Che nella città di Roma abbiamo vissuto e soggiornato alcune delle famiglie nobili più potenti e ricche di tutta Italia è fatto più che noto. Villa Borghese, Palazzo Farnese, Villa Farnesina e Villa Pamphjli sono solo qualche esempio e certamente tutti valgono una visita almeno una volta nella vita!
Ma oggi vogliamo parlarvi forse di un palazzo più sconosciuto e non al centro degli itinerari consueti per andare alla scoperta della città di Roma: Palazzo Altemps.
Situato nel cuore dell’Urbe, a pochissimi metri da piazza Navona, nel cuore del Campo Marzio, ospita oggi una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano (tra l’altro visitabili tutte con un biglietto cumulativo valido 3 giorni!).
Il palazzo, prima di essere ampliato e largamente modificato per volere del cardinale Marco Sittimo Altemps (a cui deve il nome), fu abitato nella seconda metà del 1400 da Girolamo Riario e Caterina Sforza, come ricorda il meraviglioso affresco della Piattaia all’interno di una delle sale del piano nobile che, come suggerisce il nome, riproduceva i doni di nozze: brocche, coppe, candelabri, piatti e argenteria di vario genere.
Una volta acquistato dal cardinale Altemps, nipote di papa Pio IV, nel 1568 fu deciso il suo generale rifacimento. Il cantiere fu affidato ad architetti e artisti di notevole importanza, tra cui meritano una particolare menzione Sangallo il Vecchio, che si occupò della sistemazione del cortile interno e Antonio Viviani che realizzò gli splendidi affreschi del loggiato al piano nobile.
Rimasto possedimento della famiglia Altemps per molto tempo, continuò ad essere impreziosito anche dagli altri membri della famiglia, in particolare durante il 1600 grazie alla realizzazione voluta da Giovanni Angelo Altemps della chiesa di Sant’Aniceto, che custodisce affreschi di straordinaria bellezza. Nel 1800 il palazzo fu ereditato dal tenente francese Giulio Hardouin alla morte della moglie Lucrezia Altemps.
Costui, nel 1883, acconsentì alle nozze tra la figlia Maria e Gabriele D’Annunzio. In seguito ai contrasti con il genero, la famiglia fu costretta a cedere il fabbricato alla Santa Sede che tra il 1894 e il 1969 lo concesse in uso al Pontificio Collegio Spagnolo. Nel 1982 venne acquistato dal Ministero dei Beni Culturali, fu completamente restaurato e dal 1997 aperto al pubblico come museo.
Ospita al suo interno alcune delle collezioni antiche più pregiate di tutti i tempi, prima fra tutte la collezione Boncompagni Ludovisi, qui trasferita e presente con più di 100 pezzi esposti, dopo essere stata acquistata nel 1901 dallo stato italiano in seguito alla demolizione di Villa Ludovisi sul Quirinale. Un museo di straordinaria bellezza, allestito secondo il gusto antico dell’ostentazione delle opere d’arte, in cui perdersi tra statue greco-romane e deliziose pareti affrescate, un’esperienza da vivere più che da raccontare!
Meritano da soli una visita alcune delle opere d’arte più eleganti e pregiate del mondo antico: il Trono Ludovisi, il Galata Suicida, il Sarcofago Ludovisi, l’imponente Iuno e le due colossali statue di Athena, per citarne solo alcune!
La delicatezza e la perfezione del Trono Ludovisi, il pezzo forse più pregiato dell’intera collezione, sono qualcosa di indescrivibile. I delicati veli del chitone e la veste che ricoprono il corpo di Afrodite celano una scena indicibile: la nascita della dea dalla spuma, frutto della caduta in mare dei genitali di Urano evirato dal figlio Kronos. L’attenzione ai dettagli è incredibile: i sassolini sotto i piedi nudi delle giovani fanciulle che aiutano la dea ad emergere indicano la presenza di un lido sassoso, come quello di Cipro, lo stesso narrato nell’inno omerico!
Entrando nel salone centrale del piano nobile, si resta rapiti e incantati. Troneggia al centro l’imponente gruppo scultoreo del Galata Suicida rinvenuto negli Horti Sallustiani, antico possedimento di Giulio Cesare. La statua rappresenta un uomo nudo, i cui tratti richiamano un’identità celtica, che si pianta una spada nel petto, lasciando cadere, delicatamente, il corpo morente della moglie. Un momento drammatico modellato nella pietra, il ritratto di un attimo che resterà vivo in eterno.
Di egual incanto sono gli affreschi della loggia realizzati da Antonio Viviani intorno al 1595 su richiesta dello stesso cardinale Altemps: uno spazio aperto e definito da arcate interamente dipinto come fosse un giardino incantato, con piante di diversa fioritura e viti che crescono sui tralicci in legno disegnati per creare finte architetture prospettiche, una popolazione numerosissima di uccelli, animali e frutti. I putti nelle lunette giocano con animali esotici seguendo la moda di Raffaello.
Non potevano mancare i giochi d’acqua tanto apprezzati all’epoca: la fontana nella loggia presenta un elegante coronamento con fauni mentre la più imponente nel cortile del pianterreno è decorata con pietre pomici, tesserine di pasta vitrea e ghiaia, come nei grandi ninfei di epoca romana, che a loro volta richiamavano le fattezze delle grotte naturali.
L’ultimo gioiello di cui vogliamo parlarvi, è la grandiosa testa di Iuno, talmente bella e sofisticata da richiamare nel 1800 tantissimi intellettuali che durante il Grand Tour si recavano a Roma per studiare e ammirare le opere più importanti di tutti i secoli, talmente bella da aver incantato Goethe, che ne ordinò una copia da esporre nella sua casa romana di Via del Corso.
Una nobile Roma nascosta e sconosciuta al grande pubblico! Solo dopo aver visitato Palazzo Altemps potrete dire di essere “entrati” realmente nella storia, camminando tra sale di antichissime fattezze.
Guest post e foto di L’Asino d’Oro Associazione Culturale (www.lasinodoro.it)