterza, Grottaglie, Manduria e San Pietro in Lama.
Dal 1986 è infine possibile visitare al pianterreno la raccolta di dipinti e sculture di artisti nati o operanti nel Salente tra Otto e Novecento. Il museo ospita inoltre mostre temporanee, spettacoli teatrali e musicali, ed è centro di vivaci attività culturali legate al territorio.
Vedi anche: Visitare la città di Lecce